Caesari carmen - 1932

INTRODUCTION
The following text is taken from Giovanni Bottaro, Caesari Carmen. Saffica latina in occasione dello scoprimento dei ruderi del Foro di Cesare. (Rome: Tipografia Barbavara, 1932).
DEDICATION

BENITO MUSSOLINI

ITALIAE VINDICI AC DUCI

HOC

CAESARI CARMEN

DICATUM EST

TITLE PAGE

GIOVANNI BOTTARO



CAESARI CARMEN

SAFFICA LATINA
IN OCCASIONE DELLO SCOPRIMENTO
DEI RUDERI DEL FORO DI CESARE



Tipografia Barbavara

ROMA

CAESARI CARMEN
CARME A CESARE
1
En! tibi, Caesar, genitricis, aere,
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ante delubrum Veneris, dicati,
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dive, majestas Geniusque, priscae
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stant simulacri.
O divo Cesare, la Maestà ed il Genio. stanno nel bronzo del monumento, a te dedicato, davanti al tempio di Venere, prima Genitrice.
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Cernuus, frontem vereor severam,
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ecce, dictator, rigidumque vultum,
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ut velis supplex, animo, fateri,
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abdita, celso.
Ecco, o Dittatore, io venero, a capo chino, la fronte severa e lo scarno volto, supplicando perchè voglia palesare le cose nascoste nel tuo alto spirito.
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Fervet o Majus: volitans amoris
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cantus exultat; redolet rosisque
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hortus jam florens. Ubi terra celat
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vetita Pluto
Il Maggio ferve ed il canto d’amore vola esultante; olezza il giardino, già fiorente di rose. La terra vietata, ove Plutone nasconde
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spiritu magnos, refici, ruinis,
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scire, pollutum luteis tabernis,
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si Forum, promptis, nitidumque sivit,
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surgere visu,
i grandi spiriti, se (ti) ha permesso di sapere che il Foro, contaminato da fangose casupole, è restaurato, scavate le rovine e sorge nitido a vedersi,
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hoc reor: mutis voluisse campis,
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advenam, lictis, remeare notos
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Urbis ad clivos, tepidae per umbras
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noctis, opertum.
questo io penso: che tu abbia voluto, lasciati i muti campi, ritornare, come uno sconosciuto forestiero, ai noti colli dell’Urbe, nelle ombre della tiepida notte.
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An; viam sacram, populis verendam,
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te peragrantem piguit, Deorum,
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strata brumali, modo, templa, limo
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cernere, passim?
Forse, pellegrinando per la via Sacra, veneranda ai popoli, ti spiaccue di vedere, quà e là, i Templi degli Dei ora abbattuti, nel fango dell’intemperie?
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Ira te memor repulit, patrati,
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ad locum diri sceleris, cruentum?
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Pectus aut duxit, spoliis perustis,
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ara dicata?
O, la memore ira ti ha ricondotto al luogo sanguinoso, ove il crudele delitto fu consumato? O ti commosse l’ara dedicata alle spoglie arse?
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Vel Fori nudos prope, te parati,
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fornices iuvit, patuli, morari
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et tibi plausus revocare festos
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omnipotenti?
Oppure, presso i nudi fornici dell’ampio Foro da te ordinato, ti piaccue indugiarti e rievocare i festevoli applausi a te onnipotente?
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Potius, Lethe nec amissa cura
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cordis ad limen tulit, obsoletis
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te locis, lauros virides rosasque
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inter olentes?
Piuttosto, un travaglio del cuore, non dimenticato neppure nel fiume Lete, ti ha tratto ad una casa, in luoghi appartati, tra i verdi lauri e le rose profumate?
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Ehu! rogi nondum rutili favillas
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aura delevit, dominaeque dulcis,
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perfidae verum magis, en, amicae
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jam tibi carae,
Aimè? ancora l’aria non disperse le scintille del rogo rosseggiante e già, la selvaggia libidine della dolce Signora, ma più ancora infedele, già tua cara amante,
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alteri circum, repetita, datis
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brachiis collo niveis, libido
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saeva poscit basia. Sunt caduca
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omnia, Caesar.
le braccie nivee attorte al collo di un altro, chiede baci ripetuti. Tutte le cose sono caduche, o Cesare.
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Arduas regum, validasque tempus
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diruit sedes, opibus potentes.
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Imperatorum, leve pondus, aura,
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pulveris, aufert.
Il tempo abbatte gli alti palazzi dei re, poderosi e abbondanti di ricchezze. L’aria trasporta il lieve peso della polvere degli imperatori.
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At! “Virum mentis superant silentem
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alta, te credam, cogitata, lethum”,
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aeneis, fari, crepitante, verbis
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ore superbo.
Ma io credo che, sussurrando la bocca superba, tu dica, con parole bronzee: “Le grandi cose meditate dalla mente degli uo- mini sopravvivono alla morte silenziosa”
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Caesaris perstant, equidem, per orbem,
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igneum nomen, meritisque clara
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gentium, totum, celebrata laude,
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acta, perenni.
In vero, il nome di fuoco di Cesare e le (sue) gesta, chiare per meriti, perdurano in tutto il mondo, celebrate con perenne lode.
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Et Fori quod imperii, per aevum,
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pressit immanis, misere, ruina
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te datum vasti documen, severo
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rege sub uno,
E la tua dottrina di un vasto impero sotto un solo severo reggitore, che, per lungo tempo, la immane rovina del tuo Foro tenne soffocata,
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rursus emersum viget e latebris.
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En vide, circum, äquilas, juventa
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ut tuas, Arcis, generosa, culmen,
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itala cernat.
nuovamente è in vigore. emersa dall’oscurità. Vedi: come la generosa giovinezza italiana scorge le tue aquile intorno alla sommità dell’Arce.
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Namque si, fato, populum, coactae
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jussus, ad bellum, Patriae vocabit,
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concitus, Caesar, veniet rogatum,
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ore verenti,
Che se il comando della Patria, costretta dal, destino, chiamerà il popolo alla guerra, esso verra, o Cesare, qui radunato a pregarti, con parola rispettosa,
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inclito1, mannum placeat frementem,
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ungula humana, dare, pervolanti
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ut Duci nostro. Referet triumphi
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iste coronam.
affinchè voglia dare il tuo piccolo cavallo fremente dalla velocissima unghia umana, al nostro inclito Duce. E questi riporterà la corona del trionfo
JOANNES BOTTARIUS
GIOVANNI BOTTARO
Romae IX Kal Junias,
Anno Xo a fascibus receptis
Roma 24 Maggio 1932 Anno Xo E. F.
Critical Notes
  • 1) inclito : originally incljto , corrected by FLT editors.