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Aurum annulorum conjugalium - 1938
THEMES/GENRES
The following text is taken from Francesco Lo Parco, I canti dell’impero con prefazione e note bilingui e quattro traduzioni metriche latine dell’on. dott. Domenico Tinozzi e del prof. Luigi Illuminati, translated by Luigi Illuminati and Domenico Tinozzi (Milan: La Prora, 1938), pp. 25-30.
AURUM ANNULORUM CONJUGALIUM NECTIT
ANIMOS FIRMATQUE CIVIUM VIRES.
L’ORO DELLE FEDI
RINSALDA LA CONCORDIA E IL VALORE DEGL’ITALIANI.
RINSALDA LA CONCORDIA E IL VALORE DEGL’ITALIANI.
(Il canto della Fede).
1
Acer Dux Italûm bella parat nova,
2
Instat nam validis viribus Aethiops.
3
Aër jam variis vocibus instrepit
4
Et fibrae resonant pectoris intimae.
Donde vien questo murmure dolce,
Che s’effonde in soave armonia,
Che le fibre del core ne molce,
De’ recessi ricercar la via?
Esso viene dal monte, dal piano,
Da la reggia, dal rozzo abituro:
È la voce d’un altro gran giuro,
Che l’Italia s’appresta a sacrar.
Che s’effonde in soave armonia,
Che le fibre del core ne molce,
De’ recessi ricercar la via?
Esso viene dal monte, dal piano,
Da la reggia, dal rozzo abituro:
È la voce d’un altro gran giuro,
Che l’Italia s’appresta a sacrar.
5
Cunctis e domibus munera gemmea
6
Ac auri prodeunt plurima pondera.
7
Exhaustae Patriae, rebus in arduis,
8
Dant cives humiles, dant bona divites.
S’è diffusa, già fatta possente,
Col fragore del tuono di maggio;
E le madri dell’itala gente
Ha chiamate ad un mistico omaggio.
Prima, fiera, la Donna regale,
A l’altare del Milite ignoto,
È salita, per compiere il voto,
Ch’ogni madre ha volute imitar.
Col fragore del tuono di maggio;
E le madri dell’itala gente
Ha chiamate ad un mistico omaggio.
Prima, fiera, la Donna regale,
A l’altare del Milite ignoto,
È salita, per compiere il voto,
Ch’ogni madre ha volute imitar.
9
Iamque aram (recubat qua sine nomine
10
Bellator) Mulier Regia, matribus
11
Haerens conjugii dona ferentibus,
12
Conscendit: fidei dant simul annulos.
I figli d’Italia
In dolce catena,
Son tutti ricinti,
Con oro di vena;
Con l’oro che strinse
I teneri amori,
Con l’oro più bello,
Scavato ne’ cori.
Il barbaro Etìope
Che vantasi forte,
Da tale coorte
Schiacciato cadrà.
In dolce catena,
Son tutti ricinti,
Con oro di vena;
Con l’oro che strinse
I teneri amori,
Con l’oro più bello,
Scavato ne’ cori.
Il barbaro Etìope
Che vantasi forte,
Da tale coorte
Schiacciato cadrà.
13
Annule, legitimo nectis qui foedere amores,
14
Symbolon et fidei dulce ligame, ave!
15
Quomodo nunc Italae sobole tu robur adauges,
16
Quomodo corda jugas divitis ac inopis!
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Vinclum quae saecla hoc spectarunt pulchrius unquam?
18
Nonne est arrha novi, Roma, tibi imperii?
19
O felix aevum, populos quod vidit et orbem
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Terrarum domitum sub dicione tua!
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Viribus unitis en Vis Romana resurgit
22
Oppositisque feros destruit Aethiopes,
23
Miles «Io» resona clamat dum voce «Triumphe»
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«Roma caput mundi, juris et alma parens».
Nel giro de’ secoli,
Sì forte, possente,
Mai nodo n’avvinse
L’italica gente;
E il nodo gagliardo
È pure sublime,
Chè l’infime madri
Congiunge a le prime.
Il barbaro Etìope
Che vantasi forte,
Da tale coorte
Schiacciato cadrà. Ha forza di simbolo,
Su l’ara donato
Del Milite ignoto,
Quell’oro sacrato:
È fida promessa
Di grandi destini,
De l’italo impero,
In saldi confini.
Il barbaro Etìope
Che vantasi forte,
Da tale coorte,
Schiacciato cadrà1.
Sì forte, possente,
Mai nodo n’avvinse
L’italica gente;
E il nodo gagliardo
È pure sublime,
Chè l’infime madri
Congiunge a le prime.
Il barbaro Etìope
Che vantasi forte,
Da tale coorte
Schiacciato cadrà. Ha forza di simbolo,
Su l’ara donato
Del Milite ignoto,
Quell’oro sacrato:
È fida promessa
Di grandi destini,
De l’italo impero,
In saldi confini.
Il barbaro Etìope
Che vantasi forte,
Da tale coorte,
Schiacciato cadrà1.
Dominicus Tinozzi vertit latine
Cingiliae Vestinorum, Postr. Non. Mart. MCMXXXVII-XV.
Original Footnotes
-
1) Questo componimento, ispirato dalla spontanea, concorde, entusiastica offerta del popolo italiano, fu pubblicato nel Roma della Domenica del 19 aprile 1936 (a. XIV, N. 36). La seconda parte di esso, più essenzialmente lirica, che forma un vero e proprio inno patriottico, per sè stante, fu rivestita di nobili e fervide note musicali dal giovane Maestro, P. Leonardo D’Angelo, onore del Serafico Ordine francescano, a cui appartiene, e bella speranza dell’arte italiana.