Impara a parlare e a scrivere nella lingua latina - 1938

INTRODUCTION
The following text excerpts are taken from Cesare Paperini. 1938. Impara a parlare e a scrivere nella lingua latina. Roma: La Nuova Scuola. The page numbers are given in brackets before each excerpt. All chapters in the book are introduced by an illustration. A selection of these illustrations can be found at the very bottom of the page. In the original, the Italian text is given in a smaller font after the main Latin text.

[P. 15-18]
II
IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
Bartolomeo Maritozzi, per una storta a un piede, non ha potuto esser presente alla prima lezione dell’anno scolastico. Così da Temistocle Spizzichini s’informa com’è l’aula... chi sono e quanti gli scolari.

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
1
MARITOZZI: Quot discipuli heri in schola?
Maritozzi: Quanti scolari ieri a scuola?
2
SPIZZICHINI: Duodetrigrinta, ex quibus1 plurimi iam condiscipuli nostri carissimi. Meministìne Leònidam Stoccafisso, Nestorem Stocchetti, Marcum Trambusti?
Spizzichini: Ventotto, di cui moltissimi già nostri carissimi condiscepoli. Ricordi Leonida Stoccafisso, Nestore Stocchetti, Marco trambusti?
3
MARITOZZI: Mèmini.
Mar.: Ricordo.
4
SPIZZICHINI: Aula magna atque spatiosa. Per fenestras amplas2 montium cacùmina atque iuga procul fugientia prospiciuntur. In medio parìete3 Regis nostri amatissimi Victorii Emmanuelis tertii, Aethiopiae Imperatoris, Ducis novae Italiae effigies fixae sunt. Dèsuper Crucifixus, Redemptionis nostrae signum. Laevo et dextero parìeti tabulae geographicae pendent. In illis totius mundi partes sunt descriptae.
Spizz.: La nostra aula è grande e spaziosa. Attraverso le ampie finestre si scorgono le vette dei monti, o in lontananza le (loro) groppe in fuga. Nel mezzo della parete sono sospese le imagini del nostro amatissimo Sovrano, Vittorio Emanuele Terzo, Imperatore d’Etiopia, del Duce della nuova Italia. Al disopra il Crocifisso, segno (simbolo) della nostra Redenzione. Alla parete destra e sinistra pendono delle carte geografiche. In esse sono descritte tutte le parti del mondo.
5
MARITOZZI: Nonne4 Italia atque Aethiopiae nostrae imperium?
Mar.: Non forse anche l’Italia e il nostro impero etiopico?
6
SPIZZICHINI: Etiam Italia, coloniae nostrae, nec non Aethiopia. Quam saepìssime (quanto più spesso è possibile), tamquam equus indòmitus phantasia, cursu incitato, fertur (va a tutto galoppo) per Americam, per Australiam, per Africam; impetum facit in excelsa Asiae montium cùlmina: Everest et Guarisankar5. Dèsuper (dall’alto) immensa Asiae regna contemplàtur...
Spizz.: Anche l’Italia, le nostre colonie, l’Etiopia. Quanto più spesso è possibile, la mia fantasia, come un cavallo indomito, va a tutto galoppo attraverso l’America, l’Australia, l’Africa; si avventa verso le cime eccelse dei monti dell’Asia: l’Everest e il Guarisankar. DI lassù si dominano gli sterminati regni dell’Asia.
7
MARITOZZI: Ut Astolphi Pègasus (come l’Ippogrifo di Astolfo)!6.
Mar.: Come l’Ippogrifo d’Astolfo!
8
SPIZZICHINI: Deìnde iuga, deserta, lacus, maria trangressus in Aethiopiam nostrum pèrvenit. Imperium immensum!7. Magna camporum spatia (pianure sterminate), «ambe» altissimae, praerupta (precipitosi) flumina (recordare Tacazzè), pagi, urbes...
Spizz.: Poi, sorvolando giogaie, deseri, laghi , mari, giunge nella nostra Etiopia. Impero immenso. Pianure sterminate, ambe altissime, fiumi precipitosi (ricorda il Tacazzè), villaggi, città.
9
MARITOZZI: Dessiè, Addis Abeba8.
Mar.: Dessiè, Addis Abeba.
10
SPIZZICHINI: Ita prorsus! Dessiè, Gaudium meum; Addis Abeba, flos novum, et quam plures urbes, omnes operibus strepentes tamquam Vulcani officinae: omnia haec mihi admirationi sunt. Dum italicum vexillum fluitat in caelo fulgènti... contra solis immensum et candentem globum.
Spizz.: Proprio così! Dessiè, “mia gioia”; Addis Abeba, “Nuovo Fiore” e moltissime città, tutte strepitose di opera come le Officine di Vulcano mentre la bandiera italiana ondeggia nel cielo radioso contro l’immenso infuocato globo del Sole.
11
MARITOZZI: At auscùlta. Lòquere, quaeso, de àula nostra
Mar.: Ma ascolta. Parlami per favore della nostra aula.
12
SPIZZICHINI: Aula nostra igitur magna atque spatiosa. Contra subsèllia càthedra superèminet. Ex illa praeceptor noster quotidie, volventibus mensibus9, distribuet...
Spizz.: La nostra aula è, dunque, grande e spaziosa. Di fronte ai banchi si leva la cattedra. Da quella il nostro professore distribuirà ogni giorno, col volgere dei mesi...
13
MARITOZZI: Quidnam?
Mar.: Che cosa mai?
14
SPIZZICHINI: Suavem scientiae panem discipulis, sed si necesse fùerit10 etiam multa pensa et...
Spizz.: Il soave pane della scienza agli scolari, ma, se sarà necessario, anche molti “pensi” ossia compiti per punizione.
15
MARITOZZI: (sottovoce come se parlasse fra sè) E zeri a bizzeffe...


Mar.: (sottovoce come se parlasse da sè) ...e zeri a bizzeffe.


[P. 26-30]
V.
LA PRIMA MARZIALE ADUNATA DELL’ANNO SCOLASTICO
Un avviso affisso all’ingresso della scuola: «Domani: adunata. Tutti i balilla, gli avanguardisti... in tenuta di marcia, si aduneranno, ecc.». L’adunata si è svolta lieta e marziale. La prima adunata dell’anno scolastico: un avvenimento! Per quella storta ad un piede, Bartolomeo Maritozzi non vi ha potuto partecipare e così, eccolo che si rivolge per ragguagli al solito amico e camerata Trambusti.

LA PRIMA MARZIALE ADUNATA DELL’ANNO SCOLASTICO
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
16
TRAMBUSTI: Novistìne11 (lo sai?) Heri mane primus anni scolastici conventus (adunata)...
Trambusti: Lo sai? leri mattina (ha avuto luogo) la prima adunata dell’anno scolastico.
17
MARITOZZI: Enarra, describe, dic12. Quo loco?13.
Maritozzi: Racconta, descrivi, dì su. In che luogo?
18
TRAMBUSTI: In aedificii scolastici nostri cavaedio (cortile). Balillarum, primae acièi lictorum (avanguardisti), cohortes... martiali aspectu...
Tramb.: Nel cortile della nostra scuola. Le corti dei balilla, degli avanguardisti... con aspetto marziale...
19
MARITOZZI: Non Lupae filìoli?14.
Mar.: «I figli della Lupa» non c’erano?
20
TRAMBUSTI: Etiam filiolorum Lupae agmina (battaglioni)... Sevei aspectu atque erecti (impettiti) gigantium agmina videbatur. Italiae Imperialis pulcherrima spes! Ita a Praeside nostro et a subcenturiòne maiore (tenente) idest a certaminis praeceptore nostro Romulo Stanga appellantur.
Tramb.: Anche i battaglioni dei «figli della lupa». Fieri nello aspetto e impettiti, sembravano schiere di giganti. Bellissime speranze dell’Italia imperiale! Così essi sono chiamati dal nostro Preside e dal tenente, cioè dal nostro insegnante di ginnastica, Romolo Stanga.
21
MARITOZZI: Etiamne Praeses noster affuit?
Mar.: Vi assistette anche il Preside?
22
TRAMBUSTI: Etiam Praeses. Coram eo catervatim (a schiere) tripertìto ordine transivimus, multas variasque exercitationes perègimus, voce ingenti, immo etiam stentòrea15 praeceptoris certaminis (maestro di ginnastica) Romuli Stranga, incitati necnon concitatis iussis: «Attenti!» «Riposo!» «Per fila sinist!» «Per fila dest!». Tandem agmine facto, e cavaèdio, praecedenti parvo vexillo (gagliardetto in testa), ad decursiònem egressi sumus.
Tramb.: Anche il Preside. Sfilammo dinanzi a lui a schiere in triplice ordine, eseguimmo molti e svariati esercizi, stimolati dalla poderosa, anzi stentorea voce del nostro insegnante di ginnastica, Romolo Stanga, non meno che dai comandi incalzanti: «Attenti!» «Riposo!». «Per fila sinist!» «Per fila dest!». Finalmente schierati in ordine di marcia, gagliardetto in testa, uscimmo dal cortile per la marcia.
23
MARITOZZI: Quo16 iter perrexistis?
Mar.: Per dove dirigeste la vostra marcia?
24
TRAMBUSTI: Ad heroum itali-austriaci belli monumentum... Tympanorum sònitus (il rullar dei tamburi) gradus temperabat. Parva vexilla sub fulgenti matutino sole ibant. Interea ego mihi somnia fingènti (intento a fantasticare) procedere videbar cum Romanorum legionibus, Aemilia, vel Flaminia, vel Appia via,17 una ex illis latissimis antiquorum Romanorum viis, quibus quadrati legionarii ad totius orbis occupationem movebant, sub aquilarum Romanarum, strepitu18.
Tramb.: Verso il monumento degli eroi della guerra italo-austriaca. Il rullar dei tamburi segnava il passo. I nostri gagliardetti avanzavano sotto il fulgido sole del mattino. Frattanto a me, tutto intento a fantasticare, sembrava di avanzare con le legioni romane per la via Emilia, o Flaminia, o Appia, per una di quelle spaziosissime vie degli antichi Romani, per le quali i quadrati legionari, sotto il rombo delle aquile romane, movevano alla conquista di tutto il mondo.
25
MARITOZZI: Patet, somnia fingere (fantasticare) tibi non dìsplicet. Bene! Tibi grátulor. Postea quid egistis?
Mar.: E’ chiaro; a te non dispiace fantasticare. Bene! Mi congratulo con te. Dopo che cosa avete fatto?
26
TRAMBUSTI: Quadrato àgmine ante heroum monumentum facto, romane salutávimus atque altíssimae voces, una voce, tersum matutinum aëra concussèrunt: «Eia, Eia, Eia!» «Alalà». Deínde praeceptoris certáminis, Romuli Stanga iussu, solùtis ordinibus (rotte le righe), incompòsite (alla spicciolata) laeti domum19 rediimus20.


Tramb.: Dopo, dispostici in quadrato dinanzi al monumento dei Caduti, salutammo romanamente; e altissime voci, in una sola voce, scossero il limpido cielo mattutino: «Eia, eia, eia!» «Alalà». Poi al comando del maestro di ginnastica, Romolo Stanga, rotte le righe, alla spicciolata, ce ne ritornammo contenti a casa.


[P. 35-54]
VII.
CHE COSA CI RICORDA IL 28 OTTOBRE
L’indomani il Professore interrogherà gli scolari a proposito del 28 ottobre. Si tengano ben preparati. Nèstore Stocchetti e Marco Trambusti si consultano reciprocamente. Che cosa risponderanno? Marco Trambusti saprà ben rispondere; altro che!

CHE COSA CI RICORDA IL 28 OTTOBRE
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
27
STOCCHETTI: Audistìne? Cràstino die21 professor nos interrogaturus de «Marcia su Roma»; quid responsurus?
Stocchetti: Hai sentito? Domani il professore ha intenzione di interrogarci a proposito della Marcia su Roma; che cosa risponderai?
28
TRAMBUSTI: Quid responsurus?22 Citàto equo (a spronbattuto), Romam avolabo atque ibi de summo Capitolio...
Trambusti: Che cosa ho intenzione di rispondere? A cavallo, a spron battuto, volerò a Roma ed ivi dalla sommità del Campidoglio...
29
STOCCHETTI: Equum dixisti..... Quaeso: quèmnam equum?
Stocch.: Un cavallo: hai detto?
30
TRAMBUSTI: Miro phantasiae equo Romam igitur avolabo atque ibi de summo Capitolio Nigrarum Tunicarum (delle Camicie Nere) legionum adventum spectabo. Appia Via, Flaminia Via, Cassia Via, Aemilia Via23: ab Apulia, ab Aprutio, a Campania, ab Etruria, ab Umbria, a Lombardia, a remotissimis totìus Italiae regionibus, cohortes Lictoriae Romam cònfluunt24. Tubae canunt, tympana tonant. Quot! Quot legionaries! Omnis aetatis: adulescèntuli, iuvenes, viri, senes, veterani.
Tramb.: Sul meraviglioso cavallo della fantasia volerò dunque a Roma ed ivi dalla sommità del Campidoglio assisterò all’arrivo delle legioni delle Camicie nere. Per la via Appia, per la via Flaminia, per la via Cassia, per la via Emilia: dalla Puglia, dall’Abruzzo, dalla Campania, dalla Toscana, dall’Umbria, dalla Lombardia, dalle più lontane regioni le coorti littorie di tutta l’Italia affluiscono a Roma. Squillano le trombe, rullano i tamburi. Quanti, quanti legionari! Di tutte le età: adolescenti, giovani, uomini adulti, vecchi, veterani;
31
«Giovinezza d’Italia, avanti avanti!
32
Alpini, bersaglieri, eroici fanti;
33
giovani, anziani dalla bianca chioma: avanti,
34
vanti: A Roma, a Roma, a Roma!»25.
«Giovinezza d’Italia, avanti, avanti!...
Alpini, bersaglieri, eroici fanti;
giovani, anziani dalla bianca chioma:
Avanti, avanti! A Roma, a Roma, a Roma!».
35
STOCCHETTI: Quaeso: Quànam lingua26 loquèris? latina? italica?
Stocch.: Di grazia (per favore): in che lingua parlerai? latina? italiana?
36
TRAMBUSTI: Ut animus est èloquar (parleró come mi andrà a genio).Longe latéque collùcet sol; signa, vexilla procèdunt; procèdunt motobìrotae, motorii currus (camion), currus automòbiles, legionàriis replèti, tamquam orchestrae cantibus, hymnisque canorae... Iam Latii caelum mille vocibus rèsonat. Improviso vox altissima, formidulòsa tonat; «Romam! Romam! Romam nostram»27.
Tramb.: Parlerò come mi andrà a genio. Lontano e intorno splende il sole; le insegne e le bandiere avanzano; avanzano anche le motociclette, i camion, le automobili, piene di legionari, canore di canti e d’inni come orchestre. Già il cielo del Lazio echeggia di mille voci. D’un tratto una voce altissima, tremenda tuona: “Roma, Roma! Roma nostra!”.
37
STOCCHETTI: Te audiens Aanèadum (sic) consalutationem in tertio illo libro Vergiliani pöèmatis mèmini, quum procul, post tot tantosque labores, Italiam prospiciunt:
Stocch.: Ascoltandoti, ricordo il saluto degli Enèadi nel terzo libro del poema virgiliano, quando da lontano, dopo tanti travagli, vedono l’Italia «E già, messe in fuga le stelle, rosseggiava l’aurora, quando da lungi vediamo gli oscuri colli e l’umile Italia. «Italia!» grida per primo Acate. «Italia!» salutano con lieto clamore i compagni.»
38
Iamque rubescèbat stellis aurora fugátis,
39
quum procul obscuros colles humilèmque vidèmus
40
Italiam. «Italiam!» — primus conclämat Achates —
41
«Italiam! Laeto socii clamòre salùtant...»28.
42
TRAMBUSTI: Ita! At hic non hùmilem; revèra magnam Roman, Urbem aeternam, immensi orbis caput, Patriam gentium, pulcherrimam rerum, orbis terrarum lucem29 «Avanti, avanti: A Roma, a Roma, a Roma!».
Tramb.: Così... ma, qui, non l’umile: in realtà la grande Roma, la Città eterna, la capitale dell’Orbe immenso, la Patria delle genti, la bellissima fra (tutte) le cose, la luce di tutta la terra.
43
STOCCHETTI: Bene!
Stocch.: Bene!
44
TRAMBUSTI: Bianchi, Balbo, De Bono, De Vecchi, Quirinalem petunt. Velìvola strepent in purissimo Urbis aëre, simul cum magno clamore consensuque populi. Flores, lauri rami e fenestris iaciùntur. Continenter crebris: «Eia, eia, eia! Alalà!» caelum tonat.
Tramb.: L’indomani fu veramente l’apoteosi del Fascismo. Le legioni delle Camicie nere, con in testa il Duce e i quadrumviri: Bianchi, Balbo, De Bono, De Vecchi, si recano al Quirinale. Gli aeroplani strepitano nel nitido cielo dell’Urbe insieme con l’immenso clamore e plauso del popolo. Si fanno cadere dalle finestre fiori e rami d’alloro. Il cielo continuamente rimbomba di frequenti: «Eia, eia, eia!» «Alalà!».
45
STOCCHETTI: Mihi commèmora quid Victorio Emmanueli III, regi nostro, dux dìxerit.
Stocch.: Ricordami che cosa il Duce disse al re nostro, Vittorio Emanuele III
46
TRAMBUSTI: «Victorii Veneti Italiam ad Te fero — inquit — nova Victoria iterum consecratam».
Tramb.: «Maestà, vi porto l’Italia di Vittorio Veneto, riconsacrata da una nuova vittoria».
47
STOCCHETTI: Ex eo faustissimo die incipit Italia nova.
Stocch.: Da quel giorno particolarmente augurale incomincia la nuova Italia.
48
TRAMBUSTI: Ita prorsus. Immo etiam illam stropham rèpetam tertiae Italiae pöetae pulchèrrimam:
Tramb.: Proprio così. Anzi ripeterò la bellissima strofa del poeta della terza Italia:
49
Ecco, a te questa, che tu di libere
50
genti facesti nome uno, Italia,
51
ritorna e s’abbraccia al tuo petto,
52
affisa nei tuoi d’aquila occhi...
Ecco, a te questa, che tu di libere
genti facesti nome uno, Italia,
ritorna e t’abbraccia al tuo petto
affisa nei tuoi d’aquila occhi
53
STOCCHETTI: Euge! (Bravo!) Pro certo habeo (sono sicuro che) magistrum tibi vehementer gratulaturum30. Sicut et ego tibi iam nunc gratulor31.


Stocch.: Bravo! Sono sicuro che il professore si congratulerà vivamente con te. Come anch’io fin da ora mi compiaccio con te.


VIII.
E’ IL 4 NOVEMBRE, ANNIVERSARIO DELLA GRANDE, TRAVOLGENTE VITTORIA
Marco Trambusti sa bene la storia... Egli ricorda al camerata Nèstore Stocchetti che cosa dovrà rispondere al professore sulla grande vittoria...

