Dux - 1932

INTRODUCTION

Dux is a triptych of lyric poems in different metres which praise Mussolini and the Fascist regime: Dux Populi (in Asclepiads), Dux Militum (in Alcaics) and Dux Italiae (in Sapphic stanzas). The author explains his metric choices in Illuminati (1932: 14 n. 1). Dux was awarded the first prize at the Concorso Dux of 1930, a Latin poetry competition meant to celebrate Mussolini and organized by the National Association of Fascist Teachers (Associazione Nazionale Insegnanti Fascisti) (Traina 2003: 287; Fera 2006: 311-312; Lamers and Reitz-Joosse 2016: 223). In Illuminati (1932: 1-3), the text is printed with a preface of the philologist and linguist Alfredo Schiaffini (1895-1971), who praises Illuminati as “Horace’s last legitimate offspring” (l’ultima prole legittima di Orazio) for his ability to grasp and Latinise the ideals animating the Fascist revolution. In Illuminati (1932: 14-15) and Illuminati (1933: 180-182), the Latin text is accompanied by footnotes in Italian, where the author corroborates his admiration for Mussolini and clarifies the references to ancient Rome and contemporary events. The myth of Rome is central to the author’s representation of Mussolini and Fascist Italy. Illuminati draws heavily on the Fascist rhetoric of renewal of Rome’s ancient past, and adduces the greatness of the Rome of the Caesars as the heritage of the Italians and as a source of inspiration of Mussolini’s political conduct (Lamers and Reitz-Joosse 2016: 223-227).


Dux Populi consists of 8 stanzas which delineate Mussolini’s biography from his youth until the preparation of the Fascist seizure of power in 1922. The author focuses in particular on the vicissitudes of Mussolini before, during and after the First World War: he celebrates him as an interventionist (vv. 13-20), then as an (heroized) soldier (vv. 21-24), and finally as the leader who vindicated the Italian victory by putting an end to the post-war social unrest (vv. 25-32).


Dux Militum, in 12 stanzas, recalls the March on Rome (28 October 1922) and the early years of Fascist rule in Italy. Of the trilogy Dux, this is the poem in which the myth and imagery of ancient Rome appears most pervasively (see Lamers and Reitz-Joosse 2016: 224-226; Fedeli 2020: 70-71). Illuminati frames the march of the Black Shirts among the visions and ruins of ancient Rome, and depicts the Fascist seizure of power as a renewal of the ancient city’s power and morals (vv. 9-28): the scene ends with the Italian people enthusiastically accepting the new Fascist order (vv. 29-32). In the last four stanzas, Illuminati alludes to the assassination attempts on Mussolini that took place in the early years of the Fascist rule, and claims that both Mussolini’s safety and the punishment of his enemies are granted by God (vv. 41-48).


Dux Italiae lists and celebrates the achievements of the regime, following the then popular rhetoric of the Golden Age brought about by Mussolini (v. 53): among such achievements, Illuminati names the Fascist laws and the corporations (vv. 6-8), the boost to agriculture and industry (vv. 9-17), the renewal of national education (vv. 21-28), scientific innovations and discoveries (vv. 33-40), archaeological discoveries (vv. 45-48), and last but not least the Lateran Pacts of 1929 (vv. 49-52) (see Fedeli 2020:70).


Dux was published in Illuminati (1931), Illuminati (1932) and then in Illuminati (1933: 166-179). The trilogy is analysed in Lamers and Reitz-Joosse (2016: 223-227), and in Fedeli (2020: 69-71). For an analysis of the presence of pastoral themes in the trilogy, see Barton (2020: 91-92, 96-97). Shortly after the Allied invasion of Sicily in 1943, Illuminati composed another trilogy, in the same metres as Dux (Asclepiads, Alcaics and Sapphic), with the title In Italiae libertatem (‘For Italy’s freedom’): here the author eulogizes the youth destroying symbols of the Fascist ventennio, but refrains from explicit condemnations of the regime (Fedeli 2020: 70-71). This trilogy was published in Illuminati (1999:188-199).

 

Bibliography

 

Latin texts

Illuminati, Luigi. 1931. Carmen in Benitum Mussolini Ducem. Florentiae: In Aed. “L’arte della Stampa.”

