[Speech by Mussolini, 5 May 1936] - 1936

INTRODUCTION

The following text is taken from Benito Mussolini, La Fondazione dell’Impero nei discorsi del Duce alle grandi adunate del popolo italiano con una traduzione latina di Nicola Festa, translated by Nicola Festa (Naples: Rispoli, 1936), pp. 25-37.

ORIGINAL INTRODUCTION

Al lettore


Il numero speciale che la “Rassegna dei combattenti” pubblicò per il XXIV Maggio 1936 – XIV sì apre con una traduzione latina del discorso tenuto dal Duce per la proclamazione dell’Impero. La grandiosità del discorso risalta in modo mirabile trovando, per così dire, nella severa lingua degli avi la sua naturale espressione e la forma monumentale di un documento storico destinato a sfidare i secoli. Inoltre, questo saggio di traduzione risponde doppiamente a particolari esigenze dell’ora storica presente. Da un lato esso offre un primo contributo al movimento nazionale per il ritorno all’uso del latino nelle trattazioni scientifiche e nelle manifestazioni solenni dell’anima italiana, che riprende le sue più antiche tradizioni di fronte al mondo moderno. Dall’altro lato, esso permette agli stranieri di conoscere i pensieri del Duce con la loro perfetta rispondenza alle intime convinzioni del popolo italiano, senza possibilità di equivoci o malintesi derivanti da scarsa conoscenza della nostra lingua o da manchevoli traduzioni nelle varie lingue, nel momento in cui la parola del Duce si diffuse per radio o nei giornali di tutti i paesi civili. Il testo latino acquista i tal modo un valore documentario unico per coloro che nelle varie nazioni vorranno rendersi conto dello spirito e dei propositi che animano gl’Italiani di oggi e della compattezza nazionale ottenuta i quattordici anni di regime fascista.
Tali ragioni debbono avere avuto il loro peso in tutti coloro che trovarono da lodare il saggio offerto dalla “Rassegna dei combattenti” e che scrivendo al traduttore espressero il desiderio di dare ad esso una più larga diffusione e soprattutto di farli conoscere agli alunni delle nostre scuole, in Italia, nelle colonie e all’estero.
Tenendo conto di questo desiderio, e stimolato anche da un vivo bisogno dell’animo suo, il prof. Festa ha tradotto anche gli altro due discorsi solenni delle adunate generali, l’una tenuta nell’imminenza delle operazioni militari nell’Africa Orientale e delle deliberazioni del blocco economico contro l’Italia e l’altra per l’annunzio della vittoria finale in Etiopia e dell’entrata trionfale di Badoglio in Addis Abeba.
Queste tre orazioni, formanti idealmente un trittico, meritano di essere tenute presenti da ognuno dei quarantaquattro milioni d’Italiani che hanno avuto la fortuna di vivere nella luce di queste gloriose giornate dell’anno XIV. E meritano anche di andare oltre i confini dell’Italia ed essere meditate tanto dagli amici dell’Italia quanto da coloro che del non essere amici non hanno altra scusa che l’ignoranza della realtà presente.
Questa Casa Editrice si è imposto il compito di contribuire a quest’opera di umanità e di saggezza presentando in bella veste i discorsi stessi con la traduzione a fronte, in un opuscolo avente pregi artistici adeguati all’importanza del soggetto.
Il Capo del Governo si è compiaciuto di dare la Sua ambita autorizzazione alla pubblicazione; del che il traduttore e la Casa editrice Gli rendono qui pubblicamente grazie.

GIUSEPPE RISPOLI
EDITORE IN NAPOLI

TITLE PAGE

LA
FONDAZIONE
DELL’IMPERO



NEI DISCORSI DEL DUCE
ALLE GRANDI ADUNATE
DEL POPOLO ITALIANO
CON UNA TRADUZIONE LATINA
DI NICOLA FESTA

PROF. ORD. DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA


 