E’ IL 4 NOVEMBRE, ANNIVERSARIO DELLA GRANDE, TRAVOLGENTE VITTORIA
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
54
STOCCHETTI: Salve!
Stocchetti: Buon giorno! (Ti saluto).
55
TRAMBUSTI: Quocum teleloquùtus es?32 (A chi hai telefonato?)
Trambusti: A chi hai telefonato?
56
STOCCHETTI: Cum condiscipulo nostro Leonida Stoccafisso.
Stocch.: Al nostro compagno di scuola Leonida Stoccafisso.
57
TRAMBUSTI: Quidnam ei dicturus? (Per dirgli che cosa?)
Tramb.: Per dirgli che cosa?
58
STOCCHETTI: Cràstino die magistrum nos interrogàturum...
Stocch.: Che domani mattina il professore l’interrogherà a proposito di...
59
TRAMBUSTI: ... De fulgènti victoria quam exercitus noster, màxime strènuus ex ingèntibus hostium copiis rèttulit. Quo anno? Duri quoque làpides haec sciunt. Anno millesimo nongentesimo duodevicesimo. Num Victoriae nuntium (il bollettino della Vittoria) oblitus es?33 Ecce: «Bellum quod in Austriam-Hungàriam, Rege supremo duce, Italòrum exercitus numero inferior et praesidiis34 ante diem IX. Kalendas iunias anno MCMXV suscèpit et fide infràcta virtutèque firma continuum et acerrimum quadraginta unum menses35 pèrtulit, victum est.»
«Austro-Hungarorum exercitus delètus est: priòribus diebus in acerrima propugnatione innùmera detrimènta cepit et fuga belli instrumenta omnis generis ingentissima atque armamentaria et empòria fere integra amisit; usque adhuc nobis ferme trecenta milia captivorum36 cum omnibus exercitus primòribus nec minus quam quinque milia belli tormentorum relìquit.
«Qui fortissimus orbis terrarum exercitus fuit illius reliquiae effùsae et spe destitutae valles coscèndunt de quibus audaci fiducia descènderant»37.
Tramb.: A proposito della splendida vittoria che il nostro valorosissimo esercito riportò sulle formidabili forze nemiche. In che anno? Sanno queste cose anche le dure pietre. Nell’anno millenovecentodiciotto. Hai forse dimenticato il bollettino della Vittoria? Eccolo: «La Guerra contro l’Austria-Ungheria, che sotto l’alta guida di S. M. il Re, duce supremo, l’esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per quarantun mesi, è vinta...
«...L’Esercito Austro-Ungarico è annientato; esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni di lotta e nell’inseguimento; ha perduto quantità ingentissime di materiale d’ogni sorta e, pressochè per intero, i suoi magazzini ed i depositi; ha lasciato finire nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi Stati Maggiori e non meno di cinquemila cannoni.
«I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza
».
60
STOCCHETTI: Euge! bene! Òptime, èdepol (perbacco)! At haec non satis erunt magistro nostro. Ducum, heroum, proeliorum nòmina... omnia diligentissime exquìret.
Stocch.: Evviva! bene! Benissimo, perbacco! Ma (tutte) queste cose non saranno bastanti per il nostro professore. I nomi dei condottieri, degli eroi, delle battaglie... tutte queste cose egli richiederà con molta esattezza.
61
TRAMBUSTI: Omnia haec etiam «lippis et tonsòribus»38 manifesta sunt. Ducum nomina? Victorius Emànuel tertius, Rex, terra marique supremus dux, deinde Aloysius Cadorna, Hermannus Diaz, Thaon a Revel. Heroes: Henricus Toti, leo rùgiens et usque ad extrèmum furens in hostem; Franciscus Baracca39, velìvolans audax atque intrepidus, qui triginta quattuor hostium velìvola in aëre ad certamen provocavit et deiecit; Gabriel d’Annunzio, coelo terra marique, ubicumque daemon bèllico furòre plenus: Constantius Ciano, Aloysius Rizzo...
Tramb.: Tutte queste cose sono note anche «lippis et tonsoribus» (come appunto dice un proverbio latino). I nomi dei condottieri? Vittorio Emanuele terzo, Re e duce supremo di terra e di mare, poi Luigi Cadorna, Armando Diaz, Thaon di Revel. Gli eroi: Enrico Toti, leone ruggente e furibondo fino all’ultimo contro il nemico; Francesco Baracca, aviatore audace e intrepido, che sfidò a battaglia nel cielo e abbattè trentaquattro aeroplani; Gabriele D’Annunzio, nel cielo, per terra, sul mare, dovunque, dèmone pieno d’ardore guerriero, Costanzo Ciano, Luigi Rizzo.
62
STOCCHETTI: Optime lòqueris, sed nescio quòmodo Victoriae momentum descripturus sim40.
Stocch.: Parli molto bene, ma non so come descrivere il momento della Vittoria.
63
TRAMBUSTI: Austro-Hungari a nostris pressi quam celerrime fuga salutem petunt. Fruxtra! Tanquam victoriae alis impùlsi, pèdites, equites nostri, ruunt, ìrruunt per colles, per montes, per valles, ultra torrentes, ultra flumina; haerent a tergo hostes. A pagis, ab urbibus iam oppressis, clamores, plausus, puerorum, puellarum, mulierum cantus, nostros excipiunt. Vexilla in sole fluitàntia heròes salutant. Velivolorum strèpitus ìntonat toto caelo. Tergèstum (Trieste) liberatum exultat; Tridenti Dantes Alagherius (vidistine forte eius pulcherrimum monumentum?) Romana salutatione Italiam tandem ad se redeùntem salutat41.
Tramb.: Gli Austro-Ungarici, incalzati dai nostri, cercano, quanto più presto è possibile, la salvezza nella fuga. Invano! Come sospinti dalle ali della Vittoria, i nostri fanti, i nostri cavalieri si slanciano, precipitano con impeto, attraverso colline, attraverso montagne, attraverso vallate, al di là dei torrenti, al di là dei fiumi; incalzano a tergo i nemici. Dai villaggi, dalle città già oppresse, grida, applausi, canti di fanciulli, di donne accolgono i nostri. Bandiere, sventolanti nel sole, salutano gli eroi. Per tutto il cielo romba lo strepito degli aeroplani. Trieste liberata esulta; a Trento Dante Alighieri (hai veduto per caso il suo bellissimo monumento?) salute col salute romano l’Italia che ritorna finalmente a lui.
64
STOCCHETTI: Bene: Iam satis est. Velim scias te magnifice loquutum esse. Tibi invideo. Ego autem quid narrem? Commoda (prestami) mihi os atque cerebrum.
Stocch.: Benone! Ma è già abbastanza. Vorrei che tu sapessi che hai parlato mirabilmente. T’invidio. Io invece che cosa dovrò raccontare? Prestami la tua bocca e il tuo cervello. Occorre che tu studi accanitissimamente; accanitissimamente, dico!
65
TRAMBUSTI: Nec os neque cerebrum. Opòrtet ut acèrrime (accanitissimamente) studeas, acèrrime, dico!


Tramb.: Nè la bocca nè il cervello. Occorre che tu studi accanitissimamente; accantissimamentem dico!


IX.
A ROMA, NEI GIORNI DELLA CELEBRAZIONE DELLA MARCIA SU ROMA E DELLA VITTORIA
Marco Trambusti, nei giorni delle feste della Marcia su Roma e della Vittoria, è stato a Roma. Che cosa ha visto? E’ detto in questo dialogo tra lui e l’amico Nèstore Stocchetti

A ROMA, NEI GIORNI DELLA CELEBRAZIONE DELLA MARCIA SU ROMA E DELLA VITTORIA
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
66
TOCCHETTI: Salve, salve longe amicorum òptime.
Stocchetti: Buon giorno, ti saluto o di gran lunga il migliore dei miei amici. Quanto ti ho atteso!
67
TRAMBUSTI: Salve ìterum atque iterum. Bene tibi sit.
Trambusti: Più volte, ti saluto. Ti auguro ogni bene.
68
STOCCHETTI: Mihi renuntiàtum est his dicatis42 te Romae fuisse43.
Stocch.: Mi è stato riferito che, in questi giorni festivi, dedicati alla celebrazione della grande Vittoria, tu sei stato a Roma.
69
TRAMBUSTI: Fui ètenim tres dies, una cum Catenacci, cum Romulo Scatizzi, cum Jeronymo Bisleri, omnibus dècimae legiònis «Balilla».
Tramb.: Vi sono stato infatti tre giorni, insieme con Catenacci, con Romolo Scatizzi, con Girolamo Bisleri, con tutti i Balilla della decima legione.
70
STOCCHETTI: Quid vidistis?
Stocch.: Che cosa avete veduto?
71
TRAMBUSTI: Mirabilia. Vidimus mirabila.
Tramb.: Cose meravigliose. Abbiamo veduto cose meravigliose.
72
STOCCHETTI: Dic, dic, age!
Stocch.: Dimmi, dì su.
73
TRAMBUSTI: Auscùlta. At primum: fuistine Romae?
Tramb.: Ascolta. Ma, prima di tutto: sei mai stato tu a Roma?
74
STOCCHETTI: Heu me miserum! Numquam fui!
Stocch.: Me infelice! Non ci sono mai stato.
75
TRAMBUSTI: Quirinalem, Capitolium, Janìculum montem, Imperii Viam, Triumphorum Viam... «Ignoto Militi» monumetum44. Haec omnia admirati sumus.
Tramb.: Il Quirinale, il Campidoglio, il Gianicolo, la Via dell’Impero, la Via dei Trionfi, il monumento «Al Milite Ignoto». Tutte queste cose, abbiamo ammirato.
76
STOCCHETTI: Non Vaticanum?
Stocch.: Non il Vaticano?
77
TRAMBUSTI: Aedificium mirum, ingens, pulcherrimis statuis exornàtum; digna Summi Pontìficis sedes!
Tramb.: Edificio meraviglioso, immenso, ornato di bellissime statue; degna sede del sommo Pontefice!
78
STOCCHETTI: Quid aliud?
Stocch.: Che cos’altro?
79
TRAMBUSTI: Ducem nostrum vìdimus. Nostrae cohortes tripertito ordine coram eo transièrunt. Dum velìvola strepèntia vòlitant et tibìcines sonant, multa vexillorum milia salutant eum.
Tramb.: Abbiamo veduto il nostro Duce. Le nostro coorti, ordinate per tre, hanno sfilato alla sua presenza. Mentre aeroplani rombanti volavano e i trombettieri sonavano, molte migliaia di bandiere lo salutavano.
80
STOCCHETTI: Quid dixit vobis?
Stocch.: Che cosa vi ha detto?
81
TRAMBUSTI: Laetus lèniter arridebat (sorrideva) Postremo exultantes clamàvimus: «Dux, Dux!». Deìnde militum recensiòne facta (terminata la rivista), abeùntem45 altissimis «Alalà», una formidulosa voce, eum prosecuti sumus.
Tramb.: Sorrideva lieto. Finalmente esultanti gridammo: «Duce! Duce!». Poi, terminate la rivista, il Duce si allontanò. Noi (quasi) accompagnammo Lui che si allontanava con altissimi «Alalà!», in una sola formidabile voce.
82
STOCCHETTI: Fortunati amici! Cur non me invitastis?
Stocch.: Fortunati amici! Perchè non mi avete invitato?
83
TRAMBUSTI: Quia de improviso profecti sumus. Alias! (Un’altra volta)46.


Tramb.: Percè partimmo all’improvviso. A un’altra volta.


X.
BALILLA, IL SASSO CHE FISCHIA, GENOVA LIBERATA...
E’ il 5 dicembre, anniversario dell’eroico gesto di Balilla. Roberto Stocchetti e Marco Trambusti sono incaricati di commemorare insieme, dinanzi al Professore e alla scolaresca, l’avvenimento e di esaltare la figura dell’eroico camerata.

BALILLA, IL SASSO CHE FISCHIA, GENOVA LIBERATA...
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
84
STOCCHETTI: Hodie omnes novae Italiae Lictoriae adulescèntuli celebrant...
Stocchetti: Oggi tutti I giovani della nuova Italia Littoria festeggiano...
85
TRAMBUSTI: Joannem Baptistam Perassum concèlebrant... seu Balillam magni animi vel dicam iecìnoris47 (di gran fegato) puerum collegam nostrum.
Trambusti: Giovanni Battista Perasso ossia Balilla, ragazzo di grande corraggio, per dir meglio, di gran fegato, nostro camerata.
86
STOCCHETTI: Curnam totìus Italiae Balillae cecinèrunt, canunt, canent ab Alpibus ad mare Sìculum, ad extremas Libyae atque Aethiopiae oras, nec non ad Ocèanum Indicum:
Stocch.: Perchè i balilla di tutta l’Italia hanno cantato, cantano, canteranno dale Alpi al mare di Sicilia, agli estremi lidi della Libia e dell’Etiopia, anzi fino all’Oceano Indiano:
87
«Fischia il sasso, il nome squilla
88
del ragazzo di Portoria
89
e l’intrepido Balilla
90
sta gigante nella storia»?
Fischia il asso, il nome squila
del ragazzo di Portoria
e l’intrepido Balilla
sta gigante nella Storia?
91
TRAMBUSTI: Quia eo die, idest nonis decembribus48 anni millesimi septingentesimi quadragesimi sexti, Genuae lapis sibilavit atque repente densissima, irruentissima lapidatio in odiosos (esosi) oppressores secuta est.
Tramb.: Perchè quel giorno, cioè il 5 dicembre dell’anno 1746, a Genova un sasso fischiò e all’improvviso seguì una gragnuola fittissima, violentissima contro gli odiosi oppressori.
92
STOCCHETTI: Dic, coram nobis omnibus intentissimis enarra, quo modo res acciderit.
Stocch.: Dì su, racconta dinanzi a tutti noi attentissimi, in che modo si svolse il fatto.
93
TRAMBUSTI: Bello quod Gallia atque Hispania in Austriam bellàverant, Genua quoque adversus Austriam fuerat; Austria furens in nobilissimam atque generosissimam civitatem saevissimis condicionibus saeviit (infierì). Quot iniurias! Quot vexationes!... Ira operta tumescebat (l’ira covava nell’ombra). Cives opportunitatem servitutis iugum excutendi excoptabant (sic).
Tramb.: Nella guerra che la Francia e la Spagna avevano combattuto contro l’Austria, anche Genova era stara contro l’Austria; l’Austria, sdegnata, si dette ad infierire contro la nobilissima città con crudelissime condizioni. Quante ingiurie! Quante prepotenze! L’ira covava nell’ombra. I cittadini desideravano ardentemente l’opportunità di scuotere il giogo.
94
STOCCHETTI: Bèllicum tormentum! (un mortaio!) haec magni incendii parva favilla.
Stocch.: Il mortaio! Ecco la prima favilla del grande incendio.
95
TRAMBUSTI: Austriaci contendebant (pretendevano arrogantemente) ut cives auxilium sibi ferrent e terra ad effodièndum49 bellicum tormentum. Renitentibus illis50 (rifiutandosi essi), quidam ex Austriacis fuste uti ausus est.
Tramb.: Gli austriaci pretendevano arrogantemente che i cittadini recassero loro aiuto per tirar fuori da terra un mortaio sprofondato. Rifiutandosi essi, uno degli austriaci osò servirsi del bastone.
96
STOCCHETTI: Aures intendàmus. Ecce Balilla...
Stocch.: Ascoltiamo bene. Ecco Balilla!...
97
TRAMBUSTI: Forte, puer cui nomen fuit Ioannes Baptysta Perasso, cognomen51 autem Balilla, illac transibat. Ille audiens, videns, ira exarsit, lapidem e terra sùstulit. «Che l’inse?» idest «Che la rompo? Non è proprio l’ora di finirla?» inquit. Atque quantum in eo erat (con tutte le forze) in Austriacos repente lapidem coniècit.
Tramb.: Per caso un fanciullo che si chiamava di nome Giovanni Battista Perasso, ma che aveva il soprannome di Balilla, si trovava a passare per là. Egli, udendo, vedendo, si sentì infiammare d’ira, tolse da terra un sasso. «Che l’inse?» cioè «che la rompo? Non è proprio l’ora di finirla?» disse. E con tutte le sue forze all’improvviso scagliò un sasso contro gli austriaci.
98
STOCCHETTI: Euge! Euge! Lapis sìbilat, nomen tinnit, strenui pueri ex Portoria!
Stocch.: Evviva! evviva! Fischia il sasso, il nome squilla del generoso ragazzo di Portoria!
99
TRAMBUSTI: Cuiusnam caput ictum est? Militis? decuriònis? centuriònis austriaci? Historia, vitae magistra, nomen nobis non tradidit cuius occipìtium52 lapis percusserit; historia, vitae magistra, narrat repente undique lapidibus pluisse;53 campanas ex turribus furènter sonuisse, ex tectis, e fenestris omne pilorum genus in hostes cecidisse. Per quinque dies ferrum et ignis inter clamores civium tamquam belluarum furentium: «Apage vos! Abite!... (Via! Fuori!) Abite! Viva la libertà» Haec voces. Patet: Vox populi, vox Dei.
Tramb.: La testa di chi mai rimase colpita? Di un soldato? di un decurione? di un centurione austriaco? La storia, maestra della vita, non ci ha tramandato il nome di colui il cui occipite il sasso percosse, la storia, maestra della vita, racconta che all’improvviso da ogni parte piovvero pietre; che le campane suonarono furiosamente dalle torri; che dai tetti, dalle finestre caddero contro i nemici proiettili di ogni genere. Per cinque giorni: ferro e fuoco tra le grida dei cittadini furenti a guise di belve: «Via! Fuori! Via! Viva la libertà!». Queste le voci. E’ chiaro «Voce del popolo, voce di Dio».
100
STOCCHETTI. Ita generosa civitas...
Stocch.: Così la generosa città...
101
TRAMBUSTI: Ita Genua illius audacis, intrepidi sodalis (camerata) nostri opera liberata est. Ex aere (di bronzo)54 fuit bellicum tormentum quod in lutum concidit, at puer ferrei animi fuit, ita matrem liberavit. Nunc gigans ille in Historia stat...
Tramb.: Così Genova, per merito dell’audace, intrepido nostro camerata fu liberata. Era di bronzo il mortaio che nel fango sprofondò, ma il ragazzo fu di animo ferreo (cioè d’acciaio) e la madre liberò. Ora egli sta gigante nella storia.
102
STOCCHETTI: Eia, sodales (camerati), romana salutatione gigantem salutemus!
Stocch.: Su, o camerati, salutiamo dunque romanamente il gigante.
103
TRAMBUSTI: Salutemus igitur altissima voce, una cum mille, cum centum milibus balillarum, sodalem ab Alpibus ad mare Sìculum, ad extremas Lìbyae atque Aethiopiae oras nec non ad Indicum Ocèanum55: «Eia, eia, eia!».
Tramb.: Salutiamolo con voce altissima insieme coi mille, coi centomila balilla, nostri camerati, dalle Alpi al mare di Sicilia, agli estremi lidi della Libia e dell’Etiopia, nonchè all’Oceano Indiano: «Eia, eia, eia!».
104
STOCCHETTI (e tutta la classe): Alalà!


Stocch.: (e tutta la classe): «Alalà!».


[P. 89-92]
XVIII.
UNA GRANDE DATA: 23 MARZO, ANNUALE DELLA FONDAZIONE DEI FASCI
Stocchetti deve svolgere un tema nel quale si parli di una grande data: 23 marzo 1919, annuale della Fondazione dei Fasci. Non ha idee, tanto che gli sembra di essere un alambicco otturato. Ma ecco il camerata Trambusti a suggerirgliene.

UNA GRANDE DATA: 23 MARZO 1919, ANNUALE DEI FASCI DI COMBATTIMENTO
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
105
TRAMBUSTI: Sollicitùdine56 urgèri praeter modum (oltremodo preoccupato) mihi videris.
Tramb.: Oggi mi sembri oltremodo preoccupato.
106
STOCCHETTI: Intempestivus (in un’ora inopportuna) venisti.
Stocch.: Sei venuto in un’ora inopportuna.
107
TRAMBUSTI: Nescio quid dicas57.
Tramb.: Non so che cosa tu voglia dire...
108
STOCCHETTI: Multa iam dies58 est; ne litteram quidem, pensi (del compito) scripsi.
Stocch.: E’ già tardi; ancora non ho scritto neppure una sillaba del compito.
109
TRAMBUSTI: Te pudèat!59 Hodiernum pensum facillimun est summamque admirationem movet (entusiasma fortemente).
Tramb.: Ti dovresti vergognare. Il compito di oggi è assai facile ed entusiasma grandemente.
110
STOCCHETTI: Ita est; sed clìbanus (alambicco) obturatus mihi videor.
Stocch.: Così è infatti, ma a me oggi sembra di essere un alambicco otturato.
111
TRAMBUSTI: Responde mihi. Quonam anno a fascibus constitutis aetas initium cepit? Anno millesimo nongentesimo undevicesimo60 die dècima ante Kalendas Apriles. Ubinam? Mediolani61. Qua causa? Fruxtra Italia Victorii Veneti, vicerat, fruxtra victoriae fructus se perceptùram62 speràverat. Victoria mùtila; ipsi belli heroes desertoribus ludibrio; immo etiam ipsi Tricolori insultabatur63; turbulenti cives omnia turbabant et miscebant; in pulcherrimis Italiae urbibus, tumultus. Usque tandem? At repente nota vox vehèmens intonuit: «Satis!» (Basta!).
Tramb.: Rispondimi. In quale anno incomincia l’èra della Fondazione dei Fasci? Nel 1919, il giorno 23 marzo. Dove mai? A Milano. Per quale causa? Invano l’Italia di Vittorio Veneto aveva vinto, invano aveva sperato di raccogliere i frutti della vittoria. La Vittoria mutilata; gli stessi eroi erano di scherno ai disertori; anzi per di più, s’insultava al Tricolore; turbolenti cittadini tutto sconvolgevano, tutto gettavano nel disordine; nelle bellissime città d’Italia: tumulti. Fino a quando? Senonchè, all’improvviso, una voce gagliarda gridò alta: «Basta! ».
112
STOCCHETTI: Vox Ducis nostri! Bene! Euge! Quot miras notiones (idee) ad meum pensum aptas! Perge, quaeso, dicere...
Stocch.: La voce del nostro Duce. Bene! Evviva! Quante belle idee adatte al mio svolgimento. Su, prosegui, per favore, a parlare...
113
TRAMBUSTI: Beniti Mussolini voce Italiae regiones resonuerunt. Mediolani in foro quod a Sancto Sepulcro nomen capit, strenuo credentium manipulo Dux fortiter locutus est. Desertores, trànsfugae, turbulenti cives provocati sunt (furono sfidati alla lotta). Illa vox, iterum tonuit: «Satis!». Illic a fascibus constitutis aetas orta est. Tradunt quamdam imaginem augustam tricolori veste indùtam, in sole apparuisse.
Tramb.: Le regioni d’Italia risuonarono tutte della voce di Mussolini. A Milano in Piazza San Sepolcro, il Duce parlò risolutamente ad una agguerrita schiera di credenti. I disertori, i turbulenti cittadini furono sfidati alla lotta. Quella voce di nuovo tuonò: «Basta! ». Là sorse l’èra fascista. Raccontano che quel giorno una augusta figura, vestita del Tricolore, sia apparsa incontro al sole.
114
STOCCHETI: Italiae nostrae imaginem.
Stocch.: La figura dell’Italia nostra.
115
TRAMBUSTI: Ita! Iàmdiu tristis et lacrimosa, nunc lèniter arridebat64. Ab illo die, incipit, Duce Benito Mussolini65, Italia nova.
Tramb.: Precisamente. Già da lungo tempo triste e irrigato il volto di lagrime, ora sorrideva soavemente. Da quel giorno, Duce Benito Mussolini, incomincia l’Italia nuova.
116
STOCCHETTI: Gratias tibi ago. Ut dixisti, scribam. Intèrea dicta rètraho (ritiro la parola); intempestivus non venisti, nam, crede mihi, nunc non amplius clìbanus (alambicco) obturatus mihi videor, immo etiam (ma piuttosto) fons saliens (zampillante di) copiosissimae aquae.


Stocch.: Ti ringrazio molto. Scriverò come hai detto tu. Frattanto ritiro la parola; non sei venuto in un’ora inopportuna; infatti, credimi pure, ora non mi sembra più di essere un alambicco otturato, ma piuttosto una fontanella zampillante di abbondantissima acqua.


[P. 115-132]
XXIII.
«COSI’, IN QUEL LUMINOSO 21 APRILE, NACQUE ROMA...»
L’indomani è la ricorrenza dell’annuale della Fondazione di Roma. Stochetti e Trambusti sono incaricati dal professore di ricordare, dinanzi alla scolaresca, l’avvenimento. Infatti, lì dinanzi a tutta la classe attenta, botta e risposta.