———. 1932. Dux. Carme Latino premiato nella gara bandita dell’associazione Naz. Insegnanti Fascisti. Turin etc.: Società Editrice Internazionale.

———. 1933. Inter viburna: Carminum volumen prius. Genuae: Ex typis Aemiliani degli Orfini.

———. 1999. Flamma quiescens. Atri: Associazione culturale “Luigi Illuminati.”


Secondary sources

Barton, William M. 2020. “Pastoral and Italian Landscape in the Ventennio Fascista: Natural Themes in the Latin Poetry of F. Sofia Alessio, G. Mazza and L. Illuminati.” In Studies in the Latin Literature and Epigraphy of Italian Fascism, edited by Han Lamers, Bettina Reitz-Joosse, and Valerio Sanzotta, 245–322. Supplementa Humanistica Lovaniensia 46. Leuven: Leuven University Press.

 

Fedeli, Paolo. 2020. “Uso e abuso della poesia di Orazio nelle odi al Duce e al fascismo.” In Studies in the Latin Literature and Epigraphy in Italian Fascism, edited by Han Lamers, Bettina Reitz-Joosse, and Valerio Sanzotta, 51–76. Supplementa Humanistica Lovaniensia 46. Leuven: Leuven University Press.

 

Fera, Vincenzo. 2006. “Microcosmo letterario meridionale: Morabito tra Francesco Sofia Alessio e Alfredo Bartoli.” In La poesia latina nell’area dello stretto fra Ottocento e Novecento: Atti del Convegno di Messina, 20-21 ottobre 2000, nel centenario della nascita di Giuseppe Morabito (1900-1997), edited by Vicenzo Fera, Daniela Gionta, and Elena Morabito, 311–35. Messina: Centro Interdipartimentale di Studi Umanistici.

 

Lamers, Han, and Bettina Reitz-Joosse. 2016. “Lingua Lictoria: The Latin Literature of Italian Fascism.” Classical Receptions Journal 8 (2): 216–52.

 

Traina, Alfonso. 2003. La lyra e la libra tra poeti e filologi. Bologna: Pàtron.

 

Nicolò Bettegazzi

TITLE PAGE

LUIGI ILLUMINATI


DUX

CARME LATINO PREMIATO NELLA GARA BANDITA
DALL'ASSOCIAZIONE NAZ. INSEGNANTI FASCISTI


Versione metrica e note dell'Autore

Prefazione di ALFREDO SCHIAFFINI

Prof. nella R. Università di Genova



A beneficio dell'Opera Nazionale Balilla



1932 - X

SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE

TORINO - MILANO - GENOVA- PARMA- ROMA- CATANIA

ORIGINAL INTRODUCTION

Nei varii, dolorosi e gloriosi avvenimenti che determinano la storia italiana dall’immediato anteguerra a oggi, il poeta Luigi Illuminati ha sentito e còlto l’eroismo pugnace dell’anima che lotta e trionfa, agendo e reagendo, in nome dell’ideale di patria.


Lo spirito rinnovato, che libera e redime l’Italia, s’impersona in un Uomo il quale, sorto dal popolo, arde delle passioni che il popolo commuovono e trascinano, agita nuove speranze e, scagliandosi contro quanto intorpidisce e invecchia, è figlio vero del suo tempo.

 

            Fervens, in tepidos invehitur: nimis

            tutos despiciens non patitur moras:

            et, quocumque ferunt impetus ac fides,

            acer bella movet, sustinet acrior.

 

Non appena par che i cardini stessi del mondo tremino al rumore delle armi, il Dux populi, conscio del fato che grava sulle genti, proclama la necessità della guerra per la forza e la salvezza d’Italia, combatte fieramente, e difende la gloria vittoriosa che sta per essere volta in ludibrio.


Come già a vincere la guerra, così ora a serbare le conquiste balzano i giovani, riscossi dalla parola eccitatrice del Condottiero trionfante sull’anima collettiva, e pronti quindi a vincere o a morire, certi di portare con sé i destini d’un’Italia migliore. Il Dux populi si fa Dux militum: per vie antiche, le coorti giovanili sono lanciate alla conquista di Roma, e sentono

            ….. historiam loqui

            vestigiorum, Caesareos equos

                        hinnire per noctem, fugaces

                        ut radios aquilas micare.      


