Dux - 1929
Dux is a poem
in twenty-four Alcaic stanzas that Taberini wrote in November 1929. It is one
of the many Mussolini-odes composed after the Lateran Pacts. The poem contains a
hagiographic account of Mussolini’s life, qualities, and main achievements. Taberini
dwells on Mussolini’s birth (stanzas 1-3), his defence of Italy’s entry in the
First World War (stanzas 7-9), foundation of the Fascist movement, and seizure
of power (stanzas 10-11) as well as the Lateran Pacts (stanzas 16-18), which are
framed as the start of a new Golden Age of the Italian nation. In the
concluding stanzas (20-23), Taberini praises the regime’s perceived contributions
to national education, economy, and agriculture. The poem ends with the
author’s profession of loyalty to the Fascist leader. In line with the regime’s
characteristic reliance on the ‘myth of Rome’, Taberini refers throughout the
ode to the ‘Roman’ character of the leader of Fascism and to the Fascist
renewal and reinvigoration of Roman antiquity (Fedeli 2020: 65-66). The poem
was published as Taberini (1929) and is analysed in Fedeli (2020: 64-66).
Bibliography
Latin texts
Taberini,
Luigi. 1929. Dux: alcaica latina con traduzione italiana dell’autore.
Ancona: Officine Poligrafiche della Federazione Fascista.
Secondary
sources
Binnebeke, Xavier van. 2020. ‘Hoeufft’s Legacy: Neo-Latin Poetry in the
Archive of the Certamen Poeticum Hoeufftianum (1923–1943)’. In Studies in
the Latin Literature and Epigraphy of Italian Fascism, edited by Han
Lamers, Bettina Reitz-Joosse, and Valerio Sanzotta, 245–325. Supplementa
Humanistica Lovaniensia 46. Leuven: Leuven University Press.
Fedeli, Paolo. 2020. ‘Uso e abuso della poesia di Orazio nelle odi al duce e al fascismo’. In Studies in the Latin Literature and Epigraphy in
Italian Fascism, edited by Han Lamers, Bettina Reitz-Joosse, and Valerio
Sanzotta, 51–76. Supplementa Humanistica Lovaniensia 46. Leuven: Leuven
University Press.
Garavani, Giunio. 1935. ‘Commemorazione del prof. Luigi Taberini’. In Atti
Del III Congresso Nazionale Di Studi Romani, edited by Carlo Galassi
Paluzzi. Vol. 4. Bologna: Licinio Cappelli - Editore.
Scriba, Friedemann. 2003. ‘Mussolini-Panegyrik im alkäischen Vers’. Altsprachlicher
Unterricht 46 (1): 38–42.
Nicolò
Bettegazzi
DVX
IL DUCE
(Traduzione libera)
Pars erit historiae, totoque legetur in aevo.
(Consolatio ad Liviam v. 265,67)
I fati or finalmente; lo concesse
Propizio Dio, perchè più grande e florida
Fosse l’Italia, anzi un impero avesse.
Questo Duce alla Patria un dì auspicò;
Dopo aver tante prove superate,
Tale portento a noi veder toccò.
Il valore romano era celato,
Come in cote la fiamma: nei pericoli
Recenti della Patria è fuor balzato.
Per l’Italia, sua Patria, un uom fatal,
E lei rialzò, cadente in folle errore;
Ben Padre della Patria è un uom cotal.
Le vette eccelse quell’anima fiera,
Quel forte corpo a dura prova misero,
E la fame di male consigliera,
Fatica, lo star solo, il dimorar
Tra la folla. Egli errò, pensò; ma tante
Prove e lotte alla Patria lo legar.
Manifesta scrivendo, urla e sostiene
Che intervenir deve l’Italia: “Vogliono
Così i fati”, egli pensa, “per suo bene”.
Con un poeta illustre ei persistè:
Così da noi si dichiarò la guerra,
Che il genio innovator portava in sé.
Riman ferito, e dopo aver versato
Il sangue, in mezzo a sì grandi pericoli,
Alla Patria si sente più legato.
Da smania di nocive novità,
Vinta la guerra, e in mille imprese matte
Sfuriando van, nei campi ed in città.
Salvar l’Italia, e che già sui confini
Per lei pugnar, per Duce tutti acclamano,
Col popol rinnovato, Mussolini.
Severo, austero, di altre doti ancor;
E’ prudente e modesto il nostro Duce,
Per l’Italia e il lavoro ha grande amor.
Scrittor; quantunque nei mestier minori
Perito, egli ama l’arte, e con la musica
Allevia le sue noie e i suoi dolori.
L’indole sua: le usanze sa apprezzar
Antiche; ogni moderna opra artigiana
Promuove, e armi guerresche sa apprestar.
Tutti: chi vuole può, ciò si sa bene;
Ma comando anche a sè l’uomo magnanimo,
Comanda agli altri, ed ubbidir conviene.
Con grande acume e ardore e con lealtà.
Si rinnovan le leggi: ecco si scorge
Un nuovo ordin di cose e stupir fa.
Due soli;1 un gran dissidio si compone,
Durato a lungo. Il Duce fa il Pontefice
Conciliare col Re. Qual commozione,
Per gli stranieri poi quale stupor!
Si fa più bella e augusta la sembianza
Di questa Patria, tanto bella ognor.
Può un campo così vasto? Un carme occorre
Lungo. Modesto il Duce degli storici
Vuole il giudizio, ed ogni lode aborre.
Con gran saggezza vigilando oprò
Il Fabbro dell’italica fortuna.
Alla Patria ei novelle armi apprestò.
Ogni ordine di scuole riformato
Fu col senno del Duce; il vero metodo
D’insegnare ai maestri fu additato.
Ad educare al Fascio egli affidò,
Essa or vibra di forza e di baldanza.
L’erario esausto in breve restaurò.
Fece scavar, magioni alte inalzare.
Grano egli chiede, e grano gli dà Cerere;
Tutta l’Italia fa bonificare.
In potenza cresciuti, oltre ogni dir,
(Ci chiama il fato ormai) fidi, obbedienti,
Noi sempre, o Duce, Ti vogliam seguir!
Anni MCMXXIX (VII a. f. r.)
(21 ottobre 1929, VII)
Original Footnotes
-
1) Nei giorai, ai cui si conchiudeva la Conciliazione, si osservò a Roma il fenomeno chiamato parelio, cioè si vide accanto al sole un altro disco luminoso, immagine riflessa di esse. Si ricordi del resto la bella terzina dì Dante (Purg. XVI v. 106): Soleva Roma che il buon mondo feo – Due soli aver... ecc.