COSI’, IN QUEL LUMINOSO 21 APRILE, NACQIE ROMA
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
117
STOCCHETTI: Cràstino die Romae dies natalis (il genetliaco) agètur. Quo anno66 Roma orta est?
Stocchetti: Domani si celebrerà il giorno natalizio di Roma. In quale anno è nata?
118
TRAMBUSTI: Nemo est qui hoc ignòret. Anno septingentesimo quinquagesimo tertio a. Ch. n. die undecima ante Kalendas maias.
Trambusti: Non esiste chi non sappia questo. Nell’anno 753 av. C. il 21 aprile.
119
STOCCHETTI: Dic quaeso: Cur septicòllis dicta est?
Stocch.: Dimmi (allora) per favore: perchè è stata chiamata la città dei sette colli?
120
TRAMBUSTI: Ex septem collibus: Palatino, Aventino, Caelio, Quirinali, Capitolio, Viminali, Esquilino. Sed tum minùscula in Palatino Roma orta est.
Tramb.: Dai suoi sette colli: il Palatino, l’Aventino, il Celio, il Quirinale, il Campidoglio, il Viminale, l’Esquilino. Ma Roma, allora assai piccola, nacque sul Palatino.
121
STOCCHETTI: Descrìbe, enàrra nobis quo modo orta sit. Històrici aràtrum, boves, iugum, stìmulum, sulcum mèmorant.
Stocch.: Descrìvici, nàrraci come essa nacque. Gli storici ricordano l’aratro, i buoi, il giogo, il pungolo, il solco.
122
TRAMBUSTI: Ita prorsus. Caelum mire serènum, nubibus omnìno vacuum67; sol fulgòre collùcet, submissa prata, agri, silvae quiescent viridia floribusque exornata. «Populi atque nationes, favète linguis: (fate silenzio); Roma, caput mundi, Roma lux orbis terrarum, nascitur». Tiberis fluctus ad mare fluentes èpicum carmen mùrmurant68.
Tramb.: Precisamente. Il cielo è meravigliosamente sereno, del tutto sgombro di nubi; il sole risplende, i prati sottostanti, i campi, le foreste riposano, verdi e ornate di fiori. «Popoli e nazioni, fate silenzio; Roma, capitale del mondo; Roma, splendore del mondo intero nasce!» Le onde del Tevere, scendendo verso il mare, mormorano un carme epico.
123
STOCCHETTI: Noli de via deflèctere; enarra.
Stocch.: Non uscir fuori di strada; racconta.
124
TRAMBUSTI: Quaeso: tu potius ne mihi obloquàris (non m’interrompere il discorso); pro certo hàbeas me quodam poètico spiritu afflari... Ut eo, ìgitur, revèrtar unde sum digrèssus, ecce Ròmulus, ecce boves, iugum, aratrum.
Tramb.: Per favore: tu, piuttosto, non m’interrompere il discorso; sta pur sicuro (convinciti) che io sono come invasato da una certa ispirazione poetica... Per ritornare, dunque, là donde son partito, ecco Romolo, ecco i bovi, il gioro, l’aratro.
125
STOCCHETTI: Nihilne de corvis?69.
Stocch.: Niente, a proposito dei corvi?
126
TRAMBUSTI: Catervàtim (a branchi) corvi, faustorum òminum aves, crocitantes perrùmpunt et dìvidunt äera: ’’Continui, densi neri crocidanti – ut ait poëta – passano i corvi come fluttuando’’. Romulus àspicit et gaudet. Deìnde, bobus, vel bubus iugatis, aratrum in terram defòdit. Lenti sub stimulo procedunt anhelàntes boves, validi boves ’’dal quadrato petto – erti sul capo le lunate corna’’. Magno labòre procedunt quod, sulcus profundus. Quamdìu Romulus opus confècerit, nescimus. Ex sulco quadrato, post aliquot menses moenia altissima surgunt. Roman aeterna orta est! E summo Palatino in totum Orbem Urbs iam dominari videtur.
Tramb.: A branchi, I corvi, uccelli dai buoni auguri, si abbattono crocidanti e solcano l’azzurro del cielo. «Continui, densi, neri crocidanti – come dice il poeta – passano i corvi come fluttuando». Romolo guarda e gode. Poi, aggiogati i buoi (in latino all’ablativo si dice in due modi), sprofonda in terra l’aratro. Avanzano ansimando lenti, sotto il pungolo, i buoi, i gagliardi buoi: «dal quadrato petto – erti sul capo le lunate corna». Avanzano con immane fatica, perchè il solco è profondo. Non sappiamo quanto tempo impiegò Romolo a compiere l’opera. Dopo alcuni mesi dal solco quadrato sorgono mura altissime. Roma eterna è nata! L’Urbe sembra ormai dominare dalla vetta del Palatino il mondo intero.
127
STOCCHETTI: Quòmodo totìus70 mundi imperium Roma adepta est?71.
Stocch.: In qual modo Roma si conquistò l’impero di tutto il mondo?
128
TRAMBUSTI: Vi atque virtute Latinum subègit, deìnde Italiae gentes, postea Carthàginem potentissimam urbem offèndit (urtò contro), vicit, delèvit, postremo omnes populi et nationes a Romanorum legionibus subàcti sunt.
Tramb.: Sottomise con la forza e col valore il Lazio, poi le genti italiche, poi urtò contro la potentissima città di Cartagine, la vinse, la distrusse. Finalmente tutti i popoli e le nazioni furono soggiogate dalle legioni romane.
129
STOCCHETTI: Nunc lòquere nobis de hodierna Roma.
Stocch.: Ora parlaci della Roma di oggi.
130
TRAMBUSTI: Roma resurrexit. Haec pöetae pulcherrima salutatio:
Tramb.: Roma è risorta. Questo è il bellissimo saluto del poeta:
131
Te, dopo tanta forza di secoli,
132
Aprile irraggia, sublime, massima,
133
e il sole e l’Italia saluta
134
te, Flora di nostra gente, o Roma.
Te, dopo tanta forza di secoli,
Aprile irraggia sublime, massima,
e il sole e l’italia saluta
te, Flora di nostra gente, Roma.
135
Haec stropha clarissimi pöetae nostri: sed quot pöetae et scriptores Romam concèlebant! Domum virtutis et imperii et gloriae Cicero, patriam gentium Plinius, pulcherrimam rerum Vergilius, deam gentium Martialis appèllat. Horatius72 autem corònat opus, illo saeculari carmine.
Questa la strofa del nostro insigne poeta; ma quanti scrittori e poeti esaltano insieme Roma! Cicerone la proclama sede del valore, dell’impero e della gloria; Plinio patria delle genti, Virgilio la più bella fra tutte le cose, Marziale dea delle genti. Orazio poi corona l’opera col famoso Carme secolare.
136
STOCCHETTI: Rèpete stropham illius càrminis pulchèrrimam.
Stocch.: Ripeti la bellissima strofa di tale carme.
137
TRAMBUSTI: Celebèrrimus pöeta ipsum Solem testem ìnvocat. Ecce:
Tramb.: L’insigne poeta invoca a testimone il sole stesso. Eccola:
138
«Alme Sol, curru nìtido diem qui
139
promis et celas aliùsque et idem
140
násceris, possis nihil Urbe Roma
141
vìsere maius».
A te, gran Sole, che in fulgente carro
il dì ci rechi e occulti e, uguale e nuovo
rinasci, nulla possa di più grande
mirar di Roma.
142
STOCCHETTI: Ita! Ita! Fiat! nihil Urbe Roma73 possis vìsere maius


Stocch.: Così; così! Sia! Nulla il sole possa rimirare al mondo maggior di Roma.


XXIV.
MAGGIO, BEL MESE DEI FIORI, PER L’ITALIA NOSTRA MESE DENSO DI GLORIOSI RICORDI...
Un tema da svolgersi sul mese di maggio? Testasecca non ha un’idea a pagarla un occhio della testa. Chiede aiuto a Trambusti, il quale descrive, racconta, colorisce...

MAGGIO, BEL MESE DEI FIORI E, PER L’ITALIA NOSTRA, MESE DENSO DI GLORIOSI RICORDI
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
143
TRAMBUSTI: Pensum quod magister Scannagalli nobis tràdidit facièndum74 minime vero ut dicis, difficile, immo etiam...
Trambusti: Il compito che il professore Scannagalli ci ha assegnato da fare, non è niente affatto difficile, come tudici, ma anzi...
144
TESTASECCA: Immo etiam facillimum. Plura dicam (dirò di più): pedestre!...
Testasecca: Ma anzi facilissimo. Dirò di più: è pedestre.
145
TRAMBUSTI: Nec facillimum75, neque pedestre, sed pöeticum. Dic enim: Qui anni mensis pulchrior? floribus exornatior? avium cantibus76 laetior? Primo mane e lecto surgentes, fenestram cubiculi nostril aperiàmus. Ad orientem Aurora ridet; silvae, agri campi, aër excitantur, reviviscunt. Quem garrituum, modulatuum, cantuum chorum! Omnia anìmantia expergiscùntur. Animus dilatari, vere pandi ut fenestra videtur.
Tramb.: Nè molto facile, nè pedestre, ma petico. Dì, infatti: quale mese dell’anno è più bello? Più adorno di fiori? Più lieto dei canti degli uccelli? Alzandosi di buon mattino dal letto, spalanchiamo la finestra della nostra cameretta. Ad oriente l’Aurora sorride; le selve, i campi, le campagne, l’aria si risvegliano, risorgono. Quale coro di cinguettii, di gorgheggi, di canti! Tutti gli esseri si risvegliano... Sembra in realità che l’animo si allarghi, che si apra come una finestra.
146
TESTASECCA: Recte lòqueris, pöetice lòqueris, sed quid de penso?
Testas.: Parli bene, tu parli da poeta, ma che cosa a proposito del compito...
147
TRAMBUSTI: Pensum de huius mensis pöesi ne de caelèsti Virgine Maria, Redemptoris nostri Matre, loquar, cui hic mensis est dicàtus, primum tractare debet.
Tramb.: Il compito deve prima di tutto trattare della poesia per non parlare della celeste Vergine Maria, Madre del nostro Redentore, alla quale questo mese è dedicato.
148
TESTASECCA: Verum est, at non modo de floribus sed etiam de historia nostra tractare debet.
Testas.: E’ vero. Tuttavia non soltanto dei fiori, ma esso deve trattare anche della nostra storia.
149
TRAMBUSTI: Videamus. Primum: de floribus. Omnia hoc mense florent, floribus rident, laetantur, exultant; quocumque àspicis77, colles, valles, montes, agri, horti mille floribus rident. Addas in hortis eiam (sic) cucùrbitas florère78.
Tramb.: Vediamo. Prima di tutto: dei fiori. Tutto in questo mese fiorisce; tutto sorride, si rallegra, esulta per i fiori. Dovunque tu guardi, le colline, le valli, i monti, i campi, gli orti sorridono di mille fiori. Aggiungi: negli orti anche le zucche fioriscono.
150
TESTASECCA: Semper iocàris. Nunc de historia loquàmur...
Testas.: Tu scherzi sempre. Ora parliamo della storia.
151
TRAMBUSTI: Recordàre belli nostri initium, recordàre illud Victorii, Regis nostri amatissimi, ad bellum edictum (il proclama): ’’Milites! Iam grave vindicationum tempus vènit. Illo ex avo meo exemplum sumens, victoria fisus79, quam certo virtus, iacturae, disciplina vestra consequèntur, terra marique copiarum summum imperium suscìpio. Usu militari praeditus et vobis dignus80 est hostis in quem pugnare paratis. Cui favent81 loci opportunitas et artis insidiae prudentes, is firmiter ac tenaciter resistet; at impetus indomito haud dubie superàbitis. Milites! Gloria vobis vexillum trìcolor statùere in terris sacris, quas natura fines patriae nostrae dedit! Haec gloria vobis ut opus tanto animo a nostris maioribus inceptum, ipsi tandem perficiàtis’’. Ex praetorio Maximo (dal Quartier Generale)82. Quònam die, hoc edìctum vulgatum est?
Tramb.: Ricorda il principio della nostra guerra, ricorda il famoso proclama di guerra del nostro amatissimo re Vittorio Emanuele: «Soldati! L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l’esempio del mio grande avo, assume oggi il commando supremo delle forze di terra e di mare. Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell’arte, egli vi opporrà tenace resistenza; ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarla. Soldati! A voi la gloria di piantare il tricolore d’Italia sui termini sacri che la natura pose ai confine della Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l’opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri». Dal Gran Quartiere Generale. In quale giorno questo proclama...
152
TESTASECCA: Ante diem IX Kalendas Junias MCMXV.
Testas.: Il 24 maggio del 1915.
153
TRAMBUSTI: Recordare etiam illius carminis, quod ’’Leggenda del Piave’’ inscribitur, stropham:
Tramb.: Ricorda anche la strofa di quella canzone che s’intitola:
Leggenda del Piave:
154
Il Piave mormorava
155
calmo e placido al passaggio
156
dei primi fanti il 24 maggio...
Il Piave mormorava
calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio.
157
Sed hic mensis nunc recentem inclitam victoriam, necnon Imperii promulgationem commèmorat.
Ma ora questo mese ricorda la recente splendida vittoria, nonchè la proclamazione dell’Impero.
158
TESTASECCA: Memini. Illo die (5 maggio 1936-XIV) sirenes ululàrunt, aera sonùerunt, tubae cecinèrunt, tympana tonuèrunt.
Testas.: Quel giorno (5 maggio 1936-XIV) ulularono le sirene, squillarono le campane, le trombe suonarono, i tamburi rullarono.
159
TRAMBUSTI: Optime! Addas: Calelum italicum vexillis tricoloribus repente fluitavit. Dux noster, ex ipsa Roma Urbi et Orbi locutùrus erat83: ’’Bellum victum est, pax reconciliata est’’84. Post quattuor dies Imperium est promulgatum. Iterum ùndique concursantes illa nocte, viri, pueri, mulieres, senes; omnes in vias, in àreas convenèrant. Sub caelo innùmeris sidèribus fulgènti nota illa vox resònuit. ’’Italica gens sibi sanguine suo Imperium adepta est, labore fecundàbit, illud adversus quemcumque armis defendet’’. Haec firma fiducia freti: ’’Sursum igitur, legionarii! Sursum vexilla, ferrum et corda ad iteràtam Imperii visionem post quindecim saeculorum cursum in collibus Romae fatalibus salutandam!’’85. Omnia haec mensis Maius commèmorat. Quid aliud ad tuum pensum?
Tramb.: Molto bene! Aggiungerai che all’improvviso il cielo d’Italia ondeggiò di bandiere tricolori. Il nostro Duce, proprio da Roma stava per parlare a Roma e al mondo. «La guerra è vinta, la pace è ristabilita!». Dopo quattro giorni fu proclamato l’Impero. Di nuovo: uomini, fanciulli, donne, vecchi, accorrendo da ogni parte, si erano adunati nelle vie, nelle piazze. Sotto il cielo splendente d’innumerevoli stelle quella voce ben nota echeggiò: «Il popolo italiano ha creato col suo sangue l’Impero, lo feconderà col suo lavoro, e lo difenderà contro chiunque con le sue armi.. In questa certezza suprema, levate in alto, legionari, le insegne, il ferro, e i cuori a salutare, dopo quindici secoli, la riapparizione dell’Impero sui colli fatali di Roma». Tutte queste cose ricorda il mese di maggio. Che cos’altro occorre per il tuo svolgimento?
160
TESTASECCA: Nihil vere nisi charta, calamus, atramèntum. Ex imo corde gratias tibi ago.
Testas.: In realtà nient’altro se non la carta, il calamaio, l’inchiostro. Ti ringrazio dal profondo del cuore.
161
TRAMBUSTI: Non est quod... Aeqùum est (soggiunge parlando tra sè) nonnùmquam vacuas cucùrbitas86 implèri87.


Tramb.: Non c’è di che. «E’ giusto — soggiunge tra sè — che qualche volta le zucche vuote vengano riempite».


XXV.
E’ IL 5 MAGGIO, ANNUALE DELL’ENTRATA DEL NOSTRO ESERCITO IN ADDIS ABEBA...
Stocchetti è, come al solito, imbarazzato nello svolgere un tema a proposito del 5 maggio. Che cosa scriverà? Fortunatamente c’è il camerata Trambusti a suggerirgli idee. Quante idee e quali luminosi ricordi!

E’ IL 5 MAGGIO, ANNUALE DELL’ENTRATA DEL NOSTRO ESERCITO IN ADDIS ABEBA...
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
162
STOCCHETTI: Quidnam ad hoc difficillimum argumentum tractandum88 (per svolgere questo tema) scripturi sumus? Ne littèrulam quidem (heu me miserum!) adhuc scripsi.
Stocchetti: Che cosa mai scriveremo per svolgere questo tema? Finora (povero me!) non ho scritto neppure una sillaba.
163
TRAMBUSTI: Paucis89 expòne rem.
Trambusti: Svolgi il soggetto in poche parole.
164
STOCCHETTI: Nescio quid dicam.
Stocch.: Non so che cosa dire.
165
TRAMBUSTI: Fac ut memìneris (cerca di ricordare). Ante diem tertiam nonas maias90, anni millesimi nongentesimi trigesimi sexti, anno decimoquarto a Fascibus restitùtis, inclinante iam in postmeridianum tempus die (verso il pomeriggio), repènte totìus Italiae in urbibus sirenes ululàrunt. Undique viri, mulìeres, pueri, laeti atque trèpidi, concùrrunt, in àreas se conglòbant (si affollano). Dux Italis cìvibus domi91 aut pèregre viventibus (in patria o all’Estero) locuturus est.
Tramb.: Fa in modo di ricordare. Il 5 maggio del 1936-XIV, verso il pomeriggio, all’improvviso per le città di tutta l’Italia ulularono le sirene. Uomini, donne, fanciulli, accorrono lieti e ansiosi da ogni parte, si affollano nelle piazze. Il Duce sta per parlare agli Italiani che vivono in Patria e sparsi per il mondo.
166
STOCCHETTI: Bene! At quid dixerit vere oblìtus sum.
Stocch.: Bene! Ma io ho in realtà dimenticato che cosa il Duce disse.
167
TRAMBUSTI: Urbi, Italiae, nec non toti Orbi magnum nuntium nuntiavit: «Itali atque Italiae amici – inquit — trans montes, trans maria quotquot estis, audite: Badoglius omnium copiarum in Africa pugnantium dux haec per telègraphum nuntias: Hodie ante diem III nonas maias, hora XVI, copias victrices ducens Addis Abeba urbem ingressus sum».
Tramb.: Egli dette una grande notizia a Roma e a tutto il mondo. «Italiani e amici dell’Italia — disse — al di là dei monti e al di là dei mari, ascoltate: Il Maresciallo Badoglio mi telegrafa: «Oggi, 5 maggio, alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in Addis Abeba».
168
STOCCHETTI: Mèmini. Omnes ante megàphonos animam continebamus (trattenevamo il respiro) audiendi impatientes92.
Stocch.: Ricordo. Tutti, dinanzi agli altoparlanti, trattenevamo il respiro, impazienti di ascoltare.
169
TRAMBUSTI: «Italicae genti et orbi terrarum universo93 belli finem nuntio; Italicae genti et orbi terrarum universo pacem restitutam nuntio».
Tramb.: «Annunzio al popolo italiano e al mondo che la guerra è finita;... al popolo italiano e al mondo che la pace è ristabilita».
170
STOCCHETTI: Mèmini (ricordo benissimo). Cum postea altissima Dux voce declaravit: «Aethiopia Italica facta est», ùndique clamor magnus exortus est. Omnes paene risu corrùimus cum postea Leonis de tribu Iuda (quem leonem!)94 nomen instar lèporis fugientis, audìtum est.
Stocch.: Ricordo benissimo. Quando, a voce spiegata, il Duce dichiarò: «L’Etiopia è italiana», si levò da ogni parte un grande clamore di applausi. Invece quasi ci sentimmo scoppiar dal ridere, allorchè dopo si udì il nome del Leone della tribù di Giuda (quale leone!), in fuga a guisa di una lepre.
171
TRAMBUSTI: Sane quidem. Etenim, ut postea accèpimus, leo ille praecìpitem se fugae mandàverat cum iussisset ferro ignìque95 Addis Abèba delèri.
Tramb.: Proprio così! Infatti come dopo venimmo a sapere, il famoso Leone, si era dato precipitoso alla fuga, dopo aver ordinato di distrugger Addis Abeba col ferro e col fuoco.
172
STOCCHETTI: Omnia haec scribam.
Stocch.: Scriverò tutte queste cose.
173
TRAMBUSTI: Velim96 haec quoque addas (vorrei che tu aggiungessi anche): «Aethiopia italica facta est. Itàlica eventu, itàlica iure, quoniam Romano gladio humànitas de barbàrie vere triùmphat». Quot ferreae còmpedes (catene) hoc corusco gladio fractae sunt! Fulgènti haec italica victoria decies centèna millia servorum in libertàtem restitùta sunt97.
Tramb.: Vorrei che tu aggiungessi anche: «L’Etiopia è italiana... Italiana di fatto... italiana di diritto, perchè col gladio di Roma è la civiltà che trionfa sulla barbarie!». Quante ferree catene sono state infrante con questa spada! Con la sfolgorante vittoria italiana milioni di schiavi furono restituiti alla libertà, una barbarie millenaria fu di colpo messa in fuga.
174
STOCCHETTI: Omnia haec altissimi sirènum ululàntium clamòres illo die orbi terrarum universo nuntiavèrunt.
Stocch.: Tutte queste cose annunziarono quel giorno al mondo intero gli alti clamori delle ululanti sirene.
175
TRAMBUSTI: Haec omnia etiam quinquaginta duàbus natiònibus quae Italiam sanctionibus plecti voluèrunt. Frustra: Italia Lictoria stat98, quam quicumque offèndere (cozzare contro) ausus erit, de cornibus periclitàbitur (rischia di rompersi le corna). Historia, vitae magistra dòceat.
Tramb.: Tutte queste cose annunziarono; e le annunziarono anche alle cinquantadue Nazioni che avevano preteso di piegarci con le sanzioni. Indarno! L’Italia Littoria resta immota, tetràgona, e chiunque oserà cozzare contro di essa rischia di rompersi le corna. La storia, maestra della vita, insegni.
176
STOCCHETTI: Omnia haec scribam. Nunc nulla est difficùltas quam, in hoc argumento tractàndo invèniam. Maximam gratiam tibi habeo. De Leone illo unum dicam: Heroum ad monumentum, qui strenue pugnantes ad Dògalim olim cecìderunt, eius simulacrum stratum Romae mèrito iàceat in saecula99.


Stocch.: Scriverò tutte queste cose. Ora non c’è difficoltà che io trovi nello svolgere il compito. Te ne sono gratissimo. Riguardo al famoso Leone dirò soltanto una cosa: Che la sua imagine giaccia umiliata a Roma ai piedi del monumento degli eroi che un giorno caddero gloriosamente combattendo a Dogali; ivi giaccia, giustamente, per i secoli venturi.


[P. 138-148]
XXVII.
BANDIERE AL VENTO, E SQUILLI DI FANFARE E’ IL 24 MAGGIO.
E’ il 24 maggio. Bandiere al vento, squilli di fanfare, ricordi gloriosi, figure balenanti di eroi. Gloria di sole, mille bandiere sventolanti; una giornata giocondamente trionfale. Trambusti e Stocchetti si scambiano le loro impressioni. Quali?

BANDIERE AL VENTO. SQUILLI DI FANFARE! E’ IL 24 MAGGIO
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
177
TRAMBUSTI: Ex trecèntis sexaginta anni diebus100, hic vere triumphàlis mihi vidètur.
Trambusti: Dei trecentosessantacinque giorni dell’anno, questo mi sembra veramente un giorno trionfale.
178
STOCCHETTI: Non modo tibi sed òmnibus. Tricolor vento agitator in tùrribus, in aedifìciis, ante dòmuum fenestras...
Stocchetti: Non soltanto a te, ma a tutti. Il tricolore sventola sulle torri, sugli edifici, dinanzi alle finestre delle case.
179
TRAMBUSTI: Agitatur in monium culmìnibus, ubicumque. Ipse sol rùtilans in medio caelo tricolor vidètur, trìcolor caelum, trìcolor Patriae altare, ubi heros ex heròibus clarìssimus in pace Domini quièscit. Solis fulgòribus icta101 micat ipsa inscrìptio: «Ignoto Militi».
Tramb.: Sventola sui vertici dei monti, dappertutto. Il sole stesso, sfolgorante, sembra nel mezzo del cielo, tricolore; tricolore il cielo, tricolore l’Altare della Patria, dove il più illustre eroe fra gli eroi, riposa nella pace del Signore. La stessa epigrafe: «Ignoto Militi», percossa del sole, sfolgora.
180
STOCCHETTI: Revèra meministìne quid heri nobis in schola magister dìxerit? Cràstino die Ignotum Militem Patria concèlebrat102.
Stocch.: In realtà ti ricordi che cosa ieri in scuola il professore ha detto? «Domani la Patria solennizza il Milite Ignoto».
181
TRAMBUSTI: Etenim verisìmile est epico illo anno millesimo nongentesimodecimoquinto, hoc ipso die, illum103 quoque, una cum manìpulis, cum cohortibus, cum legionibus104, profectum esse. Tubae canebant, aera ex turribus continuis pulsibus (a distesa) movebantur, tympana pulsabant; urbes, pagi, vici, illius Mameli hymni notis resonàbant:
Tramb.: E’ infatti verisimile che in quell’epico anno 1915, in questo stesso giorno, anche Lui sia partito, insieme con le squadre, con le coorti, le legioni. Le trombe squillavano, le campane suonavano dalle torri a distesa, i tamburi rullavano; le città, i villaggi, i paesetti echeggiavano delle note dell’inno di Mameli:
182
Fratelli d’Italia,
183
l’Italia s’è desta;
184
dell’elmo di Scipio
185
s’è cinta la testa...
Fratelli d’Italia,
l’Italia s’è desta;
dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa...
186
necnon, ubicumque ex ore puerorum, mulìerum, virorum, senum vèhemens illud posticìnium (ritornello).
nonchè in ogni parte dalle labbra dei fanciulli, delle donne, degli uomini, dei vecchi (si levava) il noto ritornello:
187
Va fuori d’Italia,
188
va fuori, stranier!...
Va fuori d’Italia,
va fuori, stanier!
189
STOCCHETTI: Bene! Obstupèsco; nescio quòmodo haec omnia vìderis ac audìveris. Equidem, tibi ut agnus ille in Phaedri fabula, dicam: «Natus adhuc non eras»105.
Stocch.: Evviva! Sono stupefatto; non capisco come tu abbia veduto tutte queste cose. Infatti ti dirò come al lupo quell’agnello nella favola di Fedro: «Ancora non eri nato».
190
TRAMBUSTI: Omnia haec mira animo revivìsco. Ecce: milites nostril vèteres, inìquos fines transire dicuntur; in hostem signa cònferunt, eum de fossis (dalle trincee) depèllunt; dynamìte effìciunt ut munitines (trinceramenti), pontes displòdant. Quem immanem tormentorum bellicorum fragòrem! (cannoneggiamento). Die nocteque ignìferi globi displòdunt. Ita per multos menses. Caelo, terra marique proelium baccàtur. Caelum velivolorum strepet helìcibus (di eliche) atque motoribus, praesèrtim Francisci Baracca106. Tanto nòmini nullum par elogium. Nonne triginta quattuor velìvola deiècit?
Tramb.: lo rivivo tutte queste cose meravigliose nel mio animo. Ecco: i nostri soldati varcano gli antichi, ingiusti confini; si scagliano contro il nemico: lo snidano dalle sue trincee; fanno saltar per aria i trinceramenti. Quale spaventoso cannoneggiamento! Di notte e di giorno scoppiano bombe. Così per molti mesi. La battaglia infuria nel cielo, per mare e per terra; il cielo infatti strepita per le eliche e pei motori degli aeroplani, specialmente di quello di Francesco Baracca. Nessun elogio parti ad un così gran nome. Egli non abbattè forse trentaquattro aeroplani?
191
STOCCHETTI: Plura et clara nomina heroum nostrorum: Toti, Rizzo, D’Annunzio...
Stocch.: Sono molti e illustri i nomi dei nostri eroi: Toti, Rizzo, D’Annunzio..
192
TRAMBUSTI: Innumerabìlia! Clarissimi victoriae artifices: vere Victorius rex noster, Aloysius Cadorna, Hermannus Diaz, Thaon de Revel; usque ad illud victoriae nuntium. Optime igitur in «Canzone del Piave» cànitur: «E la Vittoria sciolse le ali al vento...».
Tramb.:Innumerevoli! Famosissimi gli artefici della vittoria: il nostro Re, veramente Vittorio, Luigi Cadorna, Armando Diaz, Thaon de Revel; fino all’indimenticabile proclama della vittoria. Molto giustamente, dunque, nella «Canzone del Piave» si canta: «E la Vittoria sciolse le ali al vento...».
193
STOCCHETTI: Ita Tergèstum atque Tridèntum liberata Italiae victrìcis mìlites infèstis signis (a bandiere spiegate), plenàque voce canèntes, redeuntes excepèrunt107.
Stocch.: Così, Trieste e Trento liberate accolsero i soldati dell’Italia vittoriosa, che ritornavano a bandiere spiegate e cantando a piena voce.
194
TRAMBUSTI: Itaque, mea sententia, mirum in modum cònvenit quod in illis nostri magni vatis vèrsibus continetur, atque heri in schola magister rèttulit:
Tramb.: Per cui, secondo il mio modo di pensare, calza in modo meraviglioso ciò che si trova scritto nei versi del poeta e che il professore ha ieri ricordato.
195
Al mondo oggi
196
incomincia una novella storia.


...al mondo oggi
incomincia una novella storia.


XXVIII.
UNA SOLENNE RIVISTA MILITARE... BATTAGLIONI, REGGIMENTI, CARRI ARMATI, VELIVOLI: UNO SPETTACOLO TERRIBILE E SUPERBO.
Si è svolta una solenne rivista militare... Che dispiacere per Capotondi non avervi potuto partecipare! Ma Pungitopo racconta e descrive. E’ stata veramente una superba parata, la quale testimonia la potenza dell’Italia guerriera.

UNA SOLENNE RIVISTA MILITARE... BATTAGLIONI, REGGIMENTI, CARRI ARMATI, VELIVOLI: UNO SPETTACOLO TERRIBILE E SUPERBO...
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
197
PUNGITOPO: Quam improbam faciem! (Che brutta cera!) Quòmodo vales?
Pungitopo: Che brutta cera! Come stai di salute?
198
CAPOTONDI: Non tam altero òculo108 aegròto quam molestia affectus sum109 (sono seccato) quod heri mane recensìoni...
Capotondi: Non tanto mi accorgo di esser ammalato ad un occhio, quanto di esser seccato, per il fatto che ieri mattina alla rivista...
199
PUNGITOPO: Intellego. Revèra nullum spectàculum nec grandius neque splendìdius, omnium gènerum copias, omnia bèllica tormenta ad bellum apta aspìceres110.
Pungit.: Capisco. In realtà nessuno spettacolo nè più grandioso nè più splendido. Avresti potuto vedere soldati di tutti i corpi, tutte le macchine che servono per la guerra.
200
CAPOTONDI: Ex hoc meo lèctulo magnum velivolorum strèpitum et tormentorum bellicorum (dei cannoni) fragorem, circumsonàntem111 audivi.
Capot.: Da questo mio lettuccio ho sentito un grande fragore di aeroplani, il frastuono dei cannoni che rintronava intorno.
201
PUNGITOPO: Ingens enim terribilisque classis äeria recensiòni intèrfuit112. At ausculta. Ut iam ephemèrides ediderant, hora ipsa decima (latine: quarta) ìncipit recènsio. Tubìcines sonant (squillano le fanfare). Ecce pedèstres copiae. Agmine procèdunt pèdites, gloriosi italici pèdites; notum enim est ex sexcentis mìlibus mìlitum qui in bello cecidèrunt ex his pedites, ad (circa) quingenta milia fuisse. Procedunt nigro ex chàlybe galèro (elmetto d’acciaio)113 detècti, spes Italiae Imperialis firmissima. Deìnde vèlites, qui italice «bersaglieri» dicùntur, more sòlito eunt pleno gradu (a passo di carica) tamquam turbo irruèntes. Spectatorum multitudo plàusibus eos ònerat. Numen inclitum rèsonat: Henricus Toti. «Alpini» sequùntur. Gigantes videntur vel illius decimae Caesaris legionis, legionarii. Flammae vìrides sub sole agitantur. Nemo est qui nomina heròum non mèmoret: Cantore, Battisti, Filzi. Pròdeunt ii mìlites qui «Granatieri» ii qui Carabinieri dicùntur. De his pöeta opportune dixit: «E’ l’arma della fedeltà immobile e della abnegazione silenziosa, l’arma che nel folto della battaglia, di qua dalla battaglia, nella trincea e nella strada, nella città distrutta e nel camminamento sconvolto, nel rischio repentino e nel pericolo durevole, dà ogni giorno prove di valore»114.
Pungit.: Partecipò infatti alla rivista un’enorme, tremenda flotta aerea. Ma ascolta. Come già i giornali avevano pubblicato, alle dieci precise (latinamente: ora quarta) incomincia la rivista. Squillano le fanfare. Ecco le truppe a piedi. Avanzano in schiera di marcia i fanti, i gloriosi fanti d’Italia; è infatti risaputo che dei seicentomila soldati che caddero in guerra, di questi cinquecentomila furono fanti. Essi avanzano, saldissima speranza dell’Italia Imperiale, ricoperti dell’elmetto d’acciaio. Poi (seguono) i vèliti, quelli che italianamente si denominano bersaglieri; come al solito avanzano a passo di carica, scagliandosi innanzi come un turbine. La moltitudine li applaudisce. Un nome echeggia: «Enrico Toti!». Vengono poi gli Alpini. Sembrano dei giganti; sembrano i legionari della celebre decima legione di Cesare. Si agitano sotto il sole le fiamme verdi. Non c’è nessuno che non ricordi i nomi degli eroi: Cantore, Battisti, Filzi. Avanzano quei gloriosissimi soldati che si chiamano: Granatieri; quelli che si denominano: Carabinieri. Di questi il poeta giustamente scrisse: «E’ l’arma della fedeltà immobile e dell’abnegazione silenziosa, l’arma che nel folto della battaglia, di qua dalla battaglia, nella trincea e nella strada, nella città distrutta e nel camminamento sconvolto, nel rischio repentino e nel pericolo durevole, dà ogni giorno prove di valore».
202
CAPOTONDI: Optime dicis, sed ad èxitum pervenire nèqueo115 (non riesco a raccapezzarmi) utrum latine an itàlice loquàris.
Capot.: Dici molto bene, ma non riesco a raccapezzarmi se tu intenda parlare in latino o in italiano.
203
PUGITOPO: Latine loquor, at relàta116 itàlice rèfero. Deìnde ecce tormentàriae copiae (l’artiglieria). Illis fèrries ingèntibus màchinis terra tremèscit. Ecce fàucibus apertis ignìvoma belli tormenta (I cannoni). Eorum tumultu contrèmuit Montìculus ille (il famoso Montello), Grappa mons, valles, specus, qui cratères ignes eructàntes visi sunt117. Quot novae atque inusitatae machinae postea transierunt! quot fèrrei currus per humum, tamquam ingèntes testùdines repentes! Motorum strèpitu, plausu multitùdinis rèsonat äer. Mirum spectàculum!
Pungit.: Parlo in latino, ma le cose riportate le riferisco in italiano. Poi ecco l’artiglieria. La terra sussulta per quelle enormi machine di ferro. Ecco i cannoni con le fauci spalancate. Del loro tumulto sussultò il famoso Montello, il monte Grappa, le valli, le spelonche che parvero eruttare fiamme. Quanti strani ed inusitati ordigni passarono! quanti carri di ferro, striscianti per terra simili a smisurate tartarughe! L’aria echeggia dello strepito dei motori, degli applausi della moltitudine. Stupendo spettacolo!
204
CAPOTONDI: Tu iam adfirmasti aëriam1 quoque classem118 interfuisse.
Capot.: Tu già hai detto che vi partecipò anche la flotta aerea.
205
PUNGITOPO: Ita est; ingens classis aëria repènte in caelo appàruit. Repènte magnae tempestatis sònitu atque ìmpetu innùmera velìvola in caelum invasèrunt. Cuneatìm (a cuneo) sicut grues ibant. Omnium oculi sursum defixi sunt clarissima heroum nòmina animo volventes: Allegri, Palli, Piccio, Ancillotto, Salomone, Birago, Minniti, Baracca, aviariòrum màximae audaciae119. Tot et tantarum machinàrum strèpitu (scroscio) mille vexilla ubicumque fluitàntia inflari visa sunt120, dum tubae, tympana, vocum clarissimarum chorus121 miscèntur una voce clamantes: «Evviva l’Italia!». Quid tibi videtur?
Pungit.: E’ così; una formidabile flotta aerea apparve all’improvviso nel cielo. All’improvviso, col frastuono e coll’impeto di una grande tempesta, innumerevoli aeroplani invasero il cielo. Procedevano a forma di cuneo, come le gru. Gli occhi di tutti si volsero attratti lassù rievocando nell’animo nomi di eroi: di Allegri, di Palli, di Piccio, di Ancillotto, di Salomone, di Birago, di Minniti, di Francesco Baracca, aviatori del più grande ardire. Al crosciare di tante e così grandi machine le mille bandiere sventolanti dappertutto, parve che si gonfiassero, mentre le trombe, i tamburi, il coro di voci argentine si mescolano in una sola voce gridando: «Evviva l’Italia!». Che cosa ti sembra?
206
CAPOTONDI: Non me cruciàveris122. Mihi nunc vìdeor non uno sed et àltero òculo aegrotare cum tanto spectàculo tam diu optato adèsse non potùerim123.


Capot.: Non mi torturare. Ora ho l’impressione di esser malato non ad uno, ma a tutti e due gli occhi, dal momento che non ho potuto assistere ad uno spettacolo tanto grandioso e così a lungo desiderato.


[P. 163-168]
XXXII.
LETTERE DI SCOLARI IN VACANZA
Dai monti, dal mare, dalla campagna s’intrecciano lettere di scolari in vacanza. Testasecca scrive... Pungitopo scrive... Stocchetti e Trambusti si divertono a leggere e a far dei commenti.

LETTERE DI SCOLARI IN VACANZA
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
207
TRAMBUSTI: Optime mihi te òffers. Paulo ante te in lìtore, immo etiam supra arènulam corpus statum (sdraiato)124, epistolas attente legèntem conspèxi.
Trambusti: Capiti molto bene a proposito. Poco fa ti ho veduto sulla spiaggia, anzi sdraiato sull’arena, tutto intento a leggere delle lettere.
208
STOCCHETTI: Nempe ergo aperte vis?
Stocchetti: Vuoi dunque che te lo dica chiaro?
209
TRAMBUSTI: Sane quidem. (Ma certo).
Tramb.: Ma certo.
210
STOCCHETTI: Hodierno die mane duas epistolas accepi. Sodàles nostril illi...
Stocch.: Questa mattina ho ricevuto due lettere. Quei due nostri camerati...
211
TRAMBUSTI: Testasecca et Pungitopo, condiscipuli nostri...
Tramb.: Testasecca e Pungitopo, nostri compagni di scuola...
212
STOCCHETTI: Qui125 scis? (come lo sai?).
Stocch.: Come lo sai?
213
TRAMBUSTI: Pro certo habeo. Quid ad te scripserunt? Quas nugas Testasecca ille a pàgulo (dal paesucolo) qui Scaricalasino nuncupàtur, scribit?
Tramb.: Sono sicuro. Che cosa ti hanno scritto?... Quali fròttole scrive quel tale Testasecca da quell paesucolo che si chiama Scaricalàsino?
214
STOCCHETTI: Attente, uno tempore (nello stesso tempo) quattuor oculis, magna (ad alta) voce126, legamus; quattuor enim oculi melius quam duo vident.
Stocch.: Leggiamo attentamente, nello stesso tempo, con quattr’occhi, a voce alta; infatti quattr’occhi vedono meglio che due.
215
TRAMBUSTI: Legàmus!
Tramb.: Leggiamo!
216
«Salve etiam atque etiam, iucundissime amice. Si vales, bene est, ego atque Nasibù in dies bèllius (sempre meglio) valemus. Iam undecimum diem127 ruri vivimus. At quid ruri128 dicam? In mediis129 abìetum atque fagorum silvis, avium cantibus canoris moramur. A mane usque ad vèsperum hae sylvae magna symphonia (orchestra) videntur. Procul boves mùgiunt, caprae babant, rari asini rudunt, cornices cròcitant, mèrulae balbùtiunt. Sub solis occasum redeunt ad stabula belantes grees, dum «summa procul villarum culmina fumant maioresque cadunt altis de montibus umbrae...»130.
«Ti salute di tutto cuore, mio carissimo amico. Se tu stai bene, è bene; io e Nasibù stiamo sempre meglio (ogni giorno che passa). Siamo in campagna già da dieci giorni. Ma che dico in campagna? In mezzo a foreste di abeti e di faggi e agli armoniosi canti degli uccelli. Dalla mattina alla seza (sic) i bovi muggiscono, le capre belano, gli asini ragliano, le cornacchie crocidano, i merli cantano. In sul tramonto del sole ritornano belando le greggi alle loro stalle «mentre da lontano i camini dei casolari fumano e scendono sempre più grandi dai monti le ombre».
217
STOCCHETTI: Quot bestias! In Noe arca ille vere videtur rusticari. Persequàmur:
Stocch.: Quante bestie! In realtà mi pare che costui si trovi in villeggiatura nell’arca di Noè. Andiamo avanti:
218
«Nasibù venandi cùpidus frustra latrat, gannit, debaccatur... Venari vètimur131. Sed de domesticis rebus hàctenus. Haec praepròpere et perturbate (con tutta fretta e preoccupazione) nec non animo alia cogitantem (col pensiero altrove) scias tibi scripsisse. Curnam? Centum, mille cicàdae circùmsonant. Quid de condiscipulis nostris? Vale atque vale. Data132 Scaricalasino, ante diem VI Idus Iulias».
«Nasibù, smanioso di andare a caccia, invano abbaia, guaisce, infuria. Ci è proibito di andare a caccia. Ma, delle cose di casa, basta. Ti ho scritto queste cose con tutta fretta e preoccupazione e col pensiero altrove. Perchè mai? Centro, mille cicale cantano tutte insieme intorno. Che cosa ne è dei nostri compagni di scuola? Stammi bene. Impostata a Scaricalàsino, lì 8 luglio».
219
TRAMBUSTI: Multa scripsit, parum dixit. Dic nunc quidnam Pungitopo scrìpserit133.
Tramb.: Egli ha scritto molto e ha detto poco. Dimmi ora che cosa ha scritto Pungitopo.
220
STOCCHETTI: De nàutica decursiòne (crociera) pauca sed mira scribit. Fortunate iùvenis! Italiam, Graeciam, Aegyptum iam Iustravit; nunc Africam Orientalem nostram versus nàvigat. Se Addis Abeba se itùrum134 et illinc longam epistolam ad me scriptùrum promìttit.
Stocch.: Egli scrive poche cose, ma meravigliose intorno alla sua crociera. Fortunato giovane! Egli ha già visitato l’Italia, la Grecia, l’Egitto; ora naviga alla volta dell’Africa Orientale nostra. Promette di recarsi ad Addis Abeba e di scrivermi di là una lunga lettera.
221
TRAMBUSTI: Fortunatum iuvenem qui tam mira decursiòne (crociera) fruàtur135. Sed et nos sine fine decursionem animo fingàmus. Herculis columnas transvolèmus! Oceanum articum vel antarticum transcurramus; cum ingèntibus dracònibus pugnèmus... Heròes miris tropàeis onùsti redìbimus136.
Tramb.: Fortunato giovane che si gode una crociera tanto meravigliosa! Ma anche noi dal canto nostro immaginiamoci una sterminata crociera. Passiamo al di là delle colonne d’Ercole! Corriamo oltre l’Aceano (sic) Artico o Antartico; veniamo a battaglia con enormi dragoni... Ritorneremo come degli eroi carichi di superbi trofei.
222
STOCCHETTI: Ut dicis; sed intèrea in litore sedèamus; Graeciam, Aegyptum totum orbem animo lustremus. Illas cymbulas ingentes naves fieri fingàmus; illos laros (gabbiani) immania monstra nobis minitantia. Sursum corda, sursum gladii! Infestos hostes adoriàmur; ingèntem caedem edàmus! Nobis victòribus tandem redeùntibus, omnes obviam mòveant, omnes...
Stocch.: Così come tu dici. Ma frattanto stiamocene qui a sedere sulla spiaggia! Facciamo con la fantasia una crociera in Grecia, in Egitto, in tutto il mondo. Immaginiamoci che quelle barchette là diventino navi smisurate; che quei gabbiani si càngino in mostri immani in atto di minacciarci. In alto i cuori; in alto le spade! Assaliamo con le lance fatali i nemici; facciamo un’immensa strage! Tutti muovano incontro a noi che ritorniamo finalmente vincitori, tutti...
223
TRAMBUSTI: Io! Edepol! Io! Omnes ad nos lycopèrsicis esculèntis (di pomodori) atque solànis tuberis (di patate) onerandos137.


Tramb.: Bravo! Evviva! Tutti! Per ricoprirci di pomodori e di patate.


[P. 187-212]
XXXVII.
AL CAMPEGGIO... EVVIVA IL CAMPEGGIO! VITA SANA E GIOCONDA
Trambusti ha ricevuto una lettera. E’ di Romolo Bastianelli, ed è stata scritta dal Campeggio. Quante cose cose costui descrive delle giornate intense, alacri, gioiose, che egli trascorre lassù in montagna! Ne segue perciò che Trambusti e Stocchetti, leggendola, provano una viva punta d’invidia per non essere anch’essi lassù. Ma il prossimo anno...

IL CAMPEGGIO... EVVIVA IL CAMPEGGIO! VITA SANA E GIOCONDA
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
224
TRAMBUSTI: Hodie mane epistolam accepi.
Trambusti: Stamattina ho ricevuto una lettera.
225
STOCCHETTI: Epìstolam? A quonam e sodàlibus nostris?138
Stocchetti: Una lettera? Da quale dei nostri camerati?
226
TRAMBUSTI: A Romulo Bastianelli.
Tramb.: Da Romolo Bastianelli.
227
STOCCHETTI: Mihi eam ostèndas, vel legas.
Stocch.: Gradirei che tu me la mostrassi o me la leggessi.
228
TRAMBUSTI: Ecce:
Tramb.: Eccola:
229
’’Romulus Marco Trambusti suo S. D. (Salutem dicit)
’’pèrbreves139 tuas litteras accèpi; gratissimae fuerunt mihi; at longiores expècto. Iam undecimum diem140 in castris, quae a Duce nominantur, sum (al campeggio Dux). Tentorìola in silva pinorum silvestrium et procrarum passim (qua e là) surgunt. Arborum trunci columnae altissimae magni templr videntur, comae autem amplìssima umbràcula141. Intèrdiu (durante il gioro) sol trans ramos ardèntibus oculis spectat vel micantia iàcula torquet, noctu sidera despìciunt (guardano in giù). Primo dilùculo tuba canit. Excitationi cànitur (suona la sveglia). E lèctulis sùrgimus. Paulo post, Tricolorem in altum ascendèntem vehemènti «alalà!» consalutamus. Intèrea circum silva cantibus rèsonata. Quid de exercitationibus, de excursionibus, de parvis itinèribus (delle marce brevi), de magnis itinèribus (delle marce forzate) dicam142? A mane ad vèsperum nulla hora quièti datur, nihilòminus dies ruunt143. Canìcula adurit (scotta), immo etiam torret; sed adùriita laeto animo pàtimur144, ut incolae Imperii nostri. vel Aethiopes videàmur. Saepe voce altissima conclamamus:
«Romolo salute il suo carissimo Marco Trambusti.
«Ho ricevuto la tua lettera quanto mai breve; essa mi è giunta molto gradita; ma ne attendo altre più lunghe. Già da dieci giorni mi trovo al Campeggio «Dux». Le nostre piccolo tende si levano qua e là in una foresta di pini selvatici e alti. I ronchi degli alberi sembrano altissime colonne di un gran tempio; le chiome, invece, dei giganteschi ombrelli. Durante il giorno il sole guarda con occhi infuocati attraverso i rami, oppure scaglia giù dei dardi splendenti; di notte sono le stelle che guardano in giù. Di buon mattino squilla la tromba. Essa suona la sveglia. Noi balziamo su dai nostri giacigli. Dopo poco tutti insieme salutiamo con un formidabile «Alalà» il Tricolore che sale su in alto. Frattanto la foresta echeggia intorno di canti. Che cosa poi debbo dirti delle esercitazioni, delle gite, delle marce brevi, delle marce forzate? Dalla mattina alla sera non ci diamo tregua; nonostante ciò, i giorni precipitano. La canicola scotta, o meglio, abbrustolisce; ma noi però sopportiamo con animo lieto che essa ci scotti in modo da sembrare addirittura come gli abitanti del nostro Impero etiopico, o degli Etiopi. Spesso a voce spiegata intoniamo tutti insieme:
230
«Quel mazzolin di fiori
231
che vien dalla montagna...».
Quel mazzolin di fiori
che vien dalla montagna
bada ben...
232
Echo e vàllibus ac e spècubus, cirum respondet. At quid multa? (Ma a che tante chiacchiere?) Me mìseret tui145, me miseret omnium puerorum ac adolescentium inèrtium... Curnam huc nobiscum non àdvolas? Quin igitur expergìsceris? Intèrea vale. Litteras tuas expecto; crebiores a te cupio. Sive habes quid novi sive nihil habes146, scribe tamen aliquid. Valetudinem tuam cura dilignter. Hoc faciat et Stocchetti, sodalis noster amatissimus, a quo adhuc nescio quare nullam epistolam accèperim.’’147.
L’eco risponde, intorno, dalle valli e dalle spelonche. Ma a che tante chiacchiere? Io ho compassione di te; mi fanno pietà tutti i ragazzi e i giovinetti infingardi. Perchè non voli quassù? Perchè non ti scuoti? Intanto ti saluto. Aspetto tue lettere; le desidero più frequenti. Sia che tu abbia qualche cosa di nuovo sia che tu non abbia nulla, scrivimi ad ogni modo qualche cosa. Fa molto da conto della tua salute. Faccia questo anche Stocchetti, nostro carissimo camerata, dal quale non ho ancora ricevuto, non so per qual motivo, nessuna lettera».
233
STOCCHETTI: Ei invideo.
Stocch.: Lo invidio.
234
TRAMBUSTI: Ego quoque. Superiore anno (l’anno scorso), et ego intèrfui148 iìsdem ludis ac exercitationibus. Per unum mensem a mane usque ad multam noctem signa tulimus (marciammo), ascensus asperrimos tentavimus, in montium cacuminibus signa posuimus victoria altissima voce conclamantes.
Tramb.: Anch’io. L’anno scorso anch’io partecipai ai medesimi passatempi ed esercitazioni. Per la durata di un mese intero dalla mattina fino a notte inoltrata fummo in marcia, tentammo scalate molto difficili, piantammo le nostre bandiere su culmini di montagne, proclamando insieme, a voce spiegata, la vittoria.
235
STOCCHETTI: Recordare illud clarissimi latini scriptoris, quod a magistro saepius citatur: ’’Trahit sua quemque voluptas’’149. Sed non omnes omnia cònsequi possunt. In proximim annum!150.
Stocch.: Ricorda quel detto di uno scrittore latino assaifamoso, quel detto che assai di frequente viene citato dal professore. «Ciascuno è attratto da una propria inclinazione». Ma non tutti possono ottener tutto. Al prossimo anno!...
236
TRAMBUSTI: In proximum annum simul ibimus, simulatque redìbimus.
Tramb.: Nel prossimo anno insieme andremo e insieme ritorneremo.
237
STOCCHETTI: Utinam! Faxit Deus!


Stocch.: Magari fosse! Lo voglia il Cielo1.


XXXVIII.
ARMI E BAGAGLI IN ORDINE..... RITORNO DAL CAMPEGGIO
Testasecca è di ritorno dal campeggio; appare stanco, ma soprattutte malinconico, perchè.. Perchè? Perchè è triste lasciare dei luoghi dove ci si è divertiti tanto, all’aria libera, in mezzo a giuochi, esercitazioni. Ma l’amico Pungitopo sa fargli animo.

ARMI E BAGAGLI IN ORDINE... RITORNO DAL CAMPEGGIO.
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
238
PUNGITOPO: Gràtulor tibi felicem èxitum151 (per il felice ritorno); hic mihi iucundus est, quo minus expectatus. Ut habuisti usque?
Pungitopo: Mi congratulo con te per il felice ritorno; questo è per me lieto quanto meno era aspettato. Come sei stato fino ad oggi?
239
TESTASECCA: Sic satis (non c’è male). At nunc itìnere152 sum fatigàtus.
Testasecca: Non c’è male. Ma ora sono stanco del viaggio.
240
PUNGITOPO: Nimìrum lassus?
Pung.: Proprio stanco?
241
TESTASECCA: Ut dicis. Patet: lassus. Quattuor horas signa tùlimus (abbiamo marciato). Hac mane, prima luce, post quattuor hebdòmadas, castra mòvimus. Quattuor enim hebdòmadas in castris quae a Duce (al Campeggio Dux) nominator, fui.
Testas.: Come tu dici. E’ evidente: stanco. Abbiamo marciato per ben quattr’ore. Abbiamo levato il campo dopo quattro settimane stamane all’alba. Sono stato infatti al Campeggio «Dux» per quattro settimane.
242
PUNGITOPO: Haud dubie animum magnòpere refecìsti.
Pungit.: Ti sarai senza dubbio ricreato molto lo spirito.
243
TESTASECCA: Memoriam huius temporis repetens (rievocando il ricordo), summa admiratìone mòveor. Longa itìnera, exercitatiònes, ascensus, certàmina, cantus. Primo dilùculo excitationi canebàtur153 (squillava la sveglia). Tuba canere videbatur: «Surgite!» Uno puncto tèmporis de tentòriis prosiliebamus. Paulo post ìterum tuba canebat: «Attendite!» idest: attenti! Statim coram omnibus nobis quadrato àgmine dispòsitis154, Trìcolor sursum, in altum, in sublime ascendebat... Postea... Sed ad quid omnia haec animo gratissima mèmorem?...155
Testas.: Rievocando il ricordo di questo periodo, sono preso da grandissima meraviglia. Lunghe marce, esercitazioni, gare, canti. Ai primi chiarori dell’alba suonava la sveglia. Pareva che la tromba squillasse: «Su dal letto, alzatevi!». In un attimo prorompevamo fuori dalle tende. Poco dopo la tromba squillava: «Attenti!». Subito alla presenza di tutti noi, disposti in quadrato, il Tricolore saliva su, in alto, ad un’altezza fantastica. Dopo... Ma: a che ricordare tutte queste cose graditissime al cuore?
244
PUNGITOPO: Tibine tam molestum fuit proficìsci?
Pungit.: Fu per te tanto doloroso partire?
245
TESTASECCA: Magnòpere mihi displicuit. Iam heri vesperi maestus sol mihi occidere visus est; aves quoque maèstissimis umbràculis assidua inambulatio (un continuo viavai); tota silva circum ìctibus resònuit. Castra movebantur; postridie mane profecturi eramus156. Noctem ferme insomnem perègi.
Testas.: Mi è immensamente dispiaciuto. Già ieri sera mi parve che il sole tramontasse malinconicamente; che anche gli uccelli cantassero molto mesti. Sotto i vastissimi ombrelloni degli alti pini, un continuo viavai; tutta la selva risuonò all’intorno di colpi. Si levava il campo; l’indomani saremmo partiti. Ho trascorso una notte davvero insonne.
246
PUNGITOPO: Nonne in statione fuisti? (Sei stato forse di sentinella?).
Pungit.: Sei stato forse di sentinella?
247
TESTASECCA: Sane quidem; revèra sidèribus fere totam noctem157 assèdi (sono stato di guardia), una cum nonnullis e sodàlibus nostris. Quot in firmament micabant fulgèntia sìdera! Mille, decem milia, decies centena milia.
Testas.: Precisamente. In verità sono stato quasi per tutta la notte di sentinella alle stelle, insieme con alcuni dei nostri camerati. Quante fulgide stelle brillavano nel firmamento! Mille, diecimila, milioni!
248
PUNGITOPO: Difficillima numeratu158. Multo facìlius159 est cùbitum ire atque in aurem utràmvis dormire160 et in medios dies (fino a mezzogiorno)...
Pungit.: Molto difficile a contarsi. E’ certamente molto più facile andarsene a letto e dormire (su l’uno e sull’altro orecchio) fra due guanciali, fino a mezzogiorno.
249
TESTASECCA: Vere cùbitum161 discèssimus, sed post tres cìrciter horas tuba cècinit. Ad orientem iam lucescebat. Confèstim longi tentoriolorum ordines, signo dato, ceciderunt. Paulo post tripertìto ordine profecti sumus maesto animo canentes:
Testas.: Ce ne andammo in realtà a letto. Ma, dopo circa tre ore, la tromba squillò. Verso oriente già incominciava ad albeggiare. Subito, ad un dato segnale, le lunghe file delle tende caddero. Poco dopo, ordinati per tre partimmo, cantando con animo malinconico:
250
Quel mazzolin di fiori
251
che vien dalla montagna
252
bada ben che...
Quel mazzolin di fiori
che vien dalla montagna;
bada ben che...
253
Circum, more solito, specus, silvae, valles et ipsae maestae respondere videbantur. Valète, dies iucundìssimi; valète, horae animo percàrae, quas, ut Tìtirus, rècubans sub tègmine fagi,162 transcucurri; valète, dies.
All’intorno, come al solito, le spelonche, le selve, le valli, sembravano anche’esse rispondere meste. Addio, giorni giocondissimi! Addio, ore molto care al cuore, che trascorsi come Titiro sdraiato sotto l’ombra di un faggio; addio, giorni...
254
PUNGITOPO: Quot inànes audio elegìas! Bono animo esto. Idem in sìngulos annos orbis vòlvitur (d’anno in anno si sussegue il medesimo giro di cose). Nunc, ex longo itìnere te refìcias (riposati). Nec aegròto neque fesso loqui èxpedit.
Pungit.: Quante inutili lamentele debbo ascoltare! Sta di buon animo. Di anno in anno si sussegue il medesimo giro di cose. Ora riposati dalla lunga marcia. Nè ad un ammalato nè ad uno stanco è conveniente il chiacchierare.
255
TESTASECCA: Mea fide! (Parola d’onore!) Vale in cràstinum163.


Testas.: Parola d’onore! Addio a domani!


XXXIX.
OH! SE AVESSI LE ALI... UN VOLO SUI CAMPI DI BATTAGLIA. UNA VISIONE IMMENSA, CHE AVVINCE E COMMUOVE
Stocchetti è meditabondo... A che cosa pensa? Oh, se avesse le ali! Ma anche il collega Trambusti ha lo stesso desiderio, tanto è vero che, eccolo in aria, in volo verso le Alpi, alto sui monti e i fiumi che conobbero tante lotte. Rivede il Grappa, il Montello, il Piave; rivive urti di eserciti, rivive la vittoria trionfale... E poi si ferma commosso su selve di croci: i cimiteri di guerra. Ma il suo volo proseguirà!

”OH! SE AVESSI LE ALI!...” UN VOLO SUI CAMPI DI BATTAGLIA. UNA VISIONE IMMENSA CHE AVVINCE E COMMUOVE
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
256
TRAMBUSTI: Praeter modum in cogitatiòne defixus vel cogitabùndus hac mane appàres. Vere nescio quid excògites164 (che ti frulli per la testa). O rem indignam! Etenim vide blandos soles. In hoc miro septèmbri caelo nulla usquam conspìcitur nebula; hirundines laetae trinsant, fritìnniunt, frendunt, aëra165 perrumpèntes et dividèntes166. Quid igitur...
Trambusti: Questa mattina hai l’aria di essere insolitamente fisso nella riflessione e pensieroso. Non so veramente che cosa ti frulli per la testa. Oh, cosa indegna! Infatti: vedi la dolce stagione. In questo meraviglioso cielo settembrino non si scorge neanche una nuvoletta; le rondini, fendendo l’aria e aprendo solchi nell’azzurro, stridono, garriscono. Che cosa, dunque...
257
STOCCHETTI: Res ita est (è precisamente come tu dici). Utinam alas ut hirùndines illa habèrem!
Stocchetti: E’ precisamente come tu dici. Oh, se io avessi le ali come quelle rondini!
258
TRAMBUSTI: Nescio ad quid.
Tramb.: Non capisco a quale scopo.
259
STOCCHETTI: Ad volandum167 prope atque longe, ad orientem atque ad occidentem versus. Utinam alas haberem! Dulce primo mane repente somno expergefìeri, e cubìculi fenestra prosilire (scattare al di là della) et tamquam laeta alàuda in profundum càeruli se demergere168.
Stocch.: Per volare vicino e lontano, verso oriente e verso occidente. Oh, se avessi le ali! E’ gradito essere svegliato all’improvviso sul far del dì, scattare al di là della finestra della propria cameretta e come una lieta allodola immergersi nella profondità dell’azzurro.
260
TRAMBUSTI: Mihi illius strophae clasissimi poëtae nostri memoriam rènovas:
Tramb.: Tu mi richiami alla mente il ricordo di quella strofa di un nostro poeta molto celebre:
261
Esser vorrei l’allodola, che ascende
262
ilare ai cieli e si travolge e gira
263
sotto le nubi che cantando fende169.
Esser vorrei l’allodola, che ascende
ilare ai cieli e si travolge e gira
sotto le nubi che cantando fende.
264
Ego autem alio170 avolarem, idest ad Alpes versus, illuc ubi acerrimae pugnae pugnatae sunt. Despiciàmus (guardiamo dall’alto in basso); prospiciàmus (guardiamo da lotano); circumspiciàmus (guardiamo intorno). Quot loca insignia atque memoria digna! Vide Monticulum montem, Grappam montem, Tonalem montem; vide Plavim flumen171, Italicis sacrum non minus quam Xantus Tròicis, Tiberis Romanis172 fuerit. Vide exèrcitus in aciem descendèntes (venire a battaglia campale), proelium committèntes, redintegrantes (rinfocolare). Ecce nostri de munitionibus prosilientes (che balzano fuori dalle trincee), balistas ignìvomas continenter explodentes (che fanno un nutrito fuoco di fucileria). Hostis repèllitur; in fugam conìcitur, fùnditur atque fugatur (è sbaragliato completamente) Sed dic: Cur173 intentis òculìs ita me intuèris?174.
Io, invece, volerei altrove, cioè verso le Alpi nostre, colà dove si svolsero accanitissime battaglie. Guardiamo dall’alto in basso; guardiamo lontano; guardiamo intorno. Quanti luoghi famosi, degni di ricordarsi! Guarda il Montello, il Monte Grappa, il Tonale. Guarda il Piave, fiume sacro agli Italiani non meno che non fu lo Scamandro per i Troiani, il Tevere per i Romani. Guarda gli eserciti che scendono a battaglia campale, che attaccano il combattimento; lo rinfocolano. Ecco i nostri balzar fuori dalle trincee, fare un nutrito fuoco di fucileria. Il nemico è respinto; è volto in fuga, è completamente sbaragliato. Ma dimmi; perchè mi guardi così con occhi fissi?
265
STOCCHETTI: In dicendo acrior175 es (la tua parlantina mi trascina alquanto).
Stocch.: La tua parlantina mi trascina alquanto.
266
TRAMBUSTI: Iam in caelo velìvola fugientibus hòstibus instant (incalzano alle spalle il nemico). Iam splendet, fulget, micat in caelo Victoria, italica fulgentissima Victoria176. Nonne àudis stropham, haud procul resonantem:
Tramb.: Già nel cielo i nostri aeroplani incalzano alle spalle il menico. Già la Vittoria splende, rifulge, sfolgora nel cielo, la fulgidissima Vittoria d’Italia. Non ti par di sentire la strofa echeggiante non lontana:
267
Indietreggiò il nemico
268
fino a Trieste, fino a Trento...
269
E la Vittoria sciolse le ali al vento!...
Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento...
E la Vittoria sciolse le ali al vento?
270
STOCCHETTI: Sunt hi versus (nemo est qui ignòret) qui ad Plavim pugnas cèlebrant.
Stocch.: Sono, questi, i versi (non c’è nessuno che lo ignori), che celebrano le lotte presso il Piave.
271
TRAMBUSTI: Nunc qui pro Patria ita inclìte cecidèrunt in pace Domini quièscunt, innùmerae cruces, innùmeros heroes pròtegunt177. Quam plurimas inscriptions legamus. «Chi per la Patria muor - vissuto è assai» – «Dulce et decorum est pro patria mori» – «Et facere et pati fortia Romanum est» – «L’Italia sopra tutto e avanti tutto». Valète, heroes. Haec Italia, quam coram gentibus sanguinis pretio tanta victoria donastis, nunc Italia Imperialis facta est. Valete!
Tramb.: Ora coloro i quali caddero così gloriosamente per la Patria, riposano nella pace del Signore; innumerevoli croci proteggono innumerevoli eroi. Leggiamo le moltissime iscrizioni: «Chi per la Patria muor - vissuto è assai». «E’ da Romano compiere e sopportare cose forti». «L’Italia sopra tutto e avanti tutto». Addio, eroi! Questa Italia, alla quale a prezzo di sangue donaste una così grande vittoria, è ora diventata imperiale. Addio!
272
STOCCHETTI: Utiam vere alas haberèmus!
Stocch.: Oh, se davvero avessimo le ali!
273
TRAMBUSTI: Si alas habèrem, alio avolarem.
Tramb.: Se io avessi le ali, volerei altrove.
274
STOCCHETTI: Quònam?
Stocch.: Dove mai?
275
TRAMBUSTI: Non hodie, sed alias tibi hoc, dixero vel nuntiàvero. Nunc satis.
Tramb.: Ti dirò e ti annunzierò questo non oggi, ma un’altra volta. Per ora, basta.
276
STOCCHETTI: Sit igitur ut dicis.


Stocch.: Sia dunque come tu dici


XL.
NEL CIELO DI ROMA. UNA VISIONE IMMENSA. ARCHI, BASILICHE, EDIFICI... «SOLE CHE SORGI LIBERO E GIOCONDO...»
Dal cielo che s’inarca azzurro sui campi di battaglia, al cielo immenso di Roma. Ecco il Tevere, i Sette Colli, la Lupa, Romolo... Ecco gli archi, il Colosseo, la cupola di San Pietro, l’Altare della Patria, il Milite Ignoto. Risquilla per l’azzurro come una marcia epica la strofa del «CARME SECOLARE»

NEL CIELO DI ROMA. UNA VISIONE IMMENSA ARCHI, BASILICHE, EDIFICI. «SOLE CHE SORGI LIBERO E GIOCONDO...»
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
277
STOCCHETTI: Ut eo revertàmur178 unde heri digressi sumus, dic ìgitur, si alas habères, quònam volaturus?...179.
Stocchetti: Per ritornare al discorso di ieri, dimmi, dunque, dove mai voleresti se tu avessi le ali?
278
TRMBUSTI: Romam. Celerrimas hirùndines celeritate aèmulans, caelum Urbis pèterem. Tiberis cursum sector. Sol medium caeli conscèndit ìgneus orbem, cum septem Colles procul conspicio ac Urbem quae, ut apud Virgilium scriptum est, olim potentia caelum aequàvit.
Trambusti: A Roma. Gareggiando in celerità con le velocissime rondini, filerei verso il cielo dell’Urbe. Seguo il corso del Tevere. Il sole infuocato sale l’arco del cielo, allorchè scorgo da lontano i Sette Colli. Ecco la città che, come si legge scritto in Virgilio, un giorno eguagliò in Potenza il cielo.
279
STOCCHETTI: Te attente sequor tamquam caecus. Quid vides?
Stocch.: Ti seguo attentamente come un cieco. Che cosa vedi?
280
TRAMBUSTI: Celeberrimos colles, unde Urbs septicòllis dicta quoque est. En in Tiberis litore Lupa procumbens. Juxta eam gemini pùpuli ludunt180; illa cervìce reflexa mulcet alternos et lingit minùscula corpora lingua. En in Palatìno, boves sub iugo anhèlantes; en aràtrum, sulcum; en in Aventino monte Cacum ab Alcìde corrèptum; en Capitolium, antea Jovis181 aègide, postea miris aedificiis fulgens.
Tramb.: I colli famosissimi, da cui l’Urbe fu detta anche la città dei Sette Colli. Ecco sulla riva del Tevere la lupa sdraiata. Due gemelli si trastullano presso di questa; essa, con la testa piegata, lambisce or l’uno or l’altro, quasi modellando con la lingua i loro minuscoli corpi. Ecco sul Palatino i buoi, anelanti sotto il giogo; ecco l’aratro, il solco; sul monte Aventino ecco Caco ghermito da Ercole; ecco il Campidoglio scintillante, prima, dell’egida di Giove, più tardi di stupendi edifici.
281
STOCCHETTI: Sed mihi antiquam, non hodiernam, imperialem, lictoriam, mundi catholici caput idest Urbem magis animo quam oculis contemplari vidèris. Nonne magnam Romam ìterum toto Orbi mirabilem vides?
Stocch.: Ma a me sembra che tu, più con la fantasia che con gli occhi contempli la Roma antica, non la Roma di oggi, imperiale, littoria, capitale del mondo cattolico. Non vedi forse la grande Roma, di nuovo meravigliosa a tutto l’Orbe universo?
282
TRAMBUSTI: Video. Ubinam gentium urbs splendidior? Vias amplas, fora, templa, aedificia, solemnes arcus: mirabilia video.
Tramb.: La vedo. In qual parte del mondo esiste una città più splendida? Vedo strade spaziose, templi, edifici, archi solenni; vedo cose stupende.
283
STOCCHETTI: En solemnes arcus! Meminèrimus illos magni pöetae versus?
Stocch.: Eccoli gli archi solenni. Ricordiamoci di quei versi di un grande poeta:
284
Gli archi che nuovi trionfi aspettano
285
non più di regi, non più di Cesari,
286
e non di catene attorcenti
287
braccia umane su gli eburnei carri...182
Gli archi che nuovi tronfi aspettano
non più di regi, non più di Cesari.
non di catene attorcenti
braccia umane su gli eburnei carri...
288
TRAMBUSTI: ..Sed itàlicae gentis triumphum de obscuris tèmporibus, de barbàris tèmporibus183. En enim viae triumphales, en Imperii via, en Titi nec non Constantini arcus! en Vespasiani amphiteàtrum idest Colossèus! Stant eius muri atque arcus caelo adhuc minitàntes, in saècula irridentes (prendendosi giuoco dei secoli).
Tramb.: Ma il trionfo della stirpe italica su tempi oscuri, su epoche barbariche (1). Ecco infatti le vie trionfali, ecco la Via dell’Impero, ecco l’arco di Costantino, ecco l’anfiteatro di Vespasiano, cioè il Colosseo! Si levano le sue mura e i suoi archi ancora minacciosi contro il cielo, prendendosi giuoco dei secoli.
289
STOCCHETTI: Rugiuntne leones in Christi màrtyres? Clamatne plebs pòllice verso? Fulgurantne in sole gladiatorum galeae, lorìcae, gladii? Ingemunt morièntes? Resonantne suavissimi in Christum ventùrum màrtyrum chori?184.
Stocch.: Ruggiscono forse i leoni contro i martiri di Cristo? Grida forse la plebe col pollice all’in giù? Balenano incontro al sole gli elmi, le corazze e le spade? I morenti mandano dei gemiti? echeggiano soavissimi i canti unanimi dei martiri in lode di Cristo venturo?
290
TRAMBUSTI: Omnia haec nec audio, neque video. Crucem autem185 in media Colossei àrea altissimam video benedicèntem, nam tamquam turbines et Nero ed Diocletiànus ceterìque imperatores transièrunt. Crux stat; stat firma et in Vaticano colle tolus (cupola) ille immànis186, qui caelum sustinere videtur; stat mirabile templum...
Tramb.: Io non sento nè vedo tutte queste cose. Ma vedo in mezzo all’arena del Colosseo una croce altissima in atto di benedire, poichè, sia Nerone che Diocleziano e gli altri imperatori passarono come uragani; la Croce sta. Sul colle Vaticano sta immota e immensa anche quella cupola che sembra sostenere il cielo; si leva il meraviglioso tempio...
291
STOCCHETTI: Quid aliud?
Stocch.: Che cos’altro?
292
TRAMBUSTI: Amphiteàtrum video, quod italice »Foro Mussolini» nuncupàtur. Circum ingèntes ex marmore187 colossi ad cursum, ad pugilatum, ad huiusmodi certàmina parati videntur, in mediis adulescentium novae Italiae multitudinibus certàntium. Audi: Canunt; clamant: una voce ìterum clamant: »Eia, eia, eia! Alalà!». Dènique ecce, ecce... En Patriae Altare! Mirabile visu! Stat ingens. Fulget mormòreum in sole. Dèsuper binae quadrigae avolaturae per altum188, in medio Altari micat Victorii Emanuelis II, equestris statua. Vide Italiae simulacrum deae Romae simulàcro simìllimum; vide sub pèdibus eius àureis litteris inscriptionem: Ignoto Militi189.
Tramb.: Vedo anche quell’anfiteatro che in lingua italiana si denomina «Foro Mussolini». Tutt’intorno enormi colossi di marmo sembrano pronti alla corsa, al pugilato, a gesta di questo genere, in mezzo alle moltitudini di adolescenti della nuova Italia, intenti a gareggiare. Ascolta: essi cantano, cantano; gridano, con voce unanime di nuovo gridano: «Eia, eia, eia!» «Alalà!» Finalmente, ecco, ecco... Ecco l’Altare della Patria. Meraviglioso a vedersi! Si leva su [sic] gigantesco, risplende marmoreo sotto il sole. Al disopra le due quadrighe le diresti in procinto di spiccare il volo attraverso la profondità dell’azzurro. In mezzo all’Altare sfolgora la statua equestre di Vittorio Emanuele II. Osserva la statua dell’Italia, somigliantissima a quella della dea Roma; rimira sotto i suoi piedi l’epigrafe in lettere d’oro: «Al Milite Ignoto».
293
STOCCHETTI: Romana salutatione «Heros ex heròibus» concìvis, frater noster, pater, Italiae immortàlis custos, salutètur.
Stocch.: Sia salutato col saluto romano l’Eroe degli eroi, il concittadino, il fratello nostro, il custode dell’Italia immortale!
294
TRAMBUSTI: Salutètur!190. Decies centèna millia brachiorum in aëra, romana salutatione, erectorum eum salùtent; caelum Urbis hinnis et canticis impleàtur; rèsonet totius Urbis et Orbis caelum illa immortalis Horatii strophe:
Tramb.: Sia salutato! Milioni di braccia levate in aria nel saluto romano, lo salutino; si riempia il cielo dell’Urbe d’inni e di cantici; echeggi il cielo di Roma e di tutto l’Orbe della celebre strofa dell’immortale Orazio:
295
Alme Sol, qui curru nitido diem qui
296
promis et celas aliùsque et idem
297
nàsceris, possis nihil Urbe Roma,
298
vìsere maius!191



E te, gran Sole, che in fulgente carro
il dì ci rechi e occulti e, uguale e nuovo,
rinasci, nulla possa di più grande
mirar di Roma.


299
PARTE SECONDA
[P. 221-223]
XLIII.
NOTIZIE SULLA SCUOLA, IL PROFESSORE, I CONDISCEPOLI
Marco Grattugia dà alcune notizie e Stendardi sul professore, la scuola, i propri condiscepoli, sui molti compiti assegnatigli, ai quali sarebbero certo preferibili la vendemmia, l’aratura, la caccia.

NOTIZIE SULLA SCUOLA, IL PROFESSORE, I CONDISCEPOLI
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
300
Marcus Agenori suo s. d.
Marco manda i suoi saluti all’amico Agènore.
301
Mirum somniavi192 somnium. Merularum, turdorum, lèporum fugientium magnam multitudinem aspexi; repente fragoribus, diruptionibus, displosionibus aër circum resonuit. Quidnam? Statim magna clades secuta est. Heu aves, heu lepores infortunatos! Quantum assi!
302
Quoniam quantum veri in hoc miro somnio fuerit, adhuc nescio, te rogo scribas.
303
De schola, de magistro, de condiscipulis haec, intèrea, scias. Classis nostra, triginta trìbus discipulis constat. In numero nostrorum duo novi condiscipuli quorum cognomina maximae iucunditati nobis sunt193. Uni Pasta, alteri Fagioli cognomen. Uter magis sit in studio assiduus, adhuc nescimus. Hoc vidèrimus. De multis rebus magister his diebus nobis locutus est. Primum de Imperio restituto quod, saeculis volventibus, renovatum est, deìnde de Aethiopia nostra, de Italia, quae, Duce Benito Mussolini, continenter ad maiora fata tendit, locutus est.
304
Postremo multa et difficiliora pensa nobis tradidit facienda... Subridebis; licet subrideas. Quanto melìus194 turdos, lèpores, mèrulas deprehendere! In vindemiando, in arando, in venando195 quam plurimum cura ut valeas, atque saepe ad me scribas.
Ho fatto un sogno meraviglioso. Ho veduto una grande moltitudine di merli, di tordi, di lepri in fuga; all’improvviso l’aria intorno ha echeggiato di esplosioni, di rimbombi, di scoppi. Che diavolo? Subito ne è seguita una strage. Oh sventurati uccelli! oh, lepri disgraziate! Quanto arrosto!
Poichè non so ancora quanto ci sia di vero in questo mio strano sogno, ti prego di scrivermi in merito.
Frattanto a proposito della scuola, del professore, dei nostri compagni di studio, sappi questo. La nostra classe si compone di trentatre Scolari. Ci sono tra noi due nuovi condiscepoli, i cognomi dei quali ci sono motive di grande ilarità. Uno fa di cognome: Pasta, l’altro: Fagioli. Non sappiamo ancora quale dei due sia più assiduo nello studio. Lo vedremo. Il professore ci ha parlato in questi giorni di molte cose. Prima di tutto dell’Impero riconquistato che, col volgere dei secoli, si è rinnovato, dell’Etiopia nostra, dell’Italia che, sotto la guida del Duce, tende di continuo a maggiori destini.
Finalmente ci ha assegnato molti e assai difficili compiti da fare... Sorriderai ed è giusto che tu sorrida. Quanto è meglio acchiappare tordi, lepri, merli!... Vendemmiando, arando, andando a caccia, vedi di conservarti il più possibile in salute e di scrivermi spesso.
305
Romae, a. d. IX K. Novembres.


Roma, 24 ottobre .....


[P. 229-238]
XLVI.
L’INVERNO INFURIA. UN COMPITO SUL «RITORNO DI ETTORE IN ILIO»
Lo scambio di lettere fra Stendardi e Grattugia prosegue. Lettere a volte brevi, quasi telegrafiche, come, ad esempio, questa.

L’INVERNO INFURIA. UN COMPITO SUL «RITORNO DI ETTORE IN ILIO»
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
306
Agènor Romulo s. d.
Agenore salute l’amico Romolo.
307
Me quoque, procul in meo rure196, lectiones magis in dies delectant. Iam hièms hic saevit; per multas diei horas ningit vel hibernus Auster fudit gelidas aquas. Dulce est, imbre iuvante197, legere aut e praeceptoris ore vèteres narrations audìre.
308
«De Ectoris in Ilium rèditu»198: en hodiernum pensum. Multa scrìbam. Mentis oculis heroem redeùntem aspicio; obviam ei pueri, mulìeres, viri, plorantes procèdunt. At... sinas improviso me has litteras intermittere. Ecce praeceptor!199.
309
Etiam atque etiam vale. Memento ferias natalicias imminère.
Anche me, lontano (come sperduto) nella mia fattoria, le lezioni attraggono ogni giorno più. Già, qui, l’inverno imperversa; nevica per molte ore della giornata, il tempestoso Austro scioglie le gelide acque. E’ dolce, mentre la pioggia col suo ritmo ti infonde una serena pace, leggere o ascoltare dalle labbra del precettore antichi racconti.
«Il ritorno di Ettore in Ilio»: ecco il compito assegnatomi per oggi. Scriverò molte cose. Io vedo con gli occhi della mente l’eroe che ritorna; fanciulli, donne, uomini gli muovono incontro piangendo... Ma, permetti che io interrompa improvvisamente la mia lettera... Ecco il mio professore...
Addio di cuore. Ricordati che le vacanze di Natale sono imminenti
310
Vattelapesca, XIV a. K. Ianuarias.


Vattelapesca, 19 dicembre


XLVII.
LA’, VERSO LA VIGILIA DI NATALE, UN INVITO IN CITTA’
Il Natale è vicino si sente nell’aria... Che Stendardi venga a passare la bella e dolce festa in città, ospite dell’amico Grattugia!

LA’, VERSO LA VIGILIA DI NATALE, UN INVITO IN CITTA’
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
311
Romulus Agenori s. d.
Romolo salute l’amico Agenore
312
Si vales, bene est. Ut recte vàleas!
313
Nunc me audias velim. Illud a te peto200, quod maxime cupio, ut hac mira solemnitate Redemptoris nostri diei natalis domum meam vènias. Cave ne lùseris201 me expectantem. Praesèpe, quod una cum Càrolo atque Leone, consobrìnis, aedificavi, visèmus. De rure iam satis. Ad quid, igitur, apothecarum transennae (le vetrine dei negozi) fulgent, micant? Veni.
314
Vale atque vale.
Se stai bene, è bene. Voglia il Cielo che tu stia bene!
Ora vorrei che tu mi ascoltassi Ti chiedo una cosa che desidero ardentemente, che, cioè, in questa meravigliosa solennità del Natale del nostro Redentore, tu venga da me. Guarda di non illudere me che sono in attesa. Noi visiteremo il presepio che ho costruito insieme con i miei cugini Carlo e Leone, Della campagna già ne avrai abbastanza. A che, dunque, le vetrine dei negozi risplendono, sfolgorano? Ti ripeto: vieni!
Ti salute di cuore.2
315
Romae, a. d. X. Kalendas ianuarias.


Roma, 23 dicembre


XLVIII.
PREGI ED ECCELLENZA DELLA LINGUA LATINA
Che cosa saprà scrivere su questo argomento Agenore Stendardi? Tale è il compito assegnatogli... Eppure qualche idea dovrà pescarla...

PREGI ED ECCELLENZA DELLA LINGUA LATINA
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
316
Agenor Romulo suo pl. s. d.
Agènore salute di tutto cuore l’amico Romolo
317
Iterum in meo rure sum. Maximas tibi ago gratias, iucundissimas enim apud te has ferias natalicias egi. Hac mane difficillimum pensum aggressurus sum202, idest: «De linguae latinae mira excellentia», de qua iam pridem praeceptor locutus est.
318
Quid scribam?
319
Paedagògum, ut Augusti temporibus, pro me (al mio posto) loquentem faciam. Ipse ita ex càthedra dicat: «Vi, virtute, latino sermone populous atque gentes Roma subegit; latino sermone203 ius, leges scripsit victisque gentibus imposuit; latino sermone Virgilius, Horatius sua càrmina cecinerunt; Titus Livius res gestas populi Romani narravit. Demum: «Dum domus Aeneae Capitoli immobile saxum - àccolet, imperiumque pater Romanus habebit»204 (ut ait Virgilius) hic sermo floreat...».
320
Ego quoque: «Floreat!» clamabo.
321
De hoc satis. Potius audias: aliud pensum multo difficilius mihi a praeceptore traditum est. Hoc «De tribus Romis» inscrìbitur. Scribas, quaeso, aliquid...
322
Tuas litteras exspecto. Iterum atque iterum vale.
Sono di nuovo nella mia fattoria. Ti ringrazio moltissimo; infatti ho trascorso oltremodo liete a casa tua queste vacanze natalizie. Stamattina sono qui tutto inteso ad affrontare un compito molto difficile, cioè uno svolgimento intitolato: «Eccellenza (o pregi) della lingua latina», di cui il professore mi ha già parlato.
Che cosa debbo scrivere?
Al mio posto farò parlare un pedagogo, come ai tempi di Augusto. Egli in persona si spieghi dalla cattedra in questi termini: «Con la forza, col valore, coll’idioma latino, Roma soggiogò i popoli e le nazioni; nella lingua latina essa dettò il diritto, le leggi e le impose alle nazioni vinte; in lingua Latina Virgilio e Orazio cantarono i loro carmi; Tito Livio narrò le gesta del popolo romano. Finalmente: “Finchè la stirpe di Enea tenga l’incrollabile rupe del Campidoglio, e finchè il padre della patria romana abbia l’Impero, - come canta Virgilo; - questa lingua fiorisca”».
Anch’io: «Fiorisca!» griderò.
Di tutto ciò basta. Piuttosto ascolta. Dal mio professore mi è stato assegnato uno svolgimento assai più difficile. Esso si intitola: «Le tre Rome». Fammi la cortesia di scrivermi qualche cosa in proposito.
Attendo tue lettere. Di nuovo e ancora: a rivederci.
323
Vattelapesca, a. d. VI idus ianuarias.


Vattelapesca, 8 gennaio.....


XLIX.
LE TRE ROME, DI FRONTE AL SECOLI E ALLE GENTI
Un altro argomento difficile a svolgersi è questo assegnato a Stendardi: «Le tre Rome». Che dirà egli? Gli viene premurosamente in aiuto l’amico Grattugia.

LE TRE ROME, DI FRONTE AI SECOLI E ALLE GENTI
Lo stresso dialogo contro luce

(ossia traduzione letterale del dialogo precedente)
324
Romulus Agenori suo pl. s. d.205
Romolo rivolge il suo saluto all’amico Agènore
325
A me quaeris206 quidnam de Roma dicturus in penso a praeceptore tibi tràdito, quod «De tribus Romis» inscribitur? Hoc argumentum de magistro quodam sciscitatus sum, idcirco attente audias207; brèviter prolòquar:
Mi chiedi che cosa dovrai dire a proposito del compito assegnatoti dal professore, il compito intitolato: «Le tre Rome?». Mi sono informato su questo argomento da un professore; pertanto ascolta con attenzione: parlerò brevemente.
326
Primam Romam: Romam totius Italiae populorum, Carthàginis rebellàntis atque pervicàcis, postea omnium gentium domitrìcem; fulgentem miris aedificiis; matrem iuris, populorum magistram; totìus orbis dòminam, intèllegas.
Per la prima Roma intendi la Roma soggiogatrice dei popoli di tutta Italia, della ribelle e riottosa Cartagine, poi di tutte le genti; splendida di meravigliosi edifici, madre del diritto, maestra dei popoli: padrona di tutto il mondo.
327
Secundam Romam: catholici mundi caput; summorum pontìficum sedem; in mediis barbarièi tenebris gentium lucem; inter fugax atque irreparabile tempus ac aeternitatem confinium (frontiera); urbem templis, monumentis aedificiisque mirabilem: intellegas... Recordare quoque hodie eamdem manere atque in saecula mansuram.
Per la seconda Roma intendi la capitale del mondo cattolico; la sede dei sommi pontefici; la luce delle genti in mezzo alle tenebre dalla barbarie; frontiera fra il tempo fugace e travolgente e l’eternità; città meravigliosa di templi, edifici e monumenti. Tale essa ancora rimane e rimarrà nei secoli3.
328
Quidnam postremo de tertia Roma?
Che cosa infine, della terza Roma?
329
Urbem, ad Imperii maiestatem restitutam; iterum toti Orbi admirationi208, iterum mundi lucem, Augusti Imperatoris, auspice Italiae Duce, saeculum renovantem: hanc intellègito, atque scrìbito. Demum hac absòlvito sententia:
Cerca di capire e di scrivere che essa è l'Urbe restituita di nuovo alla maestà dell'Impero, l'Urbe, di nuovo oggetto di ammirazione a tutto l'Orbe; di nuova luce del mondo; l'Urbe che rinnova àuspice il Duce d'Italia, il secolo di Augusto. Terminerai infine con questa affermazione:
330
E tutto che al mondo è civile,
331
grande, augusto, egli è romano ancora209.
E tutto che al mondo è civile
grande, augusto, egli è Romano ancora.
332
Vale atque vales; iterum vales.
Addio di cuore di nuovo a rivederci.
333
Romae, a. d. III idus februarias...
Roma, 11 febbraio
Original Footnotes
  • 1) Siamo di fronte ad un complemento partitivo. Come si costruisce in latino, oltre che con e ed ex? Vedi Chiacchierata N. 43.
  • 2) Per fenestras. ecc. Ecco un complemento attraverso luogo. Come si rende in latino? Soltanto con per e l’accusativo? A quale domanda risponde in latino? Vedi Chiacchierata N. 34.
  • 3) In medio pariete: perchè non parietis? quale particolarità contiene?
  • 4) Nonne e non già num, perchè la domanda aspetta una risposta affermativa. Vedi Chiacchierata N. 55.
  • 5) Everest: la cima più alta dell’Himàlaia e del globo (m. 8890); Guarisankar (m. 7190), della stressa grande catena dell’Himàlaia.
  • 6) Ippogrifo: strano cavallo alato che, nell’Orlando Furioso, vediamo trasvolare con la velocità dei più potenti velivoli moderni da un punto all’altro del globo, cavalcato da un bizzarro eroe: Astolfo.
  • 7) Impero veramente immense, sterminato, l’Etiopia nostra, nel fantastico avvicendarsi di monti, di pianure, di fiumi famosi (il Mareb, il Tacazzè, il Nilo Azzurro, il Giuba, l’Uebi Scebeli); di laghi vastissimi (il lago Tana, Rodolfo, Margherita, ecc.).
  • 8) Dessiè, occupata dalle nostre truppe il 15 aprile 1936, parola che significa: mia gioia, come Addis Abeba significa: nuovo Fiore. Addis Abeba, occupata... Ma chi non ricorda quel pomeriggio del 5 maggio? Leggi, a proposito, in «Temi e svolgimenti sulla nuova Italia» Parte II.
  • 9) Qui hai un ablativo assoluto. Leggi a proposito la Chiacchierata N. 26.
  • 10) Si necesse fuerit...: perchè non ’’erit’’? E’ una regolina utilissima a capirsi e a ricordarsi fin da ora, dato che s’incontra spessissimo.
  • 11) Novistìne: che verbo è questo? Si potrebbe dire anche nostine. Perchè quel ne in fondo? Vedi i verbi difettivi nella Chiacchierata N. 20.
  • 12) Dic: ricorda fin ora i quattro imperativi: Dic, duc, fac, fer.
  • 13) Quo loco: Questo è un complemento di stato in luogo; perchè non è preceduto da in? Vedi Chiacchierata N. 36.
  • 14) I figli della Lupa! Chi non si ferma incantato a guardare quando passano? Alti quanto un soldo di cacio, paffutelli, fieri nell’aspetto, avanzano impettiti come se marciassero alla conquista del mando. Ma in realtà essi marciano alla conquista del mondo sotto il segno implacabile della terza Roma!
  • 15) Voce stentorea: cioè voce somigliante a quella di Stèntore. Chi era costui? Occorre fare un salto sui campi d’Ilio per incontrarlo. Da Omero sappiamo che egli era uno tra i più valorosi combattenti greci e che la sua voce equivaleva a quella di cinquanta uomini presi insieme.
  • 16) Quo: E’ un avverbio di luogo o più precisamente di moto a luogo. Ricorda di non adoperarlo al posto di ubi come quel tale che domandò: “Ubi vadis?” e l’altro gli rispose: “Ad quaerendum quo”. E fu una riposta ben meritata.
  • 17) Le celebri vie romane che, partendo dal miglio d’oro del Foro, si irradiavano vaste verso gli estremi confini dell’Impero. La Via Appia, costruita nel 312 a. C. dal censore Appio Claudio Cieco. Andava da Roma a Brindisi; la Via Flaminia, costruita dal console Caio Flaminio nel 202 a. C., andava da Roma a Rimini.
  • 18) Sotto lo strepito delle aquile romane... Era questa la simbolica fanfara che accompagnava il passo dei legionari e il loro fatale andare verso tutte le conquiste.
  • 19) Domum, ecc.: Perchè questo accusativo di moto a luogo senza preposizione? Leggi Chiacchierata N. 36.
  • 20) *Sulla prima adunata dell’anno scolastico, leggi a pag. 9 del vol.
  • 21) Crastino die (l’indomani): che complemento è? a quale domanda risponde?
  • 22) Interrogaturus... responsurus: Sono due participi attivi. Si traducono col significato di esser per interrogare... per rispondere; aver intenzione di interrogare... di rispondere. Ricordi le regole della coniugazione perifrastica attiva? Verdi Chiacchierata N. 22.
  • 23) Appia Via, Cassia Via, ecc.: Rispondo alla domanda: “Qua? Per dove?”. Perchè non si traduconoall’accusativo con per? Vedi Chiacchierata N. 34.
  • 24) Romam confluunt: Perchè quest’accusativo semplice: Romam? Non vorrai certo pensare che sia un complemento oggetto. Dì su la regola.
  • 25) E’ la strofa di una breve lirica dell’autore di questo libro. Puoi leggerla, insieme a molte altre, specialmente patriottiche e riflettenti gli avvenimenti storici più recenti, nell’antologia: «Nella nuova Aurora» pagg. 650 L. 15 e in appendice a Il mio libri di temi d’italiano pagg. 280 L. 9.50.
  • 26) Quanam linguae, ecc.: Ecco un complemento di mezzo o strumento che, viceversa, in italiano parrebbe complemento oggetto.
  • 27) Romam, Romam!...”. A proposito di questo accusativo ricorda l’accusativo di esclamazione. Vedi Chiacchierata N. 32.
  • 28) E’ uno dei momenti più commoventi dell’Eneide. Puoi leggere la traduzione e la note nel volume «Il poema di Enea e delle origini di Roma» a pag. 165. Vol. di pagg. 580 L. 14.
  • 29) Con simili colorite ed enfatiche espressioni hanno salutata Roma i più grandi poeti e scrittori latini: Ovidio, Marziale, Virgilio, Cicerone, Plinio.
  • 30) Tibi gratulaturum: si congratulerà con te. Perchè la persona al dativo? Perchè tale è, in latino, la costruzione di gratulor. Chiacchierata N. 40.
  • 31) Altre pagine sulla ricorrenza del 28 ottobre puoi leggerle in «Impara a svolgere i tuoi temi», ne «Il mio libro di temi d’italiano» e in «Temi e svolgimenti sulla nuova Italia».
  • 32) Telèloqui: telefonare. Il verbo latino corrisponde esattamente al suo significato italiano. Ma la persona con cui parla in distanza è posta in ablativo con cum piuttosto che in dativo.
  • 33) Nuntium oblitus es: La cosa o la persona di cui ci si dimentica si può mettere al genitivo e anche all’accusativo; sempre all’accusativo se si tratti di un pronome neutro.
  • 34) Numero inferior et prasidiis (sic): a quale complemento risponde questo ablativo? Di limitazione?
  • 35) Che complemento è questo? Di tempo? A quale domanda risponde e perchè è stato tradotto in accusativo? Vedi Chiacchierata N. 37.
  • 36) Milia corrisponde all’italiano migliaia: migliaia di... dieci migliaia di... In latino regge dopo di sè il genitivo. Ma se ben consideriamo non è in tal senso differente dall’italiano. Vedi Chiacchierata N. 10
  • 37) Questi brani della traduzione del bollettino della Vittoria fanno parte del pregevole volumetto del Prof. F. Stanco: Epitome di vita fascista, Soc. Editr. Intern. - Torino, L. 6.
  • 38) «Lippis et tonsoribus»... E’ un proverbio frequentissimo che si suole inserire anche nei discorsi e nelle conversazioni in italiano. Che cosa significa? Letteralmente si traduce «Ai cisposi e ai barbieri». Si adopera per indicare cos note assolutamente a tutti. E’ di Orazio (Satire).
  • 39) I condottieri, gli eroi della nostra gloriosa guerra? Tanti, e come splendidi! Ad ognuno di essi è legato il ricordo di gesta gloriose: da Toti a Baracca, a Gabriele d’Annunzio! Leggi, a proposito di Baracca, in «Impara a svolgere I tuoi temi» a pag. 133; a proposito di Toti, ne Il mio libro di temi d’italiano a pag. 200.
  • 40) : Perchè questo verbo sta al congiuntivo? Perchè appartiene ad una interrogativa indiretta.
  • 41) Momento grande della nostra storia! La grandiosa offensiva ebbe inizio il 24 ottobre 1918 e culminò con quel trionfale 4 novembre!
  • 42) Dicatis: E’ un participio passivo dal verbo “dico”, non quello della terza coniugazione, che significa: dire: ma della prima: dico, dicas, dicavi, dicatum, dicare: dedicare.
  • 43) Te...fuisse: Ecco una proposizione oggettiva. Essa ha il soggetto all’accusativo e il verbo all’infinito perfetto, perchè, traducendolo, corrisponde al passato prossimo: “Sei stato”. E quel “Romae” che complemento è? Ricorda, a proposito, a che caso vanno i nomi della 1a e 2a declinazione nel complem. di stato in luogo. Vedi Chiacchierata N. 24 e 25; a proposito della propos. oggettiva e dell’accusativo coll’infinito, le Chiacchierate N. 24 e 25.
  • 44) Quante le bellezze dell’Urbe? Innumerevoli. I Sette Colli, balenanti e frementi di ricordi; monumenti antichi che testimoniano la grandezza della Roma di ieri; vie, piazze, edifici, fori che rivelano il volto della Roma del Littorio. Ma c’è di più; c’è la Roma, capitale del mondo cattolico, con le sue chiese, con le sue maestose basiliche, col Vaticano.
  • 45) Abeuntem: E’ un participio accusativo dal verbo abeo composto da eo. Come si declina questo participio?
  • 46) A proposito di Roma, puoi leggere in «Temi e svolgimenti sulla nuova Italia» a pag. 132 e seguenti e nell’antologia «Nella nuova Aurora» parte II.
  • 47) Iecinoris. Questo sostantivo, che significa «fegato» ricordi di averlo trovato tra I sostantivi irregolari della 3<>a declinazione? Esso al nominativo fa iècur, al genitivo iècoris ed anche iecìnoris.
  • 48) In quale giorno cadono le none? Il 5 di ciascun mese. Le calende cadono il 1; le idi il 13. Ma nei mesi di marzo, maggio, luglio, ottobre (ricorda la parola riassuntiva: mar-ma-lu-ott) le none cadono il 7 e le idi il giorno 15.
  • 49) Ad effodiendum, ecc.: E’ una proposizione finale. In quanti modi si possono tradurre le proposizioni finali, oltre che col gerundivo preceduto da ad? Vedi Chiacchierata N. 28.
  • 50) Renitentibus illis: E’ un ablativo assoluto composto da un participio (di quale verbo?) e un pronome. Che cos’è l’ablativo assoluto? Vedi Chiacchierata N. 26.
  • 51) Cui nomen...cognomen... Ricordi la regolina per tradurre: aver per nome, esser soprannominato e simili frasi? Perchè poi fuit e non erat? Vedi Chiacchierata N. 41.
  • 52) Occipitium: Si tratta dell’occipite, ma, meglio, della “protuberanza metafisica” sulla quale fu colpito ne “I Promessi Sposi” quel tale capitano di giustizia, durante la sommossa di Milano.
  • 53) Pluisse...sonuisse...cecidisse. Tutte oggettive; da quale verbo dipendono? Vedi di capire l’oggettiva: Chiacchierata n. 24 e 25.
  • 54) Ex aere: Che complemento è? Come si traduce in latino il complemento di materia? Vedi Chiacchierata N. 39.
  • 55) Fino, cioè, ai remoti limiti dove oggi sventola il tricolore vittorioso dell’Italia imperiale.
  • 56) Sollecitudine: preoccupazione. E’ un complemento di causa, e qui si eprime (sic) coll’ablativo senza preposizione.
  • 57) Quid dicas: E’ una interrogativa indiretta, non è vero? Perciò il verbo si trova, come sempre in latino, al congiuntivo. Vedi Chiacchierata N. 56.
  • 58) Multa iam dies: è già tardi; è già giorno inoltrato.
  • 59) Te pudeat; te poeniteat: vergognati, pentiti. I verbi impersonali non hanno l’imperativo; al posto di questo si adopera la terza persona singolare del congiuntivo. Ricordati che essi reggono sempre l’accusativo della persona. Vedi Chiacchierata N. 30 bis.
  • 60) Anno millesimo, ecc.: Hai qui il complemento di tempo determinato, e perciò l’ablativo. Perchè devi adoperare il numero ordinale e non il cardinale? Vedi Chiacchierata N. 37.
  • 61) Mediolani: a Milano. E’ complem. di stato in luogo ed è espresso con un nome di città della seconda declinazione, ecco perchè sta al genitivo.
  • 62) Se percepturam: che avrebbe raccolto. E’ una proposizione oggettiva coll’infinito futuro. E’ retta da speraverat, perchè in latino i verbi spero, promitto, iuro, pretendono sempre dopo di sè l’infinito futuro. Vedi Chiacchierata N. 54.
  • 63) Tricolori insultabatur: s’insultava. Questo verbo regge il dativo e, nel passivo come qui, si costruisce impersonalmente. Ti pare impossibile che si oltraggiasse perfino la bandiera? Eppure è così! E fu così, finchè il cosiddetto “Manganello” non intervenne a porvi rimedio.
  • 64) Lèniter arridebat: sorrideva dolcemente. Non è difficile figurarsi la luminosa e maestosa imagine, che appare incontro al sole, ammantata del Tricolore, dolcemente sorridente.
  • 65) E’ un ablativo assoluto. Confronta la Chiacchierata N. 26.
  • 66) Quo anno: Ablativo semplice. Perchè? E’ infatti un complemento di tempo che risponde alla domanda... A quale domanda? Vedi la Chiacchierata che riguarda il complem. di tempo.
  • 67) Del tutto sgombro di nubi. Quel vacuus regge l’ablativo, in quanto esprime l’idea di privazione.
  • 68) In un giorno tanto solenne anche il Tevere, il sacro Tevere, che tanta parte avrà nella storia e nei luminosi destini della città eterna che sta per nascere, scorre mormorando un suo epico carme.
  • 69) De corvis: E’ complemento di argomento; sta perciò all’ablativo preceduto dalla preposizione de. Vedi Chiacchierata N. 46.
  • 70) Totius: E’ un genitivo, nevvero? Come esce al dativo? Quali altri aggettivi si declinano come totus? Vedi Chiacchierata N. 15.
  • 71) Adepta est: conquistò. Quale verbo vai a cercare sul vocabolario per trovare questo perfetto? E’ un verbo deponente. Va a vedere adipiscor.
  • 72) Cicerone, Plinio, Virgilio, Marziale, Orazio: tutti grandi scrittori e poeti di Roma, onore e vanto dell’umanità, tutti celebrano con parole elevate e accese di sentimento Roma immortale, ma la celebrazione più vibrante, più alta è il Carme secolare oraziano. Si levano le stupende strofe alte e ispirate, con la solennità di un volo di aquile, oltre i secoli, oltre i millenni.
  • 73) Roma: E’ ablativo. Perchè? Pensa al secondo termine di paragone del comparativo maius. Vedi Chiacchierata N. 8.
  • 74) Tradidit...faciendum: ci assegnò da fare. Qui hai un gerundivo. Quando si ha la costruzione del gerundivo? Questa è necessaria quando il gerundio è al dativo, oppure all’accusativo o all’ablativo con preposizione.
  • 75) Un superlativo in limus, a, um? Quando si ha? Ricordati dei pochi aggettivi ai quali si applica: similis, dissimilis, facilis, difficilis, gracilis, humilis. Chiacchierata N. 7.
  • 76) Cantibus è ablativo. Da chi è retto? Ricorda la costruzione del secondo termine di paragone. Chiacchierata N. 8.
  • 77) Quocumque: dovunque ti rivolga. E’ un avverbio di moto a luogo. Perchè il verbo all’indicativo? Perchè in latino con gli avverbi e i pronomi composti o raddoppiati, si adopera l’indicativo.
  • 78) Cucurbitae: le zucche! Tutto fiorisce nel bel mese dei fiori, fioriscono anche le zucche!
  • 79) Fisus: confidando. Ricordati di quei tali participi deponenti e semideponenti che hanno spesso significato di presente: vèritus: temendo, fisus e confisus: confidando; ausus: osando; usus: servendosi; gavisus: godendo; arbitratus e ratus: credendo. Fisus è costruito con l’ablativo.
  • 80) Praeditus: fornito; dignus: degno: reggono l’ablativo.
  • 81) Cui favent: cui favoriscono. Faveo regge il dativo.
  • 82) E’ il proclama di S. M. il Re tradotto letteralmente. Puoi rileggerlo nella antologia: «Nella Nuova Aurora», parte II. Ho preferito riportarlo nell’eccellente traduzione del Prof. F. Stanco nel volumetto: «Epitome di cultura fascista», S. E. I., Torino – L. 6.
  • 83) Locuturus erat: stave per parlare. Ricordati del significato del participio fut. attivo. Vedi Chiacchierata N. 22.
  • 84) ’’La guerra è vinta, la pace ristabilita’’. Non c’è nessuno al quale queste parole pronunziate quel giorno dalla maschia, decisa voce del Duce, non risuonino tuttora in fondo all’animo.
  • 85) Ad iteratam...visionem salutandam... Ecco una proposizione finale tradotta col gerundivo preceduto dal ad. Vedi Chiacchierata N. 28.
  • 86) Vacuas cucurbitas: le zucche vuote! E tale era poco prima la testa di Testasecca.
  • 87) Impleri: che siano riempite. E’ un infinito, perchè proposizione oggettiva; al passivo, perchè manca la persona che fa l’azione e diventa soggetto cucùrbitas. Vedi Chiacchierate NN. 24 e 25.
  • 88) Ad hoc... tractandum: per svolgere. E’ una proposizione finale tradotta con ad e il gerundivo. In quanti altri modi si può tradurre? Vedi Chiacchierata N. 28.
  • 89) Paucis: è sottinteso verbis. Cioè in poche parole. E’ complem. di mezzo. Vedi Chiacchierata N. 28.
  • 90) Ricordati che maggio è uno di quei mesi compresi nella parola bizzarra, ma così utile: «Mar-ma-lu-ot», perciò in esso le none cadono il 7, non già il 5.
  • 91) Domi: E’ chiaro che domi non significa soltanto in casa, ma anche come qui, «in patria».
  • 92) Impazienti di ascoltare. E quale impazienza! Ansia, spasimo: piuttosto! Ricordi la regola del gerundio?
  • 93) Orbi terrarum universo: A tutto il mondo, perchè tutto il mondo aveva seguito attento fin dal suo inizio l’ardita gesta, tutte le nazioni: altre livide d’invidia, gelose, pronte a gettarci dinanzi tutti gli ostacoli; altre attente e ammirate di tanta audacia, di tanta energia, di tanto valore, ma tutte incredule; ora, viceversa, stupefatte.
  • 94) Quem leonem!! E’un accusativo di esclamazione che si riferisce ad Ailè Selassiè, ridiventato da quel giorno Ras Tafàri, fuggiasco dalla capitale di quello che egli proclamava il suo invincibile impero, dopo averne ordinato l’incendio e la distruzione.
  • 95) Ferro ignique: col ferro e col fuoco. Ricordati che ignis esce di regola all’ablat. in e, ma quando è unito in latino a ferro o ad aqua esce in i.
  • 96) Velim: vorrei. Perchè «vorrei» si traduce in latino col pres. congiuntivo? Vedi Chiacchierata N. 49.
  • 97) In un domani non lontano la Storia testimonierà quale grandiosa opera di civiltà avrà compiuto l’Italia liberando l’Etiopia da una barbarie più che millenaria.
  • 98) Italia Lictoria stat, ecc. Sta, resiste immota. Lo ha dimostrato spezzando il cerchio dell’assurdo assedio, onde cinquantadue nazioni tentavano soffocarla. Impàrati questo periodo a memoria e ricòrdartelo. Osserva quanto questa espressione sia potentemente efficace in latino.
  • 99) Si tratta precisamente della statua del leone di Giuda che faceva superba mostra di sè ad Addis Abeba prima della nostra occupazione. Quel meschino e superbo simbolo fu portato a Roma e collocate (fatale vendetta della storia) ai piedi del monumento dei caduti di Dògali. Così i gloriosi eroi caduti strenuamente in faccia ai barbari nel 1887, sono finalmente placati.
    Ad Addis Abeba, al posto del Leone di Giuda, fa ora buona guardia la Lupa romana.
  • 100) Ex trecentis, ecc. Qui hai un complemento partivo. Come si traduce questo compl. in latino? soltanto con e o ex e l’ablativo? Vedi Chiacchierata N. 43.
  • 101) icta: colpita. E’ un participio: di quale verbo e quali sono le sue forme fondamentali?
  • 102) Il 24 maggio come il 4 novembre, si commemora in realtà Lui: il figlio, il fratello, il camerata: tutti i Caduti della grande guerra, perchè in lui tutti sono simboleggiati: in lui tutti si riconoscono.
  • 103) Illum...profectum esse: che egli partisse, sia partito. Hai qui una proposizione infinitiva retta da verisimile est. Il verbo è un infinito perfetto di... Indovinalo.
  • 104) Il Milite Ignoto! Quando partì per la grande lotta? In che giorno cadde? A quale arma apparteneva? E’ il mistero che lo avvolge, ce lo rende anche più sacro.
  • 105) E’ il dialoghetto tra il lupo e l’agnello là nella prima favola di Fedro. Ricordi? Dice il Lupo: «Ante hos sex menses maledixisti mihi». Replica l’Agnello: «Equidem natus [Editor's note: The original text gives notus.] non eram». Replica a sua volta il Lupo: «Pater tuus maledixit mihi». Stando così le cose (!?) se lo mangiò.
  • 106) Francesco Baracca, asso degli assi, arcangelo dei cieli della Patria. Leggi a proposito di lui in «Impara a svolgere i tuoi temi» Parte I, Enrico Toti, il grande eroe romano. Leggi, a proposito, il racconto della sua fine ne «Il mio libro di temi d’italiano» Parte II.
  • 107) Redeùntes: da rèdeo (compost di eo). Quando si adopera il participio presente? Vedi Chiacchierata N. 27.
  • 108) Altero oculo: a un occhio. Perchè sta all’ablativo? Vedi, a proposito: Chiacchierata N. 39. Perchè quell’altero? Si unisce sempre quando si tratti di cose che esistono in due: altero oculo, altero pede.
  • 109) Molestia affectus sum: sono seccato. Ricordi la regola di afficio, afficior? E’ un verbo che regge sempre l’ablativo e prende il suo significato dal nome che regge.
  • 110) Aspiceres: avresti potuto vedere. Che regola racchiude? Vedi Chiacchierata N. 47.
  • 111) Circunsonantem: che strepitava intorno. Quando si adopera il participio presente? Verdi Chiacchierata N. 27.
  • 112) Interfuit: partecipò. E’ un composto di sum. Come si coniugano i composti di sum? Come sum facendo precedere a ciascuna voce di sum una preposizione come inter, prae, sub, pro. Per osservazioni particolari e per capire una buona volta per sempre i composti di sum vedi Chiacchierata N. 16.
  • 113) Ex chàlybe (di acciaio) è complem. di materia; galèro (elmetto) è complem. di mezzo. Chiacchierata N. 39.
  • 114) Sono parole di Gabriele d’Annunzio. Il poeta incitatore, l’aèdo della nostra grande guerra, che con la parola, coll’esempio incitò e trascinò a tutte le audacie per terra, sul mare, nel cielo.
  • 115) Nèqueo: non posso. E’ come queo, un composto di eo. Ricordi come si coniugano? Vedi Chiacchierata N. 19.
  • 116) Relàta: le cose riportate. E’ un neutro plur. participio, da quale verbo?
  • 117) Monticulus ille...Grappa mons... Immagina che all’improvviso un magico velario ti si squarci dinanzi e di rivivere, ad esempio i giorni di quell’epico giugno 1918. L’urto formidabile di due eserciti, di due popoli, di due razze lampeggia sinistramente tra boati paurosi, rombi, scoppi. Si direbbe che cielo e terra si assalgano in un cozzo pauroso e mortale.
  • 118) Aëriam... classem: la flotta aerea. E’ soggetto di un aggettivo espresso nel verbo interfuisse. La nostra flotta aerea! Ci pensi qualche volta? Una cosa impressionante! Trimotori possenti, caccia leggeri, agilissimi, piloti allenati a tutte le audacie, a tutti gli ardimenti. Si è veduto, (e il mondo ne à rimasto sbalordito), nell’epica gesta africana; si è veduto in un’altra lotta per la civiltà e per l’avvenire del mondo, nei cieli della Spagna. Insomma una creatura proprio così come il Duce l’ha voluta.
  • 119) Di tutti questi eroi puoi trovare pagine eloquenti ne «Il mio libro di temi d’italiano, in Impara a svolgere I tuoi temi e in Temi e svolgimenti sulla nuova Italia
  • 120) Inflari visa sunt: sembrarono gonfiarsi. Hai qui uno dei tanti esempi della costruzione pers. di videor. Perchè inflari è al passivo?
  • 121) Il coro squillante di voci delle giovani e delle piccole italiane, dei figli della Lupa.
  • 122) Ne me cruciàveris: non mi tormentare. Eccoti un imperative negativo. Leggi bene le regole per tradurlo, nella Chiacchierata N. 50.
  • 123) Cum non potuerim: per il fatto, dato che non ho potuto. Hai un cum col cogiuntivo, perchè si tratta di una proposizione causale.
  • 124) Corpus stratum: Hai qui un accusativo alla greca o di relazione; infatti l’aggettivo stratum non si riferisce, come parrebbe, a corpus, ma a te legentem, e regge a sua volta un accusative cioè corpus. Ma per meglio capire questa regola, vedi Chiacchierata N. 31.
  • 125) Qui: guarda che in questo caso non si tratta di un pronome relativo, ma di un avverbio interrogativo che si traduce: come? In qual modo?
  • 126) Hai qui, uno vicino all’altro, due complementi, uno di modo o maniera, l’altro di mezzo. Come si possono tradurre in latino? Vedi le rispettive Chiacchierate e lo specchietto dei complementi, in appendice al volume.
  • 127) Undecimum diem, ecc. Parrebbe di dover tradurre: da undici giorni, invece si traduce da dieci giorni. Perche? Perchè in latino questo giuoco di un giorno o un anno o un mese in più capita sempre quando si adoperi il numerale ordinale. Ed è esatto; qui infatti dieci giorni sono passata e l’undicesimo è soltanto incominciato e in corso. Vedi Chiacchierata N. 37.
  • 128) Ruri: in campagna, domi: in patria e in casa: humi: per terra. Ricorda una buona volta per sempre questi tre genitive locative. Vedi Chiacchierata N. 37.
  • 129) In mediis silvis: in mezzo alle selve. Perchè non in medio silvarum? In quanto a quel canoris, osserva che esso regge l’altro ablativo: cantibus. Che complemento è “cantibus?”.
  • 130) Tutto canta intorno a Trambusti. Intorno a lui si leva davvero un’orchestra grandiosa e armoniosa. Egli ascolta e gode. E’ uno di quei pochi fortunati che ascoltano e godono delle voci del Creato, perchè la maggior parte dei viventi non avverte, nè vede, nè vuol sentire. Tutto ciò che si svolge di stupendo nell’immenso panorama della vita e della natura è, per tanti, muto e incolore. Tant’è sonar loro un corno che un violino.
  • 131) Venari vetimur: ci è vietato di andare a caccia. Perchè questa costruzione personale, come se si trattasse di videor? Va a leggere la Chiacchierata N. 30 e cerca di ricordartela.
  • 132) Data: cioè i Romani intendevano: «questa lettera, data, consegnata al tabellario (postino)»; noi diciamo in italiano: impostata. Il luogo si metteva al caso genitivo locativo o all’ablativo Qui «Scaricalasino», è considerato in italiano, non già tradotto in latino.
  • 133) Se vai a leggere la Chiacchierata N. 56, capisci subito perchè questo verbo sta al congiuntivo.
  • 134) Per comprendere il perchè di questi infiniti future, occorre riflettere alla regola di «pero, promitto, iuro». Vedi Chiacchierata. N. 54.
  • 135) Fruatur: gode. Regge l’ablativo. Sta poi al congiuntivo perchè è una proposizione con valore causale.
  • 136) Osserva come la fantasia dei due bravi tuoi compagni si accenda, via via s’infiammi e galoppi lontano. Grande cosa, la fantasia!
  • 137) Ad nos onerandos: Hai qui una proposizione finale tradotta col gerundivo. Chiacchierata N. 28.
  • 138) Hai qui, uno vicino all’altro, due complementi: un complemento di agente preceduto dalla preposiz. a, e un complem. partitivo preceduto da e.
  • 139) Perbreves equivale a brevissimas. Ricorda che l’aggettivo si rende spesso superlativo premettendo ad esso per o prae. Confronta la Chiacchierata N. 7.
  • 140) Undecimum diem: da dieci giorni. Se sono dieci, perchè si traduce undecimum? Leggi la regola nelle Chiacchierate NN. 37 e 38.
  • 141) Umbracula: ombrelli; ma qui pensa a dei giganteschi ombrelloni quali possono essere, o sembrare, le chiome di robusti pini.
  • 142) Quid...dicam: che cosa dire, dovrei dire? Per capir bene questo congiuntivo, leggi e cerca di capire e ricordare la Chiacchierata N. 49 sul congiuntivo dubitativo.
  • 143) Tuttavia i giorni precipitano. E’ sempre così quando le giornate sono intense di opere, quando la gioia e l’entusiasmo del lavoro accendono l’animo e lo rendono fiammeggiante. Quanto, all’opposto, è lento o sfibrante il tempo trascorso nell’ozio o in una beota (non beata) apatia!
  • 144) Aduri: E’ un infinito passivo da adurere: scottare, bruciare Vuol dire: Sopportiamo, tolleriamo di bruciare (letteralmente: di esser cotti) al sole, nelle dure, ma sane fatiche del campeggio.
  • 145) Me miseret tui: Ho compassione di te. Eccoti un verbo impersonale, uno di quei verbi che hanno una costruzione speciale, come puoi leggere nella Chiacchierata N. 30, di cui devi ben ricordare regole ed esempi.
  • 146) Sive habes...sive, ecc. Dopo: sia che, ecc.: in italiano si adopera il congiunt.; in latino, invece, di regola, l’indicativo.
  • 147) Il verbo è al congiuntivo perchè si tratta di una proposiz. interrogativa indiretta. Riguardo alle regole sullo stile epistolare in latino, vedi Chiacchierata N. 52.
  • 148) Interfui: partecipai. Hai un compost di sum, che regge come gli altri, il dativo.
  • 149) trahit sua quemque voluptas: ognuno ha una passione, una tendenza che lo trae a sè. E’ una sentenza di Virgilio diventata proverbiale.
  • 150) In proximum annum: nel prossimo anno. Alla domanda. «Per quando?» si risponde in latino coll’accusativo preceduto da in. Vedi Chiacchierata N. 37.
  • 151) Gratulor tibi ecc. Ritorna qui la regola di gratulor, il quale è uno di quei verbi che reggono il dative della persona con la quale ci si cingratula e l’ablat. con de oppure con in della cosa della quale ci si congratula. Ma a volte la cosa si mette anche all’accusativo.
  • 152) Itinere: dal viaggio. Ecco un complem. di causa all’ablat. E’ retto da fatigatus.
  • 153) Canebatur: si suonava, veniva suonata; da chi? Qui il verbo è usato impersonalmente. Non ha perciò complemento di agente.
  • 154) Coram omnibus... dispositis: alla presenza di noi tutti schierati. E’ questo un participio dal verbo dispone, un participio congiunto? che cos’è il participio congiunto?
  • 155) Memorem: a che ricordare... E’ un congiuntivo dubitativo. A proposito di questo congiuntivo, vedi di capirlo bene leggendo attentamente la Chiacchierata N. 49 e di ricordarne gli esempi.
  • 156) Postridie profecturi eramus: l’indomani eravamo per... avevamo intenzione di... Ricordi la coniugazione perifrastica attiva e il suo significato? Leggi la Chiachierata N. 22.
  • 157) Totam noctem: per tutta la note. E’ un complem. di tempo. A quale domanda risponde? Si potrebbe tradurre anche: per totam noctem? Vedi Chiacchierata N. 37.
  • 158) numeratu: a contarsi. Ecco un supino passivo. Esso corrisponde in italiano ad un infinito retto da a; si ha dopo aggettivi come facile, difficile, memorabile, ecc.
  • 159) Multo facilius: molto più facile. In latino, come in italiano, il comparativo si può rinforzare con multo, tanto, quanto, ecc.
  • 160) in aurem utramvis dormire: dormire tra due guanciali. Non è però traduzione esatta del latino.
  • 161) Cùbitum ire... cùbitum discèdere: sono frasi che vogliono dire: andarsene a letto, andarsene a dormire. E’ un supino del verbo: cubo.
  • 162) Tìtiro, sdraiato all’ombra di un faggio, è il famoso pastore della prima ègloga virgiliana, il quale trascorre sereno i suoi giorni in campagna guardando il suo gregge. Avrai campo di conoscerlo, quando tradurrai le Egloghe.
  • 163) Perchè all’accusativo con in? Perchè risponde alla domanda: «Per quando?».
  • 164) Quid escogites: che cosa ti frulli per la testa. Ecco un congiuntivo. Perchè? Occorre, a proposito, che ti ricordi della costruzione della interrogativa indiretta. Vedi Chiacchierata N. 56.
  • 165) Aëra: è l’accusativo di aër aëris; perchè esce in a?
  • 166) Hai qui due participi presenti. Il participio presente indica una azione incompiuta, anzi, più precisamente, che dura insieme a quella espresso dal verbo principale, infatti mentre garriscono, le rondini solcano e dividono l’aria. Chiacchierata N. 27.
  • 167) Ad volandum: a volare. E’ una finale? In quanti modi si possono tradurre le proposizioni finali? In molti modi. Vedi Chiacchierata N. 28.
  • 168) Questo motivo ritorna in una pagina de «Il mio libro di temi d’italiano» e precisamente nel tema intitolato: ”Oh, se avessi le ali”. Vedi a pag. 160.
  • 169) E’ una strofa dello Zanella, questo nostro poeta, specialmente in certe sue liriche, così ispirato e così felice nel sollevarci dalla pesante materia che ci opprime verso sfere elevate e raggianti, «in più spirabil aere», insomma.
  • 170) Alio: altrove. E’ uno dei tanti avverbi di moto a lungo (una sfilza) in o, che rispondono tutti alla domanda: «Quo».
  • 171) Il Montello, il Grappa, il Piave (nota, a proposito, quella desinenza in im e leggi la Chiacchierata N. 3); quali nomi turbinanti di epopèa! Basta, con un balzo indietro nel tempo, ritornare a quell’epico 1917 o 1918.
  • 172) Fiumi sacri: il Piave, il Tevere, lo Xanto o Scamandro. Quante e quali lotte gigantesche attorno a questi fiumi! Sulle loro sponde si decise più volte il corso della storia dell’umanità. A proposito dello Xanto leggi il mirabile episodio a pag. 306 di «Numi, battaglie, eroi» L’urto gigantesco tra il divin fiume che lotta in difesa della sua città protetta e il formidabile, furibondo Achille.
  • 173) Cur: perchè? Ricordati che quando «perchè?» introduce una interrogazione diretta o indiretta, si traduce cur o quare, non mai con quia o con quod, che sono causali.
  • 174) Ad un tanto, acceso, interminabile sproloquio, Stocchetti rimane lì stupefatto, si direbbe: a bocca aperta.
  • 175) Acrior: assai, alquanto, acuto, arguto. Così si traduce il comparativo assoluto cioè il comparativo che sta da per sè, senza termine di paragone.
  • 176) La Vittoria, la nostra grande Vittoria, che decise le sorti non soltanto dell’Italia, ma del mondo; che si librò, in quelle radiose giornate del novembre 1918, si librò così alta sotto il divin sole della Patria trionfante, fece palpitare selve di tricolori, trasvolò crosciando sull’esercito nostro, finalmente vittorioso.
  • 177) Innumerevoli croci che dischiudono le loro braccia benedicenti sulle zolle sacre e proteggono gli eroi che così eroicamente seppero cadere. A proposito dei cimiteri di guerra e dei nostri eroi, leggi in «Temi e svolgimenti sulla nuova Italia», a pag. 21.
  • 178) Ut eo revertamur: tanto per ritornare al punto, ecc. Così puo tradurre. In quanto a quell’avverbio, lo riconosci? E’ uno dei tanti avverbi di luogo in o che rispondono alla domanda di moto a luogo: ”Quo”?
  • 179) Si alas haberes. Ecco il periodo ipotetico. Quale tipo? Vedi e cerca di capire la Chiacchierata N. 60. Nella frase, poi, quonam volaturus: «dove avresti intenzione di volare», hai, insieme la regola della coniugazione perifrastica attiva e della interrogative indiretta. Vedi Chiacchirata N. 22 e N. 56.
  • 180) Leggi la mirabile, plastica descrizione della graziosa scena dell’Eneide ne «Il poema di Enea e delle orgini di Roma» a pag. 371. Così pure a pagina 352 puoi leggere lo stupendo racconto di Ercole che afferra e soffoca il tremendo mostro Caco, ladro matricolato e terrore del Lazio.
  • 181) Nei tempi antichissimi, quando ancora la vetta del Campidoglio era folta di boschi e di rovi, le genti vedevano lassù balenare l’egida di Giove. Leggi nello stesso libro a pag. 361.
  • 182) E chi non conosce questa strofa e la gagliarda accesa lirica a cui appartiene e cioè: ”Nell’annuale della Fondazione di Roma” del Carducci? Per il commento vedi «Analisi estetiche e letterarie» a pag. 83.
  • 183) Sull’età nera, sull’età barbara” scrive il Carducci. Non è stato forse così nella recente lotta con la millenaria barbarie abissina?
  • 184) Ricorda, a proposito, il mirabile racconto e le indimenticabili pagine del ”Quo Vadis?”. Sono come squarci di epopee del Cristianesimo.
  • 185) Crucem autem, ecc. Precisamente la Croce oggi campeggia nel centro del Colosseo, alta, trionfatrice, benedicente, su tante memorie tante rovine, indistruttibile testimonianza di aspre lotte e di trionfali vittorie, espressione augusta della civiltà cristiana
  • 186) La cupola michelangiolesca, prodigio del genio e dell’ardire umano e, insieme, della fede.
  • 187) Ex marmore: di marmo. E’ un complem. Di materia. Come si traduce in latino, è detto nella Chiacchierata N. 39.
  • 188) Per altum: attraverso le profondità dell’azzurro. E’ complemento di moto per luogo. Occorre ricordarsi come si costruisce, leggendo la Chiacchierata N. 37. Le due gigantesche quadrighe, simboleggianti l’Unità e la Libertà, sembrano veramente, nell’impeto del loro slancio, spiccare il volo attraverso lo spazio.
  • 189) Per quanto riguarda la maestosità dell’Altare della Patria e la suggestiva poesia che lo avvolge, leggi in Tempi e svolgimenti sulla nuova Italia a pag 139.
  • 190) Salutetur... salutetur: si saluti, sia salutato. E’ un congiuntivo impetuosamente esortativo. Qui ha un’efficacia particolare.
  • 191) E’ la celebre, immortale strofa di Orazio, viva, penetrante, trionfale, augurale e accesa come una preghiera, che si leva alta incontro al Tempo e allo Spazio, varca i secoli, vanisce per un attimo, per riecheggiare poi di nuovo nelle epoche, insieme al nome di Roma e all’impetuoso rifiorire di questa ”itala gente dalle molte vite”.
  • 192) Somniare somnium, vivere vitam, pugnare pugnam, ecc. Ricordi la regola dell’accusativo dell’oggetto interno?
  • 193) Maximae iucunditati...nobis: Ecco il doppio dativo.
  • 194) Quanto mèlius: quanto meglio. Perchè non «quantum»?
  • 195) Osserva quanti gerundi! Da quali verbi derivano?
  • 196) In meo rure: nella mia fattoria. Perchè, qui, si può premettere «in
  • 197) Imbre iuvante: conciliandolo la pioggia che cade. Ricorda la prima elegia di Tibullo.
  • 198) Non ti è rimasto forse profondamente impresso il ritorno della salma di Ettore in Ilio? Va a leggere l’indimenticabile episodio in «Numi battaglie, eroi» a pag. 361.
  • 199) Ecce, en: ecco, si possono far seguire oltrechè dal nominativo, anche dall’accusativo; potresti perciò qui dire anche: Ecce praeceptorem!
  • 200) A te peto: ti chiedo. Ritorna la regola di peto; la ricordi?
  • 201) Ne luseris: non mi prendere in giro. E’ un imperativo negativo; perchè sta al perfetto?
  • 202) Aggressurus sum: sto per, sono per... Ricorda il significato della coniugazione perifrastica attiva.
  • 203) Hai qui un complemento di mezzo. Perchè sta all’ablativo senza preposizione?
  • 204) Sono gli impetuosi versi con i quali si conclude nel libro IX dell’Eneide l’episodio di Eurialo e Niso.
  • 205) Queste iniziali pl. s. d. si sciolgono in: plùrimam salutem dicit, e significano: saluta moltissimo.
  • 206) A me quaeris: Mi chiedi. La regola dei verbi: chiedere e domandare? Vedi Chiacchierata N. 45.
  • 207) Audias e i molti congiuntivi che seguono, sono adoperati al posto dell’imperativo per mitigare la rudezza del commando.
  • 208) Admirationi toti Orbi: Hai qui il doppio dativo, così frequente in latino, che in italiano suona così: di ammirazione a tutto il mondo.
  • 209) Sono due versi famosi, stupendamente vivi e comprensivi, che andrebbero gridati con un formidabile megafono ai quattro venti ogni anno il 21 aprile a tutti i popoli, specialmente a quelli che si danno delle arie e misconoscono ostinatamente la madre.
Critical Notes
  • 1) aëriam, originally äereim, corrected by FLT-editors.
Original Footnotes
  • 1) Pagine sul campeggio? Vedi: Temi e svoglimenti sulla nuova Italia a pag. 115-125.
  • 2) A proposito del Natale, degli auguri, degli inviti leggi ne Il mio libro di temi d'italiano, in Impara a svolgere i tuoi temi e in Temi e svoglimenti sulla nuova Italia.
  • 3) «A Roma - affermava il grande poeta tedesco Goethe - mi sono sentito per la prima volta d'accordo con me stesso; mi sono sentito felice. Io scorgo da questa città la stella del faro!" - esclamava. - E Roma è in realtà un faro luminoso: è tutto un mondo. A Parigi, a Vienna, a Madrid, a New York, a Berlino, si ha l'impressione dell'effimero e del particolare; queste città, pur così grandi e splendide, non sono che dei momenti nella storia in marcia; soltanto a Roma si ha la sensazione dell'universale e dell'eterno; vi si vive tutta la storia e se ne è proiettati nell'avvenire. Roma è come un culmine ideale a cui tutto fa capo. Atene stessa non è, in confronto, che una tappa luminosa.
IMAGES FROM PAPERINI 1938, CH. V, XVIII, XXV, XLIX.