Messo fermamente in Roma il piede vittorioso, e ripresi i Fasci con valida mano, l’Uomo nuovo, assurto a Dux Italiae, procura che di migliori beni rifulga la Patria. La tesa energia dell’anima italiana, che attraverso aspre vicende è riuscita a superare ogni ostacolo, si esplica ora serenamente in innumeri opere di pace, le quali trasformano il volto della Nazione. Così l’eroismo è coronato a pieno dal successo.

 

            Hoc opus felix Ducis est: ab imis

            hoc opes nostrae renovantur omnes:

            hoc suis gaudet celebrare chordis

                                    Musa latina.

 

Il poeta dunque nella recente storia d’Italia ha sentito intimamente ciò che ne costituisce il palpito più vero e più umano e, senza cadere nell’oratoria politica, senza nè definire nè giudicare, lo esprime in maniera compiuta col fissarne i tratti essenziali in immagini concrete: donde nasce una ben delineata visione di tutto il Fascismo. Il motivo centrale e dominatore, poiché è fortemente posseduto, trova il suo propro ritmo in metri i quali, per quanto tramandati dal lontano passato, vengono investiti dalla fiamma di una nuova vita, e, nel loro spontaneo disporsi e coordinarsi, riescono a una specie di sinfonia a tre tempi. Secondo le determinazioni del Pascoli, che nella Lyra aveva illustrato l’andamento d’ogni metro quale appare nella pratica dei classici, l’asclepiadea del Dux populi segue il «commovimento intimo d’orgoglio» (e risponde all’«andante sostenuto»): l’alcaica del Dux militum si accorda all’«eccitazione e agitazione che finisce con appaciarsi e appagarsi: pace e trionfo» (musicalmente, «andante molto mosso»; la saffica minore del Dux Italiae esprime «contemplazione, pace, amore tranquillo, serenità e libertà dell’anima» (in musica «allegretto»). Con questa radicale unità di ispirazione e di mossa metrica, con l’umano sentimento animatore che corre così vivace per l’intero carme, si intende come l’armonia della forma non sia mai rotta da particolari che stonino, da espressioni indefinite o affettate, da mere reminiscenze prive di quell’accento che le fonda nel tutto.


La capacità sicura, nettamente classica, di riprodurre in forma armonica e finita la passione affatto moderna che pulsa negli animi, è la caratteristica di Luigi Illuminati poeta latino, ultima prole legittima di Orazio: alienissimo da quel procedere scaltramente raffinato, troppo minuto nelle descrizioni e lezioso, che la critica più sagace ha scoperto nella poesia di artisti latini dei nostri tempi, pur saliti in gran fama.

 

ALFREDO SCHIAFFINI.

I. DUX POPULI
I. DUCE DEL POPOLO
1
Hic, sanguis populi, quae populum trahunt
2
ardescit studiis, spes agitat novas,
3
et contra quod hebet, quod senuit ruens,
4
vere filius est temporis et1 loci.
Sangue del popolo, s’accende ai fervidi
voti del popolo, nuove in cuor agita
speranze e scagliasi contro ogni torpida
senile ignavia, figlio del secolo.1
5
Fervens, in tepidos invehitur: nimis
6
tutos despiciens non patitur moras:
7
et, quocumque ferunt impetus ac fides,
8
acer bella movet, sustinet acrior.
Ardente i tiepidi sdegna e le caute
sprezzando animule spezza gli ostacoli,
e dove chiamalo di fede l’impeto
Ei fiero slanciasi, più fiero adergesi.
9
Hoc durum per iter non queritur fugam,
10
heu, non exsilium: sed comitum dolet
11
mentes non solidas fictaque pectora,
12
magnas invidias atque cupidines.
Nel duro tramite non fuga o esilio
Gli esprime gemiti; ma in duol rammemora
de’ soci le anime deboli e perfide,
le grandi invidie, le voglie cupide.2
13
Dum coetus hominum regnaque dividit
14
crescens ambitio, saevus amor lucri,
15
extemplo litui terribiles canunt
16
armorumque tremunt murmure cardines.
Mentre infrenabili d’oro e dominio
brame dividono gl’imperi e gli uomini,
ecco terribili le trombe squillano,
de l’armi al sonito tremano i cardini.
17
Quae fata immineant gentibus intuens:
18
«In bello Italiae vis posita et salus!»
19
proclamat. Calamus qui magis igneus
20
verbumque ad populum quod vehementius?
Scorto qual graviti fato sui popoli,
proclama: «E’ il vindice destin d’Italia
ne l’armi ferree!» Quale più ignea
penna o più alacre parola al popolo?.3
21
Cum nostris etiam Mars tonat Alpibus,
22
miles pinnigerum sumere pileum
23
gaudet perque acies ut leo dimicat,
24
dum castris referunt vulnere saucium.
Quando sui culmini de l’Alpi folgora
Marte, Egli cingesi piumato pileo
e in campo indomito leone battesi,
finchè nol traggono dai colpi lacero.4
25
Victores fuimus: sed breve gaudium.
26
Deliri solitis artibus inscium
27
cives decipiunt vulgus et omnia
28
miscent, ut refluam barbariem putes.
Grande vittoria, ma breve gaudio.
Il volgo ingannano con l’arti solite
dementi spiriti, tutto rovesciano
sì che par tornino l’ombre barbariche.
29
Victori Veneti fulgida gloria
30
ipsa in ludibrium vertitur, o pudor!
31
Dux nigras acies exciet in rubras,
32
Romam Dux aperit magnanimis iter.
Ahi di Vittorio Veneto il fulgido
splendor di gloria volto è in ludibrio!
Sui rossi concita neri manipoli
il Duce ed indica Roma ai magnanimi.5
II. DUX MILITUM
II. DUCE DEI MILITI
33
Dux: «Eia — clamat — Fortia, milites,
34
Romana virtus est facere et pati:
35
vos jussit haec vicisse bellum,
36
praemia parta jubet tueri.
Grida: «Eia! — il Duce —. Da forti, o militi,
virtù è romana fare e resistere:
vi fe’ questa vincer la guerra,
vi fa questa serbar le conquiste.
37
Eia eia! sursum corda, Subuculae
38
Nigrae, paratae vincere vel mori:
39
nunc fata vobiscum feretis
40
Italiae melioris. Eia!»
Eia, eia! in alto i cuori, a vincere
pronte o a morire, già d’una Italia
migliore i destini con voi,
Camicie Nere, porterete. Eia!.6
41
Tum per vetustas accelerant vias
42
longo cohortes agmine. Saecula,
43
quae dormiunt inter sepulcra,
44
excita sub gradibus resultant.
Per vie vetuste marcian le celeri
lunghe coorti. Ridesti i secoli
che dormono in mezzo ai sepolcri,
balzano echeggianti sotto i passi.7
45
Sensere fortes historiam loqui
46
vestigiorum, Caesareos equos
47
hinnire per noctem, fugaces
48
ut radios aquilas micare.
Sentiro i forti parlar le storiche
orme, i cavalli nitrir di Cesare
per la notte e come baleni
fuggitive l’aquile brillare.8
49
Hi, Roma mater, nunc veniunt tibi,
50
sacra profanos ut procul arceant
51
a sede, pollutosque manes
52
rite pient cineresque sanctos.
Essi ora, o madre Roma, a te vengono,
onde i profani lungi respingano
e i mani polluti con pio
rito plachino e i ceneri santi.
53
Longe refulsit caeruleus tholus,
54
laeto volarunt omine vultures:
55
Septem Latino more Colles
56
adveniens legio salutat.
Rifulse lungi l’azzurra cupola,
diêr gli avvoltoi felice augurio:
la legione arriva ed i sette
Colli saluta romanamente.9
57
Illis diebus, quae trepidatio!
58
Dux: «Eia! - clamat. — Jam Babylon diu
59
urbs turpis est Byzantiumque.
60
Roma sepulta jacet: resurgat».
A quei dì quali fremiti d’ansie!
Grida: «Eia — il Duce —. Già Babilonia
turpe è l’Urbe e folle Bisanzio.
Roma sepolta giace: risorga.
61
Plausere ovantes per fora milites,
62
cives ovantes qui patriam colunt,
63
umbraeque Romanae annuerunt
64
plausibus ex tacitis columnis.
Plaudiron lieti nel foro i militi
e lieti quanti la Patria adorano:
annuirono l’ombre romane
da le silenti colonne ai plausi10
65
Sed qui solutae frena licentiae
66
addique nolunt vincla libidini,
67
veraeque libertatis omnes
68
immemores fremuere contra:
Ma quei che a sciolta licenza negano
freni ed a stolta cieca libidine,
e quei che obliaron la vera
libertade, fremettero contro:
69
contra, per umbras, artifices doli
70
armant scelestos, insidias parant,
71
ut quem palam vis nulla certans
72
vicit, operta silensque vincat.
contro, ne l’ombra, dolosi artefici
arman ribaldi, tendono insidie,
sì che vincan forze nascose
Lui che a forze palesi non cede.
73
Frustra: sinistris de latebris Ducem
74
telis iniquis hi quoties petunt,
75
perdit Dei Numen petentes,
76
servat et incolumem petitum,
Invano! Il Duce con armi assalgono
occulte e inique da bieche latebre:
Dio punisce gli assalitori
e incolume serba l’assalito;
77
ne deleatur quod superest boni,
78
ne plebs inanes post species furens
79
in tristiorem servitutem
80
Italiam redigat cruentam.
onde se un bene resta, non sperdasi:
nè folle plebe da vane immagini
sedotta l’Italia cruenta
a più tristo servaggio conduca.11
III. DUX ITALIAE
III. DUCE D’ITALIA
81
Post manu fasces valida receptos,
82
motibus pressis domitisque flammis,
83
nunc bonis addens meliora, fulget
84
Itala Tellus.
Poi che ripresi con man forte i Fasci
furono e fiamme e moti ovunque spenti,
di miglior beni già più ricca splende
l’Itala terra.
85
Sacra majestas sedet alta Regis:
86
jura dant normas nova: constitutae
87
civium nuper stabili reguntur
88
ordine classes.
Alta del Re la Maestà risiede:
nuovi diritti dan le norme e in saldi
ordini son de’ cittadin le classi
costituite.12
89
Rura deceptos revocant colonos,
90
stagna siccantur sterilesque terrae
91
uberes fiunt, juga nuda rursum
92
silva coronat.
Torna il deluso agricoltore ai campi:
tornan gli stagni asciutti ed ubertose
le aride glebe e il nudo s’incorona
clivo di fronde.13
93
Fervet urbanis labor officinis,
94
nec vias replent operae tumultu,
95
nec, velut quondam minitantur ignes,
96
tela, ruinas.
Ferve il lavoro urban ne le officine,
nè più de l’opre s’ode per le vie
l’alto clamore minacciante un tempo
fuoco e ruina.14
97
Dum novis rident segetes in arvis,
98
per maris currit nova classis aequor,
99
acta sublimis nova classis alis
100
aethera findit.
Mentre di messi ridon nuovi campi,
solcano i mari nuove flotte e nuove
levansi a volo per l’eterea volta
ali sublimi.15
101
Gymnici ludi teneris alumnis
102
membra confirmant, animos avitae
103
res alunt gestae. pietatis ornant
104
lumina mentes,
Ginnici ludi ai teneri fanciulli
recan vigore, nutrono le menti
le avite gesta e di pietà la luce
gli animi adorna;
105
ut boni in cultis pueris parentur
106
milites, cives alacres, magistri
107
nobiles, fabri magis excolentes
108
naviter artes.
onde si educhi ne l’alunno il prode
milite, il pronto cittadin, l’insigne
maestro, il fabbro che più esperto e scaltro
l’arte coltivi.16
109
Quidquid infirmat minuitque robur,
110
quidquid evertit decus atque mores,
111
lex vigil multis gravibusque poenis
112
undique pellit.
Ciò che la forza ed il vigore fiacca,
ciò che sovverte dignità e costumi,
vigili leggi con severe pene
fugano ovunque.17
113
Addita quaerunt ope qui medentur
114
pallidis morbis, ope litterati
115
addita quaerunt reliqui probando
116
nosse repertas,
Chi cura i morbi pallidi, chi segue
di scienza l’ardue vie, con nuovi mezzi
provando indaga le scoperte forze
e riprovando;
117
et student ipsi reperire vires
118
rebus inclusas, sociare, ferre
119
ad novos usus, quibus esse possit
120
patria maior.
e di natura nuove forze occulte
studia scoprire, combinare, a nuovi
usi piegare, ond’essere la Patria
possa più grande.18
121
Pondus aerari grave debitorum
122
ut levent, multi tabulas libenter
123
afferunt cives, Patriae cremandum
124
munus in Ara.
A far più lieve de l’erario l’aspro
gravame, molti cittadini in dono
titoli dànno ad arder de la Patira
su l’Ara Sacra.19
125
Mersa quae longa jacuere nocte,
126
ex aquis terris monumenta patrum
127
clara sub solem redeunt moventque
128
corda nepotum.
Da terre ed acque quei che in lunga notte
giacquer sepolti monumenti antichi,
fulgidi al sole tornano e ai nepoti
toccano i cuori.20
129
Quae videbatur reditura numquam,
130
pax duas inter reparata summas
131
est potestates, jubar unde Roma
132
mittit in orbem.
La pace che parea senza ritorno,
or ricomposta fu tra’ due poteri
sommi, onde Roma così grande luce
raggia su l’orbe.21
133
Hoc opus felix Ducis est: ab imis
134
hoc opes nostrae renovantur omnes:
135
hoc suis gaudet celebrare chordis
136
Musa latina.
Questa del Duce è l’opera felice:
questa rinnova ogni possanza nostra:
questa cantar su le sue corde gode
Musa latina.22
FLT Notes
  • 1) Inter Viburna: ac
Original Footnotes
  • 1) I metri italiani corrispondono a quelli latini del testo. La scelta dei metri corrisponde ai criteri esposti dal Pascoli nella «Lyra romana». «Asclepiadea»: movimento intimo di orgoglio — «Alcaica»: eccitazione e agitazione che finisce con appaciarsi e appagarsi; pace e trionfo. — «Saffica»: contemplazione, pace, amore tranquillo, serenità e libertà dell’anima. Così l’intonazione ritmica si fonde coi tre temi ideali, ciascuno del quali ha un proprio svolgimento nella composizione come in una sinfonia musicale.
  • 2) In tre strofe è delineata la figura di Mussolini nella sua giovinezza ardente di sogni e di speranze, armata di fede impetuosa nelle lotte per una vita nuova del popolo e della patria, amareggiata dalle delusioni e dalle perfidie dei compagni, non vinta dal dolore dell’esilio.
  • 3) La guerra mondiale rivela a Mussolini la realtà storica d’Italia. Interventista consapevole e sicuro dei destini nazionali tuona con la parola di tribuno e fonda il «Popolo d’Italia» per accendere e tener viva la fiamma dei combattenti e resistere agli intrighi che avvelenano l’anima popolare.
  • 4) Interventista intervenuto combatte eroicamente da bersagliere e ferito continua a battersi con coraggio leonino.
  • 5) Il nefasto dopoguerra che fu un oscuramento barbarico delle plebi ribelli e il rinnegamento della vittoria delle nostre armi che salvarono il mondo. L’eroica riscossa a cui Mussolini chiama le Camicie Nere nella marcia su Roma. L’orgoglio vince la viltà.
  • 6) Nel ricordo romano e virgiliano del «facere et pati fortia» e col grido fatidico di «Eia» con cui il fascismo grida la sua fede inespugnabile, si inizia la marcia su Roma. Il Duce si esalta delle classiche e grandi memorie latine ed infiamma le Camicie Nere.
  • 7) Si accenna alle antiche vie tracciate da Roma attraverso le quali passa la nuova giovinezza d’Italia nella storica marcia.
  • 8) Nel silenzio notturno ai giovani parlano le orme antiche di Roma ed appaiono le visioni dei cavalli di Cesare e delle aquile fuggitive come baleni. I segni della grandezza vittoriosa di Roma guidano i cuori ebbri di riscossa.
  • 9) I cuori aneli dei giovani recano l'entusiasmo e la purezza religiosa con cui rinnovare gli antichi riti espiatori dopo la profanazione dei vili e dei traditori. Gli avvoltoi, come ai tempi di Romolo, dànno l’augurio felice. Il saluto romano alla Città dei Sette Colli è la gioia festosa della vittoria.
  • 10) Il Duce ripete il grido augurale: «Eja!» e addita alle legioni l’Urbe fatta Babilonia e Bisanzio. È il grido della risurrezione latina celebrata dai plausi dei militi in mezzo al foro e dai cittadini veramente italiani che aspettavano l’aurora novella della patria. Le ombre antiche romane, come nelle ore solenni della storia d’Italia, si levano e rispondono ai plausi delle silenti colonne. Alla voce dell’Italia nuova risponde la voce dell’Italia antica. È la perenne unità dell’anima nazionale nei secoli.
  • 11) Dopo le vittorie l’insidia dei reietti e dei ribaldi che s’armano nell’ombra contro il Duce provvidenziale. Invano! La vittoria è sicura e la Provvidenza ne difende l’Artefice generoso e geniale, affinchè l’Italia non sia bagnata di sangue fraterno né ricondotta a più triste servaggio. I diritti della pace e della libertà sono coronati dal più felice successo e difesi dalla volontà presente di Dio.
  • 12) Il nuovo splendore d’Italia dopo la vittoria dei Fasci. In alto la Maestà del Re soldato: dovunque il rispetto della legge disciplinatrice e l’ordine mediante la costituzione delle classi corporative gerarchicamente distribuite.
  • 13) Rinascita agricola che è fortuna perenne d’Italia; bonifiche che sono merito del Fascismo animatore.
  • 14) Fine degli scioperi dissolvitori dell’ordine e fomentatori di odi: ripresa del lavoro pacifico con la tutela delle nuove leggi.
  • 15) La prora che solca i mari liberati; l’ala che attraversa il cielo della patria. Quanta bellezza e quanta grandezza della nuova Italia transvolante verso il suo glorioso avvenire!
  • 16) Rinnovamento educativo nazionale: mente sana, vigore di corpo, entusiasmo per le patrie glorie, fede santa in luce di pietà formano il nuovo italiano nella scuola e nella vita.
  • 17) La legge fondamento di sicurezza nazionale contro ogni insidia morale e sociale.
  • 18) Lotta contro i morbi che fiaccano la saldezza organica della stirpe (cancro, tubercolosi, ecc.); gare di scoperte scientifiche per il progresso nazionale (o Italia di Guglielmo Marconi quanti fasci di luce, di bellezza e di sapienza diffondi nel mondo!) sono titoli di nobiltà del regime italianissimo.
  • 19) Quanta bellezza di sacrificio in quella gara di tutto il popolo italiano per alleviare i debiti con cui paghiamo il sangue versato per la libertà delle genti del mondo!
  • 20) Le scoperte archeologiche dell’età nostra sono i nuovi titoli di grandezza della nostra storia tre volte millenaria e documenti di romano orgoglio della nazione risorta in nome di Roma. Le navi di Nemi, i fori di Roma, gli scavi di Pompei ed Ercolano, i ruderi gloriosi della nostra civiltà sul suolo dell’Africa rifatta italiana, attestano a tutto il mondo la nobile consapevolezza di un popolo che vive della sua storia e con la sua storia ammaestra tutte le genti.
  • 21) La Conciliazione dell’Italia col Papato: sogno di grandi spiriti italiani, realtà di un governo forte e grande che seppe fare omaggio alla Fede dei padri.
  • 22) La Musa latina sulle antiche corde di una lirica che ebbe poeti come Orazio, Catullo, Virgilio ha ricantato — ahi quanto modestamente oggi! — la bellezza gloriosa dell’Italia nuova rifoggiata dal Duce dall’anima romana, e la pace, e l’amore tranquillo e sereno nell’operosità del lavoro.