EDITRICE RISPOLI ANONIMA
NAPOLI

1
Nigra subucula induti vos novi rerum ordinis auctores!
Italiae universae cives utriusque sexus!
Itali atque Italiae amici trans montes trans maria quotquot estis! audite.
Camicie Nere della Rivoluzione!
Uomini e donne di tutta Italia!
Italiani e amici dell’Italia al di là dei monti e al di là dei mari: ascoltate!
2
Badoglius universae militiae magister haec mihi per telegraphum nuntiat: HODIE A. D. III NON. MAI. HORA XVI COPIAS VICTRICES DVCENS VRBEM ADDIS ABEBA INGRESSVS SVM.
Il Maresciallo Badoglio mi telegrafa: OGGI, 5 MAGGIO, ALLE ORE 16, ALLA TESTA DELLE TRUPPE VITTORIOSE SONO ENTRATO IN ADDIS ABEBA.
3
Multas sane horas volventibus historiae saeculis haud minus triginta, memoratu dignas Italia sensit; sed haec hodierna in maxime solemnibus procul dubio est habenda.
Durante i trenta secoli della sua storia, l’Italia ha vissuto molte ore memorabili, ma questa di oggi è certamente una delle più solenni.
4
Italico Populo et orbi terrarum universo belli finem nuncio.
Annuncio al popolo italiano e al mondo che la guerra è finita.
5
Italico Populo et orbi terrarum universo restitutam pacem nuncio.
Annuncio al popolo italiano e al mondo che la pace è ristabilita.
6
Commoto atque elato animo, septem iam mensibus inter asperrimas contentiones elapsis, magnum illud effero verbum; sed hoc aliud addere summopere necessarium iudico: pacem dico nostram, Romanam pacem, quae una simplici stabili certa sententia continetur: “Aethiopia Italica facta est”.
Non è senza emozione e senza fierezza che, dopo sette mesi di aspre ostilità, pronuncio questa parola, ma è strettamente necessario che io aggiunga che si tratta della nostra pace, della pace romana che si esprime in questa semplice, irrevocabile, definitiva proposizione: L’Etiopia è italiana.
7
Italica eventu, quoniam nostris armatis atque victricibus copiis obtinetur: Italica iure, quoniam Romano gladio de barbarie triumphat humanitas, crudele arbitrium vincit iustitia, miserorum hominum vindicatio in libertatem delet et extinguit servitutis consuetudinem1 pervetustam. Pax cum Aethiopiae populis iam confecta res est. Gentes plurimae quae sub imperio Leonis de tribu Iuda nuper fuere, nunc velle se in umbra Italici tricoloris vexilli vivere et agere apertissimis indiciis significaverunt.
Italiana di fatto perché occupata dalle nostre truppe armate vittoriose, italiana di diritto perché col gladio di Roma è la civiltà che trionfa sulla barbarie, la giustizia che trionfa sull’arbitrio crudele, la redenzione dei miseri che trionfa sulla schiavitù millenaria. Con le popolazioni dell’Etiopia, la pace è già un fatto compiuto. Le molteplici razze dell’ex impero del Leone di Giuda hanno dimostrato per chiarissimi segni di voler vivere e lavorare tranquillamente all’ombra del tricolore d’Italia.
8
Hostium princeps eiusque satrapae victi et profugi iam pro nihilo habentur; neque vis ulla mortalium efficere poterit ut aliquo in numero habeantur.
Il capo ed i ras, battuti e fuggiaschi, non contano più e nessuna forza al mondo potrà mai più farli contrare.
9
Ea concione quam a. d. VI non. oct. anni superioris habui solemniter ego pollicitus sum vobis omnia me facturum ne bellum Africanum in Europaeum bellum ampliaretur. Fidem servavi, atque nunc quam maxime opinor, si quis Europae pacem turbaverit, Europae ab illo ruinam parari.
Nell’adunata del 2 ottobre io promisi solennemente che avrei fatto tutto il possibile onde evitare che un conflitto africano si dilatasse in una guerra europea. Ho mantenuto tale impegno e più che mai sono convinto che turbare la pace dell’Europa significa far crollare l’Europa.
10
Oportet autem ut continuo adiciam paratos nos esse ut fulgidam nostram victoriam eodem intrepido atque inexorabili consilio quo illam consecuti sumus defendamus.
Ma debbo immediatamente aggiungere che noi siamo pronti a difendere la nostra folgorante vittoria con la stessa intrepida e inesorabile decisione con la quale l’abbiamo conquistata.
11
Ita sentimus eorum a nobis intelligi voluntatem qui nuper in Africa pugnaverunt, eorum qui mortui sunt, euorum qui fortiter in proeliis occubuerunt, quorum memoria in Italorum cordibus custodita per saecula manebit. Praeterea eadem voluisse arbitramur et alia militum centena millia copiasque lictorias quibus per septem militiae menses mirabilia facta prolata sunt adeo ut in eorum admirationem orbis terrarum sine ulla exceptione sit conversus.
Noi sentiamo così di interpretare la volontà dei combattenti d’Africa, di quelli che sono morti, che sono gloriosamente caduti nei combattimenti e la cui memoria rimarrà custodita per generazioni e generazioni nel cuore di tutto il popolo italiano, e delle altre centinaia di migliaia di soldati, di camice nere che, in sette mesi di campagna, hanno compiuto prodigi tali da costringere il mondo alla incondizionata ammirazione.
12
Ingens illis et pia patriae gratia debetur, eaque gratia opificum quoque millibus centum referenda est, qui ultra humanas vires per hos menses operi faciundo acriter incubuerunt.
Ad essi va la profonda e la devota riconoscenza della Paria e tale riconoscenza va anche ai centomila operai che, durante questi mesi, hanno lavorato con un accanimento sovrumano.
13
Hodiernus dies in annales instauratae per Lictorios viros reipublicae referetur neque inde unquam deleri poterit. Populus Italicus, qui viriliter obstitit, qui obsidioni infensoque foederatorum animo minime cessit, dignus est qui, primarum quippe partium actor, huius diei laetitia fruatur.
Questa d’oggi è una incancellabile data per la Rivoluzione delle Camicie Nere e il popolo italiano che ha resistito, che non ha piegato dinanzi all’assedio e alla ostilità societaria, merita, quale protagonista, di vivere questa grande giornata.
14
Nigra subucula induti vos rerum ordinis auctores! Italiae universae cives utriusque sexus.
Camicie Nere della Rivoluzione, uomini e donne di tutta Italia.
15
Itineris nostris stationem attigimus.
Una tappa del nostro cammino è raggiunta.
16
Ne desistamus in pace progredi ad ea munera quae in crastinum nos manent quibusque nos fortitudine fide voluntate operam dabimus.
Continuiamo a marciare nella pace per i compiti che ci aspettano domani e che fronteggeremo col nostro coraggio, colla nostra fede, colla nostra volontà.
17
Italiae feliciter!
Viva l’Italia!
Critical Notes
  • 1) consuetudinem : originally cosuedinem, corrected by LLT-editos.
 
IMPRESSUM

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

 

I diritti di riproduzione e traduzione sono

riservati per tutti i paesi, compresi i Regni di

Svezia, Norvegia ed Olanda.

 

Copyright

Editrice Rispoli Anonimo – Napoli

1936 